Capitolo 50

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La mattina mi sveglio alle nove come programmato. Sono comunque stanchissima. Indosso un leggings nero, un maglione lungo blu gli stivali di camoscio marroncini con il tacco. Metto varie collane con grandezze diverse lascio i capelli mossi. Solito trucco

Prendo una cartella in cui infilo agenda, quaderno per miei appunti e le informazioni su i pazienti

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Prendo una cartella in cui infilo agenda, quaderno per miei appunti e le informazioni su i pazienti. La prima sulla lista é la bambina che non ha mai parlato. Vado in machina con Franklin che deve controllarmi. Si ferma sotto ad un grattacielo in vetro tipico degli studi.
"Puoi aspettarmi qui o devi salire con me?" Sbuffo guardandolo
"Ehi non te la prendere con me è Alex, tu non lo hai mai visto arrabbiato e spero per te che non lo vedrai mai" alzo gli occhi al cielo e scendo
"Aspettami qui" salgo fino al decimo piano, l'ascensore si apre su una hole, una donna la bancone mi squadra.
"Salve sono la sostituita della psicologa Yurie"
"La sua stanza è in fondo al corridoio, accanto a lei trova il bagno, lo psicoterapeuta il signor Ross, e nella porta di fronte a lei c'è una dietologa"
"La ringrazio"
"Quando arriva un paziente la chiamo per avvisarla e arriverà dopo circa due minuti per darle il tempo di prepararsi" le sorrido
"La pausa pranzo è alle 2, il bar sta al piano terra" mi informa mentre io mi sto già avviando verso il mio studio. Sulla porta nera c'è scritto il mio cognome, ma che gentili. Entrando lo studio è meraviglioso. La scrivania scura ha una sedia nera che da le spalle ad una parete vetrata che da su Boston, dietro la scrivania c'è Una poltrona in pelle bianca. Di fronte un divanetto grigio affiancato da una lampada verticale bianca. Alla prete opposta alla mia ci sono vari scaffali con libri, che io ho letto, sull'autostima e cosa del genere. Sotto vi è una cassettiera con giocattoli, palline anti stress, porta fortuna, registratori e altri oggetti. Sopra c'è Una calendario, un vassoio con del te e due tazze con due candele ed una statuetta. Poggio il mio portatile sulla scrivania con sopra una lampada moderna. Un porta oggetti, dei fogli messi in pila ed un ferma carte ed un telefono fisso. Mi siedo sulla poltrona a guardare il paesaggio. Inizio a girare fuori le carte della ragazzina ma c'è scritto poco e niente. Il telefono squilla.
"Si?"
"È arrivata la signorina Devis"
"La faccia entrare" attacco il cellulare e mi rimetto a guardare fuori. Poco dopo sento la porta aprirsi e poi richiudersi, un'oggetto cadere atterra e le molle del divano muoversi. Mi volto. È una ragazza sui 15 anni con i capelli mori e gli occhi smeraldo. È alata e magra, decisamente troppo. Il naso all'insù e le labbra carnose incorniciano un sorriso tirato ma sarebbe bellissimo. Ha dei jeans strappati con sotto le calze a rete, una felpa nera enorme fino a metà coscia. Un capello moscio all'indietro nero. Truccata con mascara rossetto rosa chiaro, ed ombretto nero. Le scarpe da ginnastica. A terra c'è uno zaino nero con un enorme teschio.
"Ma davvero? Pensavo avrebbero mandato qualcuno di responsabile e invece una ragazzina come me" sbuffa. Io scoppio a ridere
"In effetti hai ragione, togli il cappuccio punto numero uno, punto numero due mi dai del tu, e in fine quando entri non sbatti la porta. Ok?" Chiedo alzandomi. Mi fulmina con gli occhi ma non si leva il cappuccio. Io Sbuffo.
"Vogliamo andare?" Chiedo mettendomi la borsa in spalla.
"Dove andiamo?" Alzo le spalle
"Deciderà il mio autista" prende lo zaino e se lo mette in spalla, informo la segreteria di dire al prossimo paziente che tarderò qualche minuto.
"Come ti chiami?" Chiedo in ascensore anche se già lo so, bisogno partire dall'inizio.
"Katerine"
"Io sono Elizabhet puoi chiamarmi Lizzy" arrivati al piano terra raggiungo la Porsche nera che ci stava aspettando.
"È tua?" Le se illuminano gli occhi
"Diciamo di si" sale dietro ed io accanto a Franklin.
"Ti presento il mio amico Frenk non che autista e guardia del corpo, purtroppo ci toccherà sopportarlo" accenna un sorriso.
"Dove vi porto bellissime?"
"Cosa ti piace mangiare?" Chiedo alla ragazza
"Niente"
"Perfetto portaci alla pasticceria accanto al tuo negozio"
"Ottima scelta" arriviamo qualche minuto dopo.
"Io avevo detto che non mi piace niente" borbotta Katy mentre entriamo
"Ma io non ho fatto colazione e questo è la pasticceria migliore di Boston" ordino un cornetto con il cioccolato e caffè nero, per la mia nuova amica prendo una spremuta d'arancia ed un muffi al cacao.
"Io non lo mangerò" Si impone
"Invece si" di sorseggiando il caffè mentre leggo il giornale. Alzo lo sguardo e noto che ha finto la spremuta ma non ha dato un morso al dolce.
"Forza Muoviti non ho una giornata da sprecare appresso a te"
"Ma che problemi hai? La psicologa dovrebbe far sentire a proprio agio una persona, tu mi tratti di Merda"
"Ognuno ha i suoi metodi, e comunque ti tratto come tratto il mio fidanzato ritieniti fortunata ci sono persone che non avrebbero mai voluto esistere per colpa mia" ridacchia.
"Perché hai la guardia del corpo?" Dò un morso al cornetto
"Facciamo che ogni domanda a cui io rispondo tu dovrai rispondere ad una mia?" Lei scuote la testa
"Bene allora vivrai col terrore di avere una assassina come psicologa" alza gli occhi al cielo e da un morso al dolce.
"Va bene, sono una ragazza curiosa"
"Ho la guardia del compro perché in giro per tutta l'America ci sono circa 500 persone che hanno l'ordine di uccidermi credo, io non ho paura ma i miei amici ed il mio fidanzato sono iperprotettivi, nonostante sappiano che nessuno riuscirebbe a sfiorarmi."
"Ma che modesta" dice finendo ciò che aveva sul piatto
"Be dato che sono la seconda campionessa di gare clandestine dico solo la realtà dei fatti e non saprei dire se sia una cosa bella o brutta. Ma so mi difendermi"
"Sei diversa dalle altre psicologhe" mi informa mentre sto pagando. Quando usciamo tira fuori dallo zaino un pacchetto di sigarette
"Non ci provare, forza dammelo" allungo la mano lei mi ingnora
"Sono buona e brava ma ho anche io le mie regole" glielo afferro mettendolo in borsa
"È inutile tanto me ne comprerò un altro"
"Ed io te lo prenderò di nuovo. Ora sali in macchina" arriviamo nel mio ufficio più presto di quanto pensassi.
"Bene allora voglio i voti di tutte le tue verifiche durante la settimana e la copia delle tue pagelle"
"A che serve?" Alzo lo sguardo dal mio computare
"Questa è una domanda" Sbuffa e sta zitta.
"E poi prendi questo" frugo nel cassetto e tiro fuori un diario nero e glielo lancio.
"Non scriverò qua perché tu possa sapere di me" lo getta nello zaino
"A me di quello che scrivi La dentro non importa, ma fattelo dire da una che lo sa: scrivere, scarabocchiare o inventare canzoni La dentro ti farà bene. Io non ti chiederò di portarmelo. Lo faccio per te dovresti solo ringraziarmi e smetterla di lamentarti"  Si mette lo zaino in spalla con indifferenza.
"Quando si esce dalla stanza si dice arrivederci e non si sbatte la porta"
"Arrivederci" dice scocciata per poi chiudere la porta. Se ho capito una cosa è che per farla parlare devi essere stronza quanto lei. Il telefono squilla
"C'è il prossimo paziente"
"Aspetti un attimo lo faccia entrare tra 10 minuti" vado dalla dietologa più avanti. Busso ed una voce sottile mi dice di entrare.
"Salve lei deve essere la sostituta della signora yung "
"Si Salve Elizabhet Dason" mi stringe la mano.
"Mi dica"
"Sospetto che una mia paziente sia sull'orlo dell'anoressia, cosa posso fare per aiutarla?"
"Guardi per adesso non c'è bisogno di psichiatra, ma posso darle una dieta e se lei la convince a farla non dimagrirebbe ma avrebbe un peso nella norma" fruga del cassetto e tira fuori dei fogli.
"Ecco a lei"
"La ringrazio" mi alzo ed esco, seduto sui divanetti c'è un bambino.
"Ehi piccolo, vogliamo andare" mi guarda da dietro due grandi occhiali che incorniciano i suoi occhi azzurri, sorride sincero e con lo zaino sulle spalle mi segue. È un bambino che non parla molto, non ha amici e tutti lo trattano male così lui si è chiuso in se stesso e ha smesso di parlare se non con la psicologa. Io credo che abbia solo bisogno di coraggio. Passiamo la giornata a giocare insieme
"Io vorrei giocare a pallone con gli altri bambini ma non lo so fare"
"Io ti insegno a giocare se tu mi prometti che ai pasti parlerai con i tuoi genitori"
"Ok" bisbiglia
"Guarda che se stai dicendo una bugia lo scopro"
"Va bene" sorride e poi esce dalla stanza. Le due ore successive non ho pazienti così studio dato che tra qualche mese devo dare un esame. La paziente dopo è un adulto nel pieno di una crisi sentimentale e sessuale. Subito dopo c'è una ragazza di circa 14 anni che invece entra e si mette a leggere, interagisco con lei solo perché è abbastanza educata da rispondere alla mie domande. E capisco subito che ha sfiducia in se stessa per questo legge tanto,mi riprometto che dovrò trovare una soluzione per farle avere autostima di se. L'ultimo è un ragazzo della mia età scontroso e stronzo come nessuno.
"Andresti d'accordo con un mio amico. Giù i piedi dal divano" dico da poggiata alla scrivania
"Se no che fai? Mi meni?" Ringhia.
"Senti io non posso aiutare le persone che non vogliono essere aiutate. Quindi o adesso ti metti in testa che sono qui per te, o puoi anche uscire e non tornare più così magari qualcuno che cerca aiuto prende il tuo posto. Perché a me non sembra che tu voglia essere aiutato" mi guarda sbalordito e si alza.
"Domani vieni alle nove ti faccio conoscere una persona e poi deciderai se tornare o no"
"Come vuoi"
"Quando esci non sbattere la porta" fa l'esatto contrario di ciò che ho detto. Finalmente alle 7 ho finito e posso tornare a casa. Mi riaccompagna Frenklin. Quando entro in salone trovo Alex e Sasha a guardare un film insieme gli altri a tavola.
"Ma chi si vede la nostra psicologa" urla Ethan mandandomi un bacio volante.
"Sembri sfinita" afferma Rose
"Sono sfinita"
"Hai sparato ad uno della gang di Aron?" Alex mi guarda arrabbiato
"Si perché lui mi ha punto una pistola contro ringrazia il cielo che io sia ancora qui. Ora scusatemi ma devo finire alcune cose di lavoro e poi dormo. Buona serata a tutti" fulmino Alex che sta accanto a Sasha.
"Lizzi aspetta" mi ferma Kevin
"Si?" Mi volto.
"È venuto un uomo oggi pomeriggio..." lascia la frase in sospeso
"Cercava te. E mi dispiace dirti che siete due gocce d'acqua" mi cade la borsa dalle mani. Mi ha trovata. Mi volto e salgo in camera mia. Sento i ragazzi discutere di sotto eppure mi sembra di essere appena caduta in un altro mondo, quello che io conosco bene. Quello della paura costante.

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