Capitolo 58

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Give me love-Ed sheeran

Sentivo formicolarmi ogni parte del corpo.Avevo bisogno di leggere di più, sapere di più.Il maledetto senso di vuoto che prima sentivo nel petto ora pareva gonfiarsi, e veniva riempito dalle mille parole di Harry, che mi facevano letteralmente girare la testa.
Sfogliai la seguente pagina.Non c'era la data o il suo nome.Niente di tutto ciò.Su una parte del diario era disegnata una ragazza di spalle, seduta con un espressione dura sul viso mentre il sole mira sui suoi occhi trovando il punto giusto per infastidirla.È insieme ad un ragazzo, sembra che entrambi siano venuti al parco a correre.Velocemente collegati tutte le informazioni a un giorno.Era quando io e Clark eravamo andati a fare una corsa, e lo stesso giorno in cui mi ero scontrata con Harry.Sorrisi, per il fatto che aveva dedicato il suo tempo a disegnare una ragazza scontrosa.
Girai ancora pagina.

18/10/14
Seattle

Moltitudine cose accadono.Moltitudini di cose ci rendono umani.Ma così umani, che dimentichiamo spesso di essere stati animali, e di essere ancora essi.Abbiamo ancora qualche loro caratteristica, ma cerchiamo di renderla umana.Il fatto che molto spesso loro siano come noi, ci incuriosisce.C'è un sottile strato di vetro, ed entrambi ci guardiano intensamente. Ci osserviamo, cercando differenze, quasi non ci distiguiamo.Internalmente e esternamente.Entrambi desideriamo la luna, così lontana ma così vicina.Così irraggiungibile... Come lei. Rinchiusa nella sua gabbia.Ora sono davanti a lei.Cos'è che la rende umana, cos'è che la distingue e la accomuna?
Sembra che voglia proteggersi stando nella sua gabbia, e con occhi indiscreti mi sta osservando.Abbassando lo sguardo, come se ciò fosse peccaminoso. Come se ciò non rispettasse le sue rigidi avvertenze sugli uomini.Le tendo la mano, la osserva.Delicatamente sfiora la mia, poi la ritira spaventata, ma capisce  siamo più simili di quel che sembra. Allora riavvicina la sua mano alla mia, e l'afferra.Con maggior decisione. E pian piano la tiro fuori dal suo guscio.Si guarda intorno, spaesata, affascinata dalla coperta blu, con scintille bianche a macchiare la sua bella coperta.
Trovami...

Dov'era?Mi ero riletta le prime due pagine, un paio di volte.Nella disperata ricerca di avere più informazioni.Dove voleva che andassi? Dove voleva portarmi?
Il viaggio in autobus fino al palazzo abbandonato sembrava ormai eterno.E ogni secondo che passava mi consumava come se fossero anni.

Dove sei?”Mi chiedevo, ormai da 24 ore.

Appena scesa dall'autubus, mi precipitai, avventandomi con forza sulle scale anti-incendio.Le percorsi di cosa, contando ogni gradino. La borsa a tracolla continuava a oscillare, mentre le mie gambe sembravano voler cedere, ma la mia mente no.Perciò funzionavano automaticamente.Arrivai li, con il cuore che batteva a dei numeri fuori dalla norma.Il fiato pesante, gembe distrutte, e un attacco al cuore pronto a colpirmi.Ma nonostante ciò, mi feci forza.E senza pensarci troppo camminai velocemente sull'asta, guardando il vuoto sotto di me senza paura.E per la prima volta, capì che del vuoto non ne avevo mai avuto paura. Il solo fatto di essere lontana da lui, era troppo inquietante, e il fatto che se non avessi risolto questo enigma entro cinque giorni e non avrei più avuto occasione di dirgli addio, mi bloccava la circolazione. Congelandomi il sangue, risuchiandomi ogni parte dei miei ricordi con lui, che mi rendeva ancora viva.
Volevo dirgli addio?No...volevo dirgli altro...volevo dirgli TI AMO.Due stupide parole, che necessitavo di confessargli. Avevo resistito ben quattro mesi...troppo lunghi, per due semplice parole. Volevo dirgli che lui era il mio cielo vuoto, da riempire con le nostre stelle.
Lui era la mia luna irraggiungibile.
Lui era il mio errore.
Lui era il brivido.
Lui era il mio ultimo respiro.
Lui era la mia luce costante. Era ciò che non avrebbe mai permesso anche all'ombra di sparire.
Era il mio battito, il mio sorriso, il mio falso infinito.
Ma entrambi sappevamo, che eravamo l'uno l'ultimo peccato  dell'altro.Ma per un  peccato così, così da favola, mi sarei rivissuta centinaia di volte vent'anni di sofferenza.E non mi sarei mai pentita del giorno in cui mia sorella me l'aveva.presentato come il suo falso punk ragazzo. Avrei sempre amato i suoi piercing, tatuaggi, e i suoi abiti da spacciatore.Ricordo ancora il giorno in cui gli dissi che vestito in quel modo, sembrava un vandalo. Ma da quel giorno, erano accadute molte cose, che in passato non avrei mai pensato sarebbero mai potute accadere.Avevo vissuto di più questi 4 mesi, che nei miei 19 anni.
Ed ero terrorizzata dal fatto di perderlo.Ero terrorizzata da questa mia forte affezione per lui.Ero terrorizzata dal fatti che le nostre corde erano così ben legate, che romperle pareva quasi un eufemismo.
Ero folle.Follemente innamorata di un ragazzo che magari non avrebbe mai ricambiato.Era così difficile capire che pensava, prima ti diceva di odiarti, e te lo dimostrava pure, ma dopo poco era li, innocuo come un animale. Ero impazzita, e la luce forte che segnava l'uscita dal manicomio si allontanava sempre di più, e io ero così destinata ad essere rinchiusa nella mia follia e mistica pazzia.
Sorrisi debolmente, quando pensai alla follia di mio padre per mia madre.Solo per il suo amore, era volato dal Giappone, fino a New York, quando aveva scoperto che lei era rimasta incinta.Ora toccava a me, ora dovevo fare io la mia follia.
Solitamente era l'uomo a fare il folle, ma qui non siamo nei romanzi di qualche epoca medievale, siamo nel ventunesimo secolo, in cui la percentuale di follia da parte di uomini e di donne era pari.
Così, ripresi a correre e mio fionadai nella macchina di Clark che mi aspettava.L'avrei trovato a tutti i costi.

“Principessa...aspetta un'altro po' il tuo cavaliere.”
Scrissi un messaggio a Harry, non sapevo se l'avrebbe letto o meno.Ma  volevo solo liberarmi del fastidioso gonfiore al petto, che mi era appena scoppiato nel petto appena ero stata sul tetto.Sentivo il cuore leggero, come se fosse sulla luna, dove la gravità non c'era, poi le farfalle sembravano essere agitate, e il mio sorriso era così spastico che mi sentì come un ebete ubriaca come non mai.
Toccava a me...cosa gli avrei scritto?Mi sentivo pronta per scrivere i miei sentimenti per lui su un fottuto diario?Si sarebbe arrabbiato se io avessi scritto qualcosa di mio nel suo diario?

A/N:Scusate per il ritardo  e gli errori MADORNALI, ma abbiamo troppi compiti!E io sto morendo e facendo fatica a reggere il passo.Comunque ci sarà un sequel.Già m sarà corto, perché la fine di questa storia penso vi lascirerà con un amaro e trauma. vi svelo il nome del sequel
My chemical romace.
Un bacio e date un occhiata alla mia storia, Ghost Town.:*

Blame of the fate  [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora