Il mio posto sicuro

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"Le lacrime sono il sangue dell'anima."
(Sant'Agostino)

RYAN'S POV

Dopo avermi cambiato le fasciature Crystal mi ha riferito che con calma, poi avremmo parlato della faccenda.

Non oggi dato che a detta sua ho bisogno di riposo e non stress.
Ora sono sul lettino a guardare il soffitto con le sopracciglia aggrottate.

Sbuffo esasperato, incrociando le braccia al petto. Chissà cosa starà facendo April...

Sento la porta spalancarsi così sposto lo sguardo su essa incontrando la figura di Elias. Sorrido storto.

«Ry! L'hai combinata eh» esclama ridacchiando. «già» rispondo sbuffando. «smettila con questo broncio, non capisco come April riesca a sopportarti» dice piccato.

Appena sento il suo nome sposto gli occhi sulla porta, sperando che entri da un momento all'altro con il suo dolce sorriso.

Ma naturalmente non accade.

«non lo so nemmeno io» borbotto. «allora, come stai?» chiede poi facendosi serio. Si siede al mio fianco, appoggiando una mano sul mio ginocchio.

«sto bene» pronuncio atono.
«davvero?» domanda.
«davvero» ripeto accennando un sorriso.

«ho capito» esclama ad un certo punto. «cosa?» chiedo confuso.
«è già passata April vero? Ecco spiegato perché sei rilassato» afferma, sorridendo sornione.

«ma smettila» ribatto sbuffando.
«per la cronaca, ti avrei già lanciato un cuscino in faccia se non avessi queste» dico tagliente, indicando le mani.

«certo, certo» afferma, ridendo di gusto. Sorrido sarcastico. «smettila di prendermi per il culo» dichiaro, indurendo la mascella.

«non arrabbiarti Ry, ti vengono le rughe se no» ribatte, sorridendo convinto. Alzo gli occhi al cielo esasperato.

«bene, dopo aver costatato che stai bene ti lascio riposare» pronuncia tornado serio. Annuisco confuso. «va bene» mormoro.

Mi sorride incamminandosi verso la porta, prima che la possa chiudere alle sue spalle parlo. «me lo diresti se ci fosse qualcosa che non va, vero?» chiedo titubante.

Lui si gira verso di me, con il suo solito sorriso luminoso. «certo, fratellone» risponde per poi chiudere la porta e lasciarmi nel silenzio più assoluto.

Chiudo gli occhi, respirando profondamente. I ricordi riaffiorano e mi perdo nel tornado che è la mia mente.

«Ryan» mi chiama una signora, mi saltano subito all'occhio i suoi capelli castani con delle delicate onde ad incorniciare il suo viso.

La guardo confuso. Siamo tutti in giardino ed io mi sono nascosto dietro ad un albero a causa degli occhi curiosi che continuano a fissarmi.

Voglio tornare a casa.

«Ryan» mi richiama, inginocchiandosi difronte a me.
«perché sei qui da solo?» chiede con voce dolce.

«se le lo dico, mi porta dalla mia mamma?» chiedo in un sussurro.
La donna mi sorride con compassione. «non posso farlo, mi spiace» mormora triste.

Annuisco impercettibilmente.
«io sono Elisabeth» si presenta sorridendo. «ti va di parlare un po' con me?» domanda con tono delicato.

Nego con la testa, spostando gli occhi sul cielo azzurro. Mille
sfumature che contornano la luce del sole.

«vuoi vedere una cosa?» chiede di nuovo, dolcemente. Tentenno un attimo ma poi cedo. Annuisco con forza. «vieni» dice porgendomi la sua mano.

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