Driiiin. Spengo la sveglia e mi alzo.
"Muoviti hai ritardato la sveglia di un ora" mi urla Alex dal bagno. Mi vesto velocemente con un jeans nero strappato, un maglione lungo caelestino pastello, lego i capelli in una treccia che poi posiziono di lato la punta arriva al seno. Stivaletti con il tacco neri. Giacca di pelle. Alex mi ha già portato la valigia giù. Lo raggiungo in sala da pranzo.
"Mangiamo in aereo porto" sta prendendo le ultime cose, alla fine abbinassimo tutte le serrande, e uscendo blindiamo casa. Un taxi ci sta aspettando all'entrata, chiudiamo anche il cancello con una mega catena. In taxi Alex si siede accanto a me.
"L'aereo parte alle 9 e sono sono già le 7"
"Senti io mi sono svegliata alle 6 per un aereo delle nove non ti lamentare" Alex ride e non dice niente, prova ad afferrarmi la mano ma mi scanso
"Ancora arrabbiata?" Alza un sopracciglio
"Per una cosa così mi basterebbe uno scusa"
"Scusami" mi sorride, ed io sbuffo
"Sappi che non risponderò delle mia azioni con Dylan"
"Va bene" mi afferra il viso baciandomi. Arrivati all'aereo parto facciamo tutto di corsa perché siamo in ritardo. Quando siamo finalmente seduti tiro un sospiro di sollievo.
"È solo un ora e mezza di volo" mi informa Alex. Io Poggio la testa sulla sua spalla e lui mi stringe una mano, ed io prima ancora che l'aereo parta mi addormento.
"Ehi piccola, svegliati" apro gli occhi lenente accecata dalla luce.
"Come mi hai chiamata?" Chiedo con voce impastata.
"Non lo ripeto. Stiamo atterrando" mi bacia la fronte. Io mi stiracchio per bene svegliandomi del tutto. Alex porta le nostre valige lascando a me solo la borsa.
"Alex"mi volto vedendo Molly, e ora? Lei cosa ci fa qui?
"Molly" lui le bacia le guance
"Tuo padre mi ha mandato a prenderti"
"E ti pareva. Sia mai che si fidasse di me" borbotta
"Ciao Elizabhet" mi saluta, io non rispondo superandola. All'uscita aspetto i due che sono lenti. Una macchina nera ci stava aspettando all'uscita. Alex alza gli occhi al cielo e mi apre la portiera, il guidatore carica le valige e Alex si siede dietro in mezzo a me e Molly.
"Salve signorino Ford"
"Ciao Enrik, le è la mia fidanzata Elizabhet" fidanzata, una parola che sulle sue labbra stona, ma che accanto al mio nome va benissimo.
"Salve signorina" sorrido. Durante tutto il viaggio Alex mi tiene la mano ed io guardo fuori New York che mi scorre sotto agli occhi, non sono mai venuta qui. Raggiungiamo i luoghi dell'alta borghesia, e più ci avvicinammo più la stretta di Alex aumenta, non si sente pronto a rivedere suo padre. Lui il ragazzo senza paure si fa sottomettere dal padre, qualcosa non mi quadra. Scendiamo davanti ad una enorme Villa, che la nostra a Boston sembra un stanza di questa, direi quasi un castello.Ci lasciano davanti ad una scalinata in cima alla quale c'è un uomo uguale a Dylan, con gli occhi di Alex. Un bell'uomo non c'è che dire. Una cameriera prende le valige. Saliamo le scale e l'uomo accenna giusto un abbraccio a Alex
"Ciano papà" lo saluta lui
"Alex ti ho messo in stanza con Molly dormite insieme fin da piccoli" io sciolgo la mano da Alex e lui si volta guardandomi con tristezza, sospira
"Papà io vorrei dormire con Elizabhet sai è la mia fidanzata" l'uomo si volta
"Piacere di conoscerti Elizabhet" dice con il tono più falso mai sentito
"Piacere mio" sorrido in modo forzato.
"Bene allora faccio preparare la stanza per Molly" fa cenno ad una signorina che sta dietro di lui, ma muovere le gambe costa troppo.
"Sei la benvenuta, mio figlio ti ha parlato delle regole per la vigilia giusto?"
"Sì certo"
"Bene accomodatevi" e che dire l'interno è ancora più bello dell'esterno. Alex mi conduce al piano superiore l'ultima stanza del corridoio. Entro metro e trovo già tutti i vestiti nell'armadio.
"Mi spieghi che ci fa lei qui?" Incrocio le braccia
"Sua madre è la migliore amica di mio padre" non ci credo anche lei starà qui e lui non me lo ha detto
"Fammi capire perché dormite insieme da sempre"
"Oh non esser gelosa! È una fissazione dei nostri genitori che dobbiamo diventare una coppia, ma non lo siamo dormo con te non con lei oggi" mi fulmina con gli occhi, e sarebbe una giustificazione? Non la posso vedere e lui lo sa.
"Già mi pento della mia scelta" Alex mi guarda arrabbiato
"Bene allora esci da quella porta e prendi il volo per Londra, forse ho sbagliato a farti venire" non ci credo, mi sta dicendo di andarmene, non gli darò questa soddisfazione. Esco dalla stanza sbattendo la porta. Per le scale incontro il signor Ford
"Dove corri?"
"Voglio fare un giro della casa le dispiace?" Scuote la testa e mi lascia passare. Scendo nel giardino sul retro, hanno un capo da tennis, una piscina e tanti piccoli labirinti. Mi sdraio al centro di un grande giardino circondato da alberi, chiudo gli occhi godendomi un attimo di serenità. Non so quanto tempo passa quando accanto a me sento dei movimenti mi volto e a un millimetro dal mio viso è steso Alex
"Pensavo fossi andata via" sussurra triste
"Ti sarebbe dispiaciuto?"
"Si più di quanto credi"
"Scusami ma non riesco a crederti, so di non essere una ragazza di alta classe ma competere con una come Molly proprio no"
"Prima cosa non esiste nessuna competizione. Seconda cosa vinceresti a mani basse. Davvero scusa ho esagerato prima ma mio padre mi mette in ansia"
"Va bene"
"Signorini è ora di pranzo" ci chiama una cameriera
"Non mi abituerò ad essere servita e riverita" Alex ride e mi aiuta ad alzarmi, afferrandomi poi per i fianchi
"Adesso me lo dai un bacio come si deve?"
"Non te lo meriti" sorrido allacciando le braccia dietro al suo collo
"Me lo prendo da solo allora" mi tira a se baciandomi con passione, le nostre labbra nate per stare insieme sono l'inizio di una serie di scariche elettriche in tutto il corpo, e di farfalle nello stomaco, tanto che perdo la congiunzione del tempo.
"Andiamo o mio padre si incazza" per mano entriamo in sala da pranzo dove non solo c'è Molly ma anche i suoi genitori, Dylan e Katy. Se non darò di matto in questi due gironi fatemi una statua per l'autocontrollo. Alex ha il posto assegnato accanto a Molly e suo padre, che sta a capotavola, io in mezzo tra Dylan, che sta difronte a Alex e la madre di Molly, di fronte a me ho Molly. Il due signori con Dylan chiacchierano di lavoro, mentre le ragazze,la madre di Molly ed Alex parlano del più e del meno. Io invece mi esterno mangiando in silenzio le strane pietanze che mi servono.
"Elizabhet" mi chiama il signor Ford azzittendo il tavolo, mi sento osservata
"Ti è piaciuta la cena?"
"Si molto gradevole" la mia mente si è adeguata a questo posto, strano.
"Mio figlio non è stato tanto educato da raccontarmi di te, o forse non lo riteneva importante..." stringo la presa sulla forchetta, mi sta provocando, lo guardo negli occhi senza timore
"Comunque dimmi cosa studi?"
"Psicologia, e farò uno stage da psicologa per nove mesi"
"Soltanto al primo anno?" Chiede la signora accanto a me
"Lizzy è straordinariamente portata per questa materia" sorride sincero Alex
"Elizabhet dicci non ti senti a disagio a stare in quella scuola con una borsa di studio?" Chiede Dylan trattenendo un sorriso, io a mia volta sorrido beffarda guardandolo
"No affatto, dato che io l'ho conquistato con le mie capacità quel posto a te è bastato dare del denaro, mi sentirei più a disagio a pagare... senza offesa" aggiungo alla fine, tanto per far notare che lo sto prendendo in giro. Il padre mi sta letteralmente cenerizando con gli occhi
"Beh solamente perché tu non sai cosa significa avere un minimo di denaro" squittisce Molly
"E tu non sai cosa significa essere fieri di se stessi, tranquilla io sto bene così senza soldi ma con i miei meriti" Alex da sotto al tavolo mi tira un calcio io lo fulmino con gli occhi.
"Ah quindi non sei di famiglia benestante?" Mi Chiede il padre di Alex
"Sono di Londra e no non sono ricca abbastanza per permettermi questa casa, ma questa casa è troppo grande per una persona e tanti domestici non crede? La mia casa è proporzionata alla mia famiglia, la sua al denaro?" Il signor Ford sgrana gli occhi.
"Ma come ti permetti?"
"Signore vorrebbe negare? Sa fa bene accettare la realtà, tanto prima o poi qualcosa gliela sbatterà in faccia. Ora scusatemi ho finito di mangiare mi congedo" Poggio il tovagliolo sul tavolo, e a testa alta esco da sulla stanza. Fottuti snob presuntuosi, con me siete capitati male, non mi sottometto a nessuno tanto meno a voi.
STAI LEGGENDO
Steps
RomanceCOMPLETO: IN CORREZIONE PRESTO NELLE LIBRERIE E in quella casa avrebbe potuto incontrare chiunque, invece no! Si è trovata faccia a faccia con il suo peggior incubo e la più bella delle emozioni. Elizabeth è una ragazza tormentata dai suoi demoni...