Capitolo 37

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"Sorellina" Micol mi sveglia la mattina.
"Che succede?" Chiedo ancora ad occhi chiusi
"C'è Dennis giù"
"Mandalo qui" mi siedo sul letto. Le mie giornate ormai si trascorrono tra cibo e letto e mia madre se ne è accorta. Dopo cena ha capito che sulla questione come stai? Avevo mentito ma come sempre non è invadente ed è rimasta a guardare. Dennis entra in camera appena mi vede si paralizza.
"Lizzy" bisbiglia, mi guarda come se fossi un fantasma
"Che ho?" Lui si siede guardandomi come se gli facessi pena
"Che hai? Cosa non hai! Ti é sparita la luce negli occhi, sei bianca cadaverica, non accenni neanche un sorriso e ne ci provi, stai a spalle curve ed hai delle occhiaie che sembra non dormi da settimane mentre tua madre mi dici che passi le giornate a dormire  e mangiare. Non ti vedo così distrutta da un periodo che non voglio ricordare" sussurra l'ultima parte. Io abbasso lo sguardo e non rispondo, credo abbia ragione ho perso ogni briciolo di forza
"Ho parlato con Steph, mi ha detto che non esci neanche più e stiamo al 27 dicembre, tra tre gironi è capodanno. Alex é un coglione perché è riuscito ad abbatterti come nessuno aveva mai fatto?" Chiede arrabbiato, ed io nuovamente non rispondo, non so che dire, sono delusa da me stessa, da quello che non riesco a dire ne affrontare, sono scappata dalla realtà e ammetto che ci sto anche male.
"Dove hai messo la mia Lizzy?" Mi Chiede
"Basta, per favore" sussurro
"Reagisci, per favore non riesco a vederti così. Ti stai arrendendo alla vita" a queste parole capisco che gliela sto dando vinta al destino quando a soli 8 anni ci ho lottato contro da sola. Scoppio in lacrime, ormai è quasi abituale piangere, mi bruciano gli occhi per tutte le volte che l' ho fatto. Dennis mi guarda sconcertato. Non posso farmi vedere così. Corro di corsa fuori casa e raggiungo correndo il bosco. Mi accascio dietro un albero.
"Elizabhet, che ti sta succedendo?" Dennis mi guarda dall'alto al basso. Io mi alzo, intenzionata a tirare fuori tutto quello che ho tenuto dentro
"Sono stufa! Stufa di essere considerata quella forte, stufa di essere il punto di appoggio di tutti, stanca di essere catalogata come la ragazza di ghiaccio chiusa in se stessa. Forse non sembra, lo dimostro poco è vero ma anche io ho dei sentimenti, anche io ho un cuore che batte, anch'io come tutti posso essere spezzata per quanto possa sembrare di no, per quanto io possa sembrare forte non lo sono. Ogni insulto mi arriva come una coltellata, anche da parte di uno sconosciuto, ogni segno di disprezzo, ogni urlo, e ogni cazzata mi arriva dentro e crea un ennesima crepa. E si adesso sono crollata, le crepe sono diventate troppe. E adesso non riesco più ad indossare la maschera. Ho bisogno di tempo, devo rimettere insieme pezzo dopo pezzo. Ma nel frattempo non mettete altre crepe. Quindi basta, per favore basta. Sono umana anche io forse è questo che nessuno capisce. Io mi sono innamorata, davvero io non riesco a pensare alle mie giornate senza Alex, non riesco a pensare che non faremo più i soliti bisticci mi abbatte. Dennis lui mi ha fatto ricominciare a suonare. Lui mi ha guardata e capita. Lui si è preso la mia verginità. Ho bisogno di lui" Urlo tutto senza prendere fiato, lui ascolta paziente, sbalordito e comprensivo. Mi guarda con le lacrime agli occhi
"Oh mia piccola guerriera" allarga le braccia accogliendomi in un abbraccio fraterno, come se volesse isolarmi dai problemi, come se volesse allontanare le mie paure da me stessa. Mi asciuga le lacrime con i pollici.
"Sono sicuro che lui sta soffrendo quanto te e sai che ti dico se lo merita. Fagli passare le pene dell'inferno mentre ti riprendi" mi sorride ed io accenno un sorriso.
"Adesso andiamo a casa che sei in pigiama" tornati a casa Dennis mi saluta dicendo che ripasserà prima che io parta. Dopo pranzo decido di farmi una doccia e rendermi umana.
"Lizzi c'è qualcuno per te" mi urla mia madre. Scendo lentamente le scale, e sulla soglia di casa c'è Alex, anche lui sembra distrutto, prima che possa parlare urlo
"Vai via, non voglio più vederti" lui mi guarda senza parole.
"Elizabhet mi dispiace, non me ne frega niente di mio padre e di Molly..." io lo raggiungo davanti alla porta
"Potevi pensarci prima" ringhio.
"Ma adesso sono qui per te, ho visto il tuo regalo..."
"Basta non parlare, vattene via non avvicinarti più a me"
"Perdonami" bisbiglia. Tira fuori dalla tasca una scatola e me la lascia in mano raggiungendo la macchina con dentro Kevin. Sbuffo e torno dentro casa.
"È lui vero?" Chiede mia madre
"Non adesso per favore" dico con le lacrime agli occhi. Torno in camera chiudendo la porta. Mi siedo per terra ed apro la scatolina c'è un bigliettino, è l'ammissione ad un conservatorio di Boston, Alex? È andato contro suo padre. Mi metto le mani sulla bocca fiera di lui. C'è un altro foglio piegato
A Lizzy da Alex.
Non sono bravo con le lettere così duro poche parole. Un giorno forse ti racconterò perché mio padre mi faceva fare quello che voleva, e lo stesso vale per Kevin, ti racconterò perché mia sorella non c'era a Natale, e da dove nasce la mia passione per la musica. Lo farò te lo prometto. Ma adesso Perdonami se non ti ho dato ascolto, Perdonami che non ho capito che tu volevi solamente starmi accanto. Buon natale amore mio. Il regalo è stato regalato a mia nonna da mio nonno con solo un ciondolo della chiave, mio padre ha aggiunto il cuore per mia madre, ed io la nota per te.Ti amo Alex.
Sospiro e guardo sotto al foglio è una collana in bronzo, con tre pendenti una chiave, una nota e un cuore, dietro al cuore è scritto sorridi e fai vedere che oggi sei più forte di prima, dietro la chiave invece è scritto non puoi avere un domani migliore se continui a pensare al ieri e dietro la nota l'importante è che la musica sia più forte dei pensieri.
"Lizzy stai bene?" Micol mi chiede dalla stipite della porta , alzo la testa votandomi a guardarlo
"No, ma passerà" Micol sorride
"Sempre la stessa guerriera" mi manda un bacio volante e va via. Mi getto sul letto, devo partire, parlare con il signor Ford ed poi tornare a Boston le per parlare con Dylan. Preparo velocemente la valigia e prenoto il biglietto per il primo volo. Arriverò a New York il 30 mi tratterrò lì per due giorni per delle faccende, poi il 31 ripartirò per Boston. Scendo le scale mia madre mi guarda stranita
"Vai già via?"
"Ho delle faccende da sbrigare molto importanti, perché non vieni a farmi visitata a Boston entro gennaio sarei davvero contenta" mia madre mi abbraccia con le lacrime agli occhi. È restata la donna bella di sempre, occhi castani e grandi, capelli biondi tagliati a caschetto con un frangia che le copre le piccole rughe della fronte. È poco più bassa di me snella con forme non troppo definire. Ed un sorriso caloroso con delle labbra sottili. Il mio esatto opposto.
"Bimba mia sei diventata grande. Si sente la tua mancanza in questa casa, e appena Micol prenderà la laurea i tuoi fratelli mi lasceranno tutta sola proprio come hai fatto tu."
"Oh mamma, ma io non ti ho lasciato da sola, sai che torno sempre quando ho tempo"
"Ed è questo il problema non ne hai mai. Non te ne faccio una colpa cara, tra l'università, il ragazzo e adesso anche lo stage e il lavoro part-time, lo capisco. Ma mi sento così sola senza Una donna in casa e poi guardati in 5 mesi sei cambiata tantissimo e sei diventata ancora più bella" stringo in un forte abbraccio mia madre
"Questa sarà sempre casa mia, e tu sempre l'ala sotto alla quale mi vado a nascondere. Anche quando avrò 40 anni capito?" Mi madre annuisce sull'orlo delle lacrime
"Ti aspetto a Boston" dico uscendo. Purtroppo questa casa con se ha tanti ricordi belli ma ne ha altrettanti brutti.

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