capitolo 71

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Il giorno dopo Zed torna a casa, mentre stavo pranzando da dietro sento toccarmi la

coscia

"Mamma" ha urlato, siamo stati insieme per quesi tutta la giornata anche Dylan.

"La mamma esce però mi aspetti per mangiare"

"Va bene" gli bacio la fronte e mi dirigo verso la mia stanza.

"Alex andiamo?" Chiedo, lui si volta guardandomi confuso

"Dove andiamo?"

"A risolvere i tuoi problemi" gli afferro la mano trascinandolo in macchina. In venti

minuiti arriviamo a destinazione

"Che ci facciamo qui?" Si volta verso di me.

"Te l'ho già detto" entro seguendo le indicazioni che mi ha dato il signor Ford. Fino ad

arrivare davanti ad una piccola chiesa nel bel mezzo del cimitero, é così imponente

che spaventa. Tiro fuori le chiavi ed apro il cancello in metallo entrando, vi sono due

file di panche, sull'altare la statua in oro di una ragazza sdraiata con una rosa

poggiata sul petto, sotto all'altre è scritto

"Isabel Ford" il cognome del marito. La cappella è dipanata con un mosaico, che

rappresenta due angeli che volano insieme ed accanto a loro tre piccoli cupidi che

suonano. Le pareti della chiesa di semplici mattoni hanno tre torce legate per ogni

lato con il fuoco che arde, è tutta la chiesa è piena di orchidee di ogni colore. Mi volto

notando che Alex é rimasto a guardare senza muovere un passo

"Non verrò, non ho mai versato una lacrima e non intendo farlo, per questo non sono

mai venuto" sospiro c'era da aspettarmselo, vado da lui e gli afferro la mano

"Forza é il momento di accettare la realtà" lo tiro dentro. Lui mi stringe così forte

come se volesse aggrapparsi a me per tenersi in piedi, mi siedo sulla prima panca ma

lui non mi segue rimanendo in piedi a guardare quella tomba. Slaccio la mia mano

dalla sua e non se ne accorge. Non oso immaginare cosa significhi perdere una

madre, nonostante io ne abbia avuto un pessimo esempio da entrambe le parti

ammetto che senza mia madre adottiva sarei crollata più velocemente, la sua voglia

di vivere mi ha quasi raggiunta, ed anche se mia mamma reale non la conosco bene

ho visto in lei una forza di volontà incredibile, non saprei davvero come avrei fatto

senza mia madre e non voglio saperlo. Mi si spezza il cuore a sapere che Alex abbia

dovuto affrontare tutto in una volta e da solo, senza l'aiuto di nessuno. Cade in

ginocchio e la chiesa si riempie di singhiozzi, un suono che mi strazia il cuore, non

riesco a sopportare la sua tristezza è come se fosse anche la mia disperazione. Mi

inginocchio accanto a lui, lui posa la testa sulle mie ginocchia continuando a piangere

io gli accarezzo i capelli. Piccolo, dolce amore mio. Non so quanto tempo trascorre, il

tempo si era fermato al suono di una disperazione tanto grande, all'urlo straziante di

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