Capitolo 53

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Mentre apro la porta sento delle urla provenire dal salone. Entro e vedo Ethan e Kevin discutere, Steph che litiga al telefono, Alex che parla con mio padre e Rose sul divano e sembra disperata.
"Ehm scusate" urlo entrando. Tutti si zittiscono tornando a guardarmi. Mio padre si é tagliato i capelli e la barba sembra di nuovo l'uomo che conoscevo un po' invecchiato, indossa un jeans a vita bassa ed una camicia azzurra chiara, con le Nike nere ai piedi, e profuma.
"Papà usciamo tra 10 minuti il tempo di cambiarmi"
"Vuoi uscire con lui?" Mi Chiede Ethan incazzato
"La vita è mia e ormai so difendermi"
"Possiamo parlare" dicono all'unisoni Ethan e Steph
"Salite con me" salgo di corsa le scale e lancio la borsa sul letto dove i due si siedono.
"Prima cosa domani vedo Aron" mi informa Steph mentre io mi sfilo la maglietta, tanto Ethan mi ha già vista in queste condizioni.
"Per favore è il momento che io lo affronti sono stanca di scappare"
"Ci hai già dimostrato di essere forte! Cosa vuoi dimostrarci adesso?" Chiede Ethan arrabbiato
"A voi niente, devo dimostrare a me stessa che sono cresciuta che sono più forte del demone che ho dentro" finisco di vestirmi ed iniziò a fare una treccia dall'alto con i capelli
"Ti farai del male" scoppio a ridere
"Tanto ormai sono abituata giusto" finisco la treccia e mi sistemo il trucco aggiungendo il rossetto rosso abbinato al top che mi lascia la pancia scoperta con i jeans strappati neri e la giacca di pelle.
"Sappi che poi non sarò io a mettere i pezzi a posto sono stufo di vederti distrutta" Ethan esce sbattendo la porta. Io guardo dove se ne è andato, mi sta lasciando da sola anche lui, sospiro.
"Ti vuole bene per questo si comporta così" infilo nella borsetta con le borchie chiavi cellulare e soldi.
"Cosa dovrei fare?" Mi volto verso Steph, lei si alza e mi sorride
"Combatti perché sono certa che vincerai" mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio
"E dopo parlino di Alex, ho delle novità" sgrano gli occhi.
"Una battaglia alla volta" mi spinge giù per le scale.
"Andiamo" Chiamo mio padre che mi squadra sorridendo
"Sei bellissima" sospiro e gli faccio segno di seguirmi. Saliamo in macchina ed il viaggio é silenzioso mi fermo davanti ad una pizzeria. Ci sediamo al tavolo ed ordiniamo.
"Forza parla"
"Cosa vuoi sapere?" Sembra difficile anche per lui parlarne.
"Perché me? Io ero la tua bambina, mi hai insegnato tutto nella vita e poi lo hai distrutto"
"Tu mi ricordi una persona che mi ha reso molto felice e poi ha distrutto tutto"
"Tu mi ricordi lei" bisbiglio ripetendo il ricordo della parole di mio padre.
"Io per anni ho tenuto dentro rabbia e dolore e purtroppo è venuto fuori con te e l'alcol" non capisco che c'è di tanto doloroso nella sua vita.
"Chi è lei?" Alza la testa di scatto guardandomi, mi fissa con la mascella tirata poi abbassa la testa, ha paura.
"Tua madre" Alzo un sopracciglio
"Ma mia madre era con te" lui scuote la testa
"Tua madre ti ha abbandonata subito dopo che sei nata, lei si chiamava Lidia e l'unica cosa che ti ha lasciato è il nome" sono paralizzata, mia madre non è mia madre, la mia vita si basa su un enorme cazzata, no non è possibile.
"Stai mentendo" scuoto la testa incredula
"Io ero già sposato con Giusy da ormai 5 anni, e i tuoi fratelli già erano nati. Lo ricordo benissimo quel periodo Giusy si è spostata con me per i miei soldi non perché mi amava, sono sicuro che hai notato il suo egocentrismo, comunque era una donna bellissima non mi dispiaceva. Ma in quel periodo litigavamo e basta lei mi prosciugava il portafoglio più io guadagnavo più lei spendeva. Ed è proprio in quel periodo che conobbi tua madre, la donna più bella che io abbia mai visto la tua versione leggermente più grande con degli splendidi occhi azzurri, e tu non sai quanto ciò provato a starle lontano era impossibile. Faceva la giornalista per un giornalino sportivo. Era una donna umile e gentile, viveva di ciò che guadagnava. Si era fatta strada con le suo mani non come Giusy. Era sempre pronta a starmi accanto quando avevo bisogno ben presto diventammo amici. Ma io più passavo del tempo con lei più l'amavo, era intelligente e simpatica. Mi ha insegnato a vivere era uno spirito libero pronto a spiccare il volo. Mi ha fatto capire cosa significa amare con tutto se stessi. E poi arrivò il Primo bacio, è un altro ancora e non ci siamo più fermati per un anno e dopo ha concepito te. Ha detto che non era capace di uccidere un essere umano. Ma quando ha raggiunto il quarto mese le hanno offerto di scrivere sul New York Times il sogno di ogni giornalista. Io ti volevo con tutto me stesso perché ero certo ti avrei amato come mi aveva insegnato lei. Partorì mentre io ero in viaggio per lavoro. Mi fiondai in ospedale il giorno dopo, i dottori dissero che aveva lasciato scritto sul certificato di nascita il mio nome quello di Giusy ed il tuo Elizabhet ed era sparita durante la notte. Da quel giorno non l'ho più vista e non scrisse neanche sul New York Times. Giusy ti accettò subito perché eri impossibile da abbandonare non so lei come abbia fatto, ti ha cresciuta come fossi suo figlia. Io per otto anni la cercai senza arrendermi. Ma ero stanco e tu eri cresciuta e diventata identica a lei con lo stesso entusiasmo di vivere la stessa curiosità. Ed io non ci ho visto più. Mi dispiace davvero, io ti amo più di quanto tu creda"  io sono un rifiuto! Mia madre non mi ha voluta, i miei fratelli sapevano tutto, mia madre sapeva tutto. Perché nessuno mi ha mai detto niente! Tutte le domande tutti i perché hanno una risposta adesso. Lui ha scaricato le colpe di lei su di me solo perché le somigliavo.
"Ti prego non mi odiare" mio padre mi guarda con occhi pentiti
"Sei mio padre non potrei mai odiarti, ma perché non me lo avete detto?" Chiedo evitando il suoi sguardo
"Eri piccola! E sono sicuro che Giusy avrà avuto i suoi motivi. È cambiata, ha imparato a guadagnarsi le cose con le proprie forze" annuisco
"Tutti abbiamo dovuto farlo. Mia madre dove sta adesso?" Alza le spalle
"E chi lo sa, non la cercare ti distruggerà soltanto, te l'ho detto è uno spirito libero un uragano di emozioni, infermabile e non vorrebbe mai delle catene"
"Io sono un ostacolo?" Chiedo arrabbiata, lui mi guarda e sospira.
"Non per me, ma per lei lo sarai"
"Pensi di fermarmi così? La cercherò lo sai"
"Lo so, tu sei esattamente come lei" stringo i pugni
"Io non abbandonerei mia figlia"
"Fai come vuoi ma io ti avevo avvisata"
"Tu papà come stai?"
"Io mi sono disintossicato, non tocco una birra da 8 anni, applausi" dice indicandosi, io sorrido scuotendo la testa divertita.
"Sei il solito scemo"
"Ehi non insultare tuo padre"
"E adesso che sei fuori cosa farai?"
"Credo il barbone non ho più un solo soldo" non posso lasciarlo solo, lui mi ha dato una bella vita all'inizio.
"Ti procuro un lavoro e ti trovo un'appartamento a New York va bene?" Alza un sopracciglio guardandomi.
"E come faresti?"
"Sono cresciuta papà, e che tu ci creda o no ho un influenza suoi bassi fondi di tutta l'America." Prendo il telefono e cerco Micke, che risponde dopo poco
"Ecco la mia campionessa ti stavo per scrivere ho un incontro"
"Si ne parliamo dopo. Senti mio padre ha bisogno di un lavoro a New York che gli basti per pagare una vita"
"Per tuo padre?" Mi Chiede incredulo
"Non fare domande"
"Allora che ne dici di meccanico...legale Tranquilla" aggiunge dopo un attimo di silenzio.
"Certo mi mandi la zona"
"Ok. Lo aspettano dopo il week-end è un po' che me lo hanno chiesto"
"Sarà li"
"Sei troppo Buona certe volte"
"Non me lo ricordare" ride prima di attaccare.
"Bene lavoro trovato per dopo il week-end, questi tre giorni li passerai da noi, poi per il week-end ti procuro un appartamento e andrai lì" dico mentre pago.
"Grazie" dice imbarazzato Io alzo le spalle
"Posso permettermelo" saliamo in auto diretti a casa.
"Uno di quei ragazzi è il tuo fidanzato?" Lo guardo di sfuggita
"È importante?"
"È un si?" Alzo gli occhi al cielo
"Attualmente non saprei darti una risposta" scoppia a ridere, già papà molto divertente
"Scusami ma una persona se è fidanzata lo sa non credi?"
"È complicato"
"No non lo è se accetti la realtà" mi fa l'occhiolino. Quando arriviamo annuncio che resterà per due giorni qui di mettere una brandina in palestra
"Cosa ti è saltato in testa?" Alex mi urla contro una volta che mio padre è andato a dormire. Mi volto di scatto verso di lui
"Adesso ti ricordi della mia esistenza?"
"Tu mi ha chiesto di chiarire con Sasha" mi punta il dito contro
"Ma sai vorrei essere informata se attualmente possiedo un ragazzo o no" lascia la presa dal mio polso e si allontana leggermente. Mi guarda negli occhi
"Allora?" Una scintilla di paura gli attraversa gli occhi, abbassa lo sguardo
"Non lo so"
"Cazzo devi dirmi si o no, cresci porca puttana prendi una scelta nella tua vita, non sei in grado di essere indipendente di pensare con la testa o di decidere con il cuore" urlo lui mi guarda sgranando gli occhi. Dentro di me si è accumulata rabbia e dolore ed è un momento di liberarne un po'.
"Allora stiamo insieme si o no?" I nostri occhi si incastrano tra di loro. In quel momento si sentono le scale scricchiolare, Sasha stava scendendo ma appena ci vede si ferma.
"È un brutto momento?" Chiede preoccupata
"No vieni pure" la faccio mettere accanto a me mi guarda confusa
"Allora Alex si o no?" Sposta la sguardo da me e lei, e poi si ferma su di me
"No" sospira

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