Capitolo 1

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"La prossima volta Guido io" si lamenta Steph accanto a me, io guardo verso l'alto e sorrido
"Così ci schiantiamo alla prima curva?" Chiedo guardandola, ha preso la patente da circa un mese, e quando guida sembra stia correndo la formula 1
"Guido meglio di te! E di certo saremmo arrivate prima, guidi come mia nonna" io le tiro un leggero pugno sul braccio.
"Tra dieci minuti saremo alla nostra futura casa, calmati" lei si agita sul sedile
"A proposito di futura casa..." io la guardo di sfuggita, ed il suo viso teso non mi premette niente di buono
"Dato che per noi due soltanto costava troppo una casa, condivideremo un enorme villa"
"E cosa c'è di male, saremo tipo una confraternita" sorrido
"Eh si... sono 4 ragazzi" freno di colpo e mi volto verso lei che ha già alzato le mani impaurita sopra la testa
"Non mi uccidere ti prego"
"Perché hai accettato di condividere la casa con 4 ragazzi sconosciuti" urlo ripartendo
"Oh e dai mi sono assicurata fossero persone per bene" stringo le mani sul volante per questa affermazione
"Già persone per bene, lo sembrano quasi tutti" lei sbuffa
"Tu parti sempre dallo stesso presupposto, puoi conoscerli senza pregiudizi poi se vuoi..." tira fuori dalla borsa un foglio
"È un altra casa che è tenuta da parte per un mese, se entro un mese non chiami la venderà, se entro questo mese la chiami è tua. Ma per piacere prima prova" io sorrido
"Grazie, ci proverò." Lei mi scuote leggermente
"E su sorridi"
Arriviamo all'indirizzo è una grande villa a due piani bianchi, circondata da un giardino tondo, all'entrata c'è un grande cancello nero in metallo, lo
apriamo con il telecomando per entrare con la Maserati di Steph blu opaco, io a Londra invece ho una bellissima smart. Il garage è subito a destra e dentro ci sono 4 moto ognuna di un colore diverso:nera,blu,rossa e verde. La nostra auto c'entra giusto in mezzo a loro
"Che carini ci hanno lasciato un minimo di spazio" sbuffo scendendo. Tiro fuori dal portabagagli la valigia con i vestiti, e la sacca con il resto, e la borsa in mano. Mentre Steph ha 3 valige, una sacca e la borsa. Io rido guardandola. Mentre camminiamo per il vialetto lei si lamenta, per poco non piange mentre solleva le valige per i 5 gradini che ci dividevano dal grande portone nero, prendo la chiava che mi hanno spedito e apro la porta.
"Dai Lizzy aiutami"io rido mentre spingo la porta
"La prossima volta porti meno roba" dico voltandomi a guardare la scena comica, ridendo ancora più forte. Quando mi volto noto che nell'ingresso ci sono 2 ragazzi, uno anche senza maglietta. Il primo è in piedi e si volta in questo momento verso di me, è biondo, riccio, con gli occhi azzurri, alto e spalle larghe ma mingherlino, il volto ben definito con la pelle abbastanza chiara. Indossa un jeans chiaro un t-shirt blu con lo scollo a V e le scarpe del Adidas del medesimo colore.
"Jeames alzati e aiutiamo le ragazze" sorride verso di me, ha un sorriso che davvero illuminerebbe una stanza.
"Oh scusatemi non vi avevo visto" dice l'altro ragazzo, senza maglietta, e che dire uno spettacolo per gli occhi, é dire poco. I due si avvicinano uno a me e l'altro raggiunge Steph, mi toglie la valigia di mano e il borsone dalla spalla. Sorrido
"Grazie" mi fa segno con la testa di entrare e loro entrano dopo di noi.
"Ora vi portiamo le valige su ma prima le presentazioni" poggia le valige per terra e corre su per le scale. All'entrata vi è una grande scalinata, in un atrio circolare, ai lati due porte. Poco dopo il biondo riscende con un ragazzo, castano dagli occhi verdi, i capelli gli coprono con un ciuffo la fronte. Spalle larghe, braccia muscolose ma non altissimo, più alto di me sicuro, con la pelle candida. Si avvicina sorridendo
"Piacere io sono Nicholas ma chiamatemi Nik" allunga la mano io la stringo
"Elisabhet, ma chiamatemi Lizzy" sorrido
"Io sono Kevin" il biondo mi stringe la mano e lo stesso fa con Steph ci raggiunge un secondo dopo il ragazzo di prima che si è infilato una maglietta. Ha la pelle scura, i capelli ricci classici dei sudafricani, ma a renderlo terribilmente bello erano gli occhi azzurri che gli illuminavano il viso con il sorriso.
"Io sono James scusate non vi aspettavo così presto" sorride imbarazzato.
"Quale stanza volete?" Chiedono prendendo le nostre sacche.
"Faccio da sola grazie" prendo le mie e salgo le scale, e sopra c'è uno spazio vuoto con un apertura al centro e la staccionata che permette di vedere sotto. Sia alla mia destra che alla mia sinistra ci sono corridoi con 4 porte ciascuno. L'ultima da un lato è uno studio allora raggiungo l'ultima dall'altro lato. Apro e c'è un ragazzo con solo i jeans addosso sdraiato sul letto con gli occhiali a leggere un libro. Chiude il libro e toglie gli occhiali guardandomi male
"Si bussa prima di entrare lo sapevi?" Mi fissa negli occhi, i suoi sono più azzurri del cielo quasi ghiaccio, ci fissiamo per vari secondi senza dire niente, riesco quasi a percepire sulle dita il dolore che questi esprimono, mi fa quasi pena.
"Potresti darmi questa stanza?" Mi poggio allo stipite della porta. Lui mi guarda e ride
"Pensi davvero che io mi sposterò?"
"Non hai ancora disfatto la valigia" Lui si guarda attorno verificando
"E quindi? Voglio questa stanza ce ne sono altre su questo corridoio stanno tutti nell'altro" io faccio una smorfia
"Preferivo questa"
"E ti accontenterai" sorride acido
"Senti non ti ho chiesto di suicidarti non c'è bisogno di essere così stronzi, e se sei così di natura fammi il favore di non avvicinarti a me" sorrido ironica ed esco sbattendo la porta mi volto incontrando Kevin
"Hai consociato Alexander, ci vuole tempo per apprezzarlo è migliore di quello che sembra" io scuoto la testa, e prendo la camera subito dopo Perché quella di fronte è una palestra. Una parete è interamente in vetro. Le pareti sono grigie, il letto è bianco con le lenzuola lilla e grigio chiaro, un tappeto peloso crema, tende bianche ed un armadio bianco e specchio a 4 ante, alla parete opposta una scrivania bianca. Sorrido bene o male soddisfatta. Ma dall'ultima stanza si sentono di meno le urla in casa, e a me non va di essere tempestata di domande

 Ma dall'ultima stanza si sentono di meno le urla in casa, e a me non va di essere tempestata di domande

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"Con il pianoforte che sta per arrivare sarà perfetta" annuncia Steph io la guardo storto. Il mio pianoforte è bianco e c'è un enorme spazio all'angolo dove starebbe benissimo, tuttavia...
"Tanto non lo suono da 10 anni" lei mi guarda con tristezza
"Ecco il suo sbaglio più grande è stato distruggere l'unica passione che avesse creato in te e anche un dono bellissimo" io evito il discorso scuotendo la mano
"Ne abbiamo già parlato" lei scuote la testa
"Magari qui troverai qualcuno che mi riporta la mia piccola amica" Dice dirigendosi alla porta difronte alla mia. Io mi chiudo dentro camera mia allontanando i pensieri dalla mia mente, disfo la valigia. Infilo i libri nella libreria di fonte al letto. I miei libri riempiono tutti gli scaffali fino al soffitto tranne uno dove metto le fotografie con i miei fratelli e una con mia madre. Sul mobile sotto allo specchio metto la foto con me e Steph. E sul comodino la foto di me e Dennis, il mio migliore amico. Sulla scrivania una foto di me da piccola al mare, ritagliata. Metto la macchina fotografica nel cassetto del comodino, e sistemo i vestiti in armadio. Finito tutto guardo il panorama fuori, si affaccia sulla città, Boston salvami. Chiudo gli occhi, quando sento chiamarmi da Steph.

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