Mondi in collissione

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Sei insieme la quiete e la confusione del mio cuore.
(Franz Kafka)

«come hai fatto?» mi chiede Ryan con un sopracciglio alzato, venendo verso di me.
«ho imparato dal migliore» rispondo schernendolo.

«presumo sia io» afferma con fare presuntuoso.
«non ci sei solo tu nei miei pensieri sai?» esclamo ironica.

Posa una mano sul cuore, guardandomi con un espressione ferita. «come no? Piccola Miss guance rosse dobbiamo rimediare» ribatte, fingendosi offeso.

Sorride poi, mettendo in mostra le sue fossette. A quel nomignolo le mie guance prendono fuoco e l'osservo avvicinarsi sempre di più a me.

Noto il suo volto leggermente arrossato, segno che si sta trattenendo dal ridere.

«quando la smetterai di chiamarmi così?» chiedo, mordendomi l'interno della guancia per trattenere un sorriso.

«quando la smetterai invece tu di arrossire?» risponde con una domanda sorridendo, sapendo di averla vinta.

«mai» sussurro ad un centimetro dalle sue labbra.
«mmh» mugola fissando le mie labbra.

Inclino di poco la testa per guardarlo meglio.
Da seduta sembra ancora più alto di quanto lo sia già.

Allarga le mie gambe per mettersi in mezzo, ora i nostri nasi si sfiorano e il mio battito accelera violentemente.

I nostri occhi rimangano incastrati, persi uno nel mare dell'altro.

Ryan diminuisce ancora le distanze, appoggiando le mani ai lati del mio corpo.

Trattengo il respiro involontariamente.

Fa scontrare dolcemente i nostri nasi ed a questo contatto così tenero non riesco a trattenere un sorriso. Mi accarezza una guancia e finalmente mi bacia.

Le nostre lingue si incontrano, si cercano, si trovano e non si lasciano più andare.

Rabbrividisco a causa delle mille emozioni che un solo bacio scaturisce dentro di me.

Sposta leggermente la bocca, baciandomi l'angolo, sorridendo su di esso.

Si protrae verso il collo ma si blocca di colpo.

Si alza da me, noto la sua mascella indurirsi, stringe i pugni mettendo in evidenza le vene che ricoprono le sue mani e devia il mio sguardo.

«Ryan» lo richiamo aspettando che mi guardi. Ciò non accade, rimane immobile con i pugni serrati.

Mi alzo, andando verso di lui ma fa un passo indietro per porre distanza tra di noi.

Balbetto, non capendo cosa gli stia succedendo.
«ti vergogni di me?» pronuncia infine, aspramente.
Lo guardo sconcertata. «c-cosa dici?» domando incredula.

«rispondi» proferisce irritato, non posando ancora gli occhi su di me.
«N-no» balbetto di nuovo, non riuscendo a concepire quello che sta insinuando.

«stai mentendo» sussurra furente.
«non è vero!» esclamo stizzita.
«allora perché balbetti?» chiede con voce roca, posando finalmente lo sguardo su di me.

«perché stai dicendo un'assurdità!» rispondo, alzando di un tono la voce.

«E quello allora?» domanda serio, indicando il mio collo.
Con un cipiglio in fronte sposto lo sguardo su di esso.

In quel momento tutto diventa chiaro, faccio uscire un lungo respiro dalle mie labbra, accorgendomi che stavo trattenendo il respiro.

Ho avuto paura che si stesse rovinando tutto quello che abbiamo creato con fatica.

Lost SoulsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora