Capitolo 59

6K 272 27
                                    

The 1975-Robbers
The 1974-so far(It's alright)

Ero al terzo giorno di ricerche.Avevo preso il treno per andare a Chicago, visto che in altri pezzi della lettere avevo visto foto di quella città.Lui, era seduto di spalle, con la testa leggermente ruotata, mentre sorrideva mostrano delle amabili fossette che scavavano, nella guancia destra.Il suo sguardo era così vuoto, quanto pieno quando guardava oltre l'obbiettivo della fotocamera.Chi era la persona dietro essa?Era lei la causa del suo sorriso?
Una dolce sensazione d'acido mi corrose in un nano secondo.

Dietro la foto c'era scritto

La gente falsa non parla, insinua. Non conversa, spettegola. Non elogia, adula. Non desidera, brama. Non chiede, esige. Non sorride, mostra i denti. La gente falsa è povera di spirito, poiché non cammina, striscia nella vita, sabotando la felicità altrui. La gente falsa ignora la bellezza e la nobiltà d'animo perché non ama, e così finisce per non vivere, esiste appena...
(Anonimo)

Che tutte le informazioni fossero incoerenti tra loro, non mi sorprendeva.Così decidi di lasciare un po' della mia mente insana, quanto la sua, incisa su quel diario.

Appena scesa dal treno presi la polaroid, e feci una foto, e dietro essa scrissi:
"Noi siamo ciò che fingiamo di essere, quindi dobbiamo essere attenti a ciò che fingiamo di essere.
(Kurt Vonnegut)

Abbiamo due tipi di morale fianco a fianco: una che predichiamo, ma non pratichiamo, e un'altra che pratichiamo, ma di rado predichiamo.
(Bertrand Russell)"

Quella città era a dir poco mozzafiato. Era molto simile a Seattle, ma aveva un non so che, di suo, che mi affascianava. Mentre camminavo stretta, nel mio cappotto con la mia cartella caricata sulle spalle, notai quanto il freddo fosse solo qualcosa che potevo decidere se patirlo o meno.Non avevo bisogno del cappotto, se tremavo come una foglia d'autunno, potevo rilassare i muscoli e godermi quei muri dipinti di colori vivaci.

«And now...You can fly, open your eyes, and make your life, in your favorite dream

Non vivevo già abbastanza la mia vita?

«I think no... Is you who live your life, and not the life live you

Questa città era strana.Pensavo a qualcosa, e la risposta mi appariva, non appena giravo il collo da qualche parte.Era tutto così strano ma travolgente, non potevo far a meno di pensare a lui, causando così ritmi di un battito cardiaco sovrumano.
Non so, immaginavo la sua figura alta e snella vicina alla mia, mentre il vento scompigliava i suoi ricci indomabili, e mi guardava dall'alto con le guance rosse e come al solito con le sue labbra rosee e morbide.

Sorrisi timidamente a quel pensiero.Strinsi la mia polaroid al petto, ed andai in cerca di un posto in cui mangiare. Molti dei locali erano ispirati ai fast-food, ma nessuno in particolare mi ispirava più di The 1988, non so perché ma era qualcosa di carino quel posto, perciò entrai, e l'ondata di calore fece arrossir ancor di più le mie guance. Mi guardia attorno, cercando un posto confortevole lontano dalla gente, era in un angolo, vicino alla finestra. Mi accomodai, e subito una cameriera arrivò da me.

«Ecco a lei il menù, nel frattempo dell'attesa che le venga servito qualcosa, vuole da bere?»Mi chiese cordialmente

«Del te freddo. »Sorrisi, poi ordinando qualcosa.Ancora cordialmente si allontanò, lasciandomi così sola, vulnerabile alla mia testa.Iniziai a fissare fuori dal vetro spesso, e non potei far a meno di notare un giovane ragazzo che suonava la chitarra.La gente ascoltava le dolci melodie attenta e guidata dalle note.
Alzò la testa e mi guardò, nonostante fosse dall'altra parte della strada, potei percepire il suo caldo sorriso rivolto a me, ricambiai il gesto imbarazzata perché mi aveva notata fissarlo come una stalker da lontano.

Blame of the fate  [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora