Payphone-Maroon5
Maps-Maroon 5
(Nota importante sotto il capitolo COMMENTATE E VOTATE)
Mi guardai attorno, sperando che non ci fosse nessuno.Inghiottì la poca saliva che mi era rimasta in bocca.All'inizio non si udiva nulla, tranne il forte fruscio degli alberi, poi un *din* dell'ascensore.E li pensai al peggio.
Forse, devono ancora finire di sfasciarmi la casa, o forse è Clark ma non poteva visto che era con Tyler.Passi pesanti, e rumorosi.Lo scricchiolio del pavimento in legno, ecceggiava leggermente, poi il cigolio della mia porta.Ed eccolo, istintivamente chiusi gli occhi.Urlai, in preda al panico.Le mie gambe sembravano gelatina, incollate al pavimento.Sembravo priva di energia, priva di forza.Le gambe erano pesanti e difficili da muovere.E i miei muscoli non rispondevano ai miei comandi di scappare, fuggire via.Non mi rimase altro che stare li, terrorizzata, mordendomi le labbra sperando di non lasciar sfuggire nessun singgiozzo.
«Che diavolo è successo qui?»Per un attimo la voce roca e profonda mi spaventò.Poi ricordai che solo una persona aveva la voce così.E la sua fù come un risveglio da un profondo coma, mi diede un poco più di tranquillità.Forse perché lo conoscevo, ma c'era ben un'altro in fondo, per il mio strano senso di pace, istantaneo.
Le parole sembravano non volersi elaborare, nel mio cervello.E la mia bocca era tale, era impastata e ogni mio tentativo di dire qualcosa, era miseramente fallito.
Si guardò un po' attorno.
Poi aspettò pazientemente che dicessi qualosa.Capì che da me non avrebbe ricevuto risposta, così mi fissò con i suoi caldi occhi color giada.Che bruciavano ogni centimetro del mio corpo.Mi guardò dritto negli occhi, scavando nel mio profondo, in cerca di una risposta.Non avevo neanche le forze per fingere di star bene.Mi sentivo morire.
Avevo paura, ero spaventata e shoccata.Ogni mio muscolo sembrava bloccato, e io congelata, come una statua, al mio posto.
Le lacrime, calde iniziarono a rigare il mio viso.Non volevo essere vista così vulnerabile, non lo volevo.Ma ora ero così, e fingendo, non avrei fatto altro che mentire.Ero stufa di reprimere i miei sentimenti, e detestavo ancor di più quando si manifestavano in questo modo.Parevano burrascose tempeste.Odiavo sentirmi in quel modo, ma diamine la mia casa era stata ridotta vermante a un brandello.E io che volevo che autonomia, libertà...sembrava che tutto quello per cui avevo lottato per anno, mi si fosse strappato dalle grinfie, nell'attimo esatto in cui ero riuscita ad ottenerlo.
«Andiamo....»Disse avvicinandosi a me.Spaventata arretrai d'un passo, fece una smorfia, come se lo avessi ferito.Poco dopo avvolse le sue lunghe e forti braccia attorno a me.In quel momento i miei muscoli si sciolsero, e riacquisì potere sul mio corpo.Mi lascia, e piansi non sapendo che altro fare.La sua maglietta bianca aveva una chiazza umida e nera, per il mio trucco sbavato che gli aveva sporcato la maglietta, e per le miei lacrime.
«Scusa...»Sussurrai tra un singhiozzo e l'altro.
«Non fa niente.»Poi, con voce dolce aggiunse«Vieni con me.»Sembrava una proposta oscura, con un patto oscuro al seguito.«Per una volta non pensare.»Disse quando si accorse che stavo riflettendo.
Annuì e lo segui fuori dalla casa, controllando di aver chiuso la porta.Ci incamminammo nelle strade buie di Seattle, con la sola luce colorata degli uffici a illuminare le strade, insieme a qualche lampione.
Quando svoltammo in un angolo, capì dove mi voleva portare.Mi fu difficile resistere all'impulso di sorridere. Salimmo le scale antincendio, che sembrarono infinite.Ma quando arrivammo su, tutta la fatica fu ben compensata.C'era una strana linea, che separava la luce degli edicifici sotto di noi, a quella del cielo stellato.
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Blame of the fate [h.s]
FanfictionL'amore non esiste nel ventunesimo secolo. L'amore di oggi é far sapere a tutto il mondo la propria relazione tramite un social network, condividere con gli altri il proprio amore, mettersi e lasciarsi attraverso messaggi. Amarsi per vantarsi, amars...