L'essenza del tocco

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Questo è quello che sento quando mi tocchi. Come milioni di piccoli universi che nascono e muoiono nello spazio tra le dita e la mia pelle.
(Iain Thomas)

Il calore delle sue braccia mi fa vibrare il cuore.
Alzo la testa per guardarlo negli occhi e noto un velo di tristezza coprirli.

Avvicino la mia mano lentamente al suo viso e gli accarezzo una guancia dolcemente.

Ryan a questo contatto chiude gli occhi beandosi del mio tocco.
Sorrido vedendolo in pace.

Apre gli occhi legando i suoi ai miei. Sorrido non riuscendo a fare altro.

«sei bella» sussurra, avvicinando il viso al mio. Arrossisco a quelle parole, scuoto la testa contrariata.
«di una bellezza rara» continua serio.

Nascondo il viso rosso dall'imbarazzo contro il suo petto, lui in risposta mi scosta di poco per farmi alzare la testa e guardarlo.

«vorrei che ti vedessi con i miei occhi» esclama sorridendo.
«anche tu sei bello» dico in risposta senza pensarci.

«a si?» chiede avvicinandosi di più a me, rimango immobile davanti a lui, guardando i suoi occhi brillare.

«si» sussurro decisa.
Sorride scuotendo la testa.
Mi prende le mani e mi tira contro il suo petto massiccio.

Mi stringe tra le sue braccia, accarezzandomi la schiena lentamente.

«Ryan» sussurro richiamandolo.
«dimmi Miss guance rosse» risponde, appoggiando il mento sulla mia testa.

«perché non mi hai detto che è il tuo compleanno» chiedo incerta.
Sospira pesantemente e si sposta da me, sedendosi sul letto.

Lo raggiungo mettendomi affianco a lui.
«tra qualche ora non lo sarà più finalmente» sussurra acidamente.

Lo guardo confusa, mi alzo e mi accovaccio di fronte a lui, prendendogli le mani, alza la testa incontrando i miei occhi.

«parlami» sussurro, pregandolo con gli occhi. «compio diciotto anni April» dichiara, lasciando uscire un sospiro dalle sue labbra.

«questo vuol dire che oggi era il giorno in cui avrei dovuto aprire la lettera che mia madre ha scritto per me» continua.

Lo guardo attentamente e quando pronuncia la parola "madre" sorride amaro.

Annuisco, facendogli capire che sono qui e lo ascolterò sempre.
«Ryan» lo richiamo stringendo le sue mani.

«cosa c'era scritto... in quella lettera?» Domando titubante.
Dalle sue labbra esce una risata amara che mi mette i brividi.

Si ricompone e guarda davanti a se con sguardo perso «lei» prende un respiro ed aggiunge.

«mi aveva promesso che sarebbe tornata ma ho diciotto anni e lei non si è fatta viva nemmeno una volta capisci? Dove diavolo è finita? Come fai a dimenticarti di un figlio? Io non ho avuto una madre per colpa sua» pronuncia con voce rotta.

I miei occhi si inumidiscono riuscendo a percepire il suo dolore.

Mi poso una mano tremante sulla bocca e mi alzo in piedi buttandomi tra le sue braccia, stringendolo forte a me.

Lascio scorrere calde lacrime sulle mie guance, lo abbraccio come se potessi prendere una parte del suo dolore.

«mi dispiace così tanto» bisbiglio singhiozzando.
Lui non emette un suono, rimane ghiacciato, seduto sul letto con il mio corpo tra le sue gambe.

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