Capitolo 56

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Christina Perri- A Thousand Years

Pov di Harry.

La sua era bella compagnia.Rideva al momento giusto, in un modo soave e dolce.

«No!Io le odio.»Ridacchiò sistemandosi una ciocca di capelli che le ricadeva sul volto.Nonostante si ostinasse a metterle dietro le orecchie, esse riuscivano sempre a sfuggiare, e in qualche modo a infastidirla.Io la trovavo carina con quelle ciocche ribelli, e cosa che amavo ancor di più era approfittare della situazione sistemandole i capelli dietro le orecchie, e lasciandomi al dolce piacere della sensazione della sua pelle morbida tra le mie dita, quando in qualche modo riuscivo a sfiorarle il viso.

«Quindi?»Mi incitò poco dopo.Tornando seria.Non capivo perché volesse tanto sapere del mio passato.Non c'era nulla di bello della mia infanzia e adolescenza.Ero cresciuto con un padre severo, e una madre amorosa.Se facevo a pugni, papà mi sgridava, mentre mamma mi chiedeva se gli avevo dato una bella lezione.

«No.Non sono il tipo di ragazzo che si innamora e fa coppia fissa.»Risposi, cercando di non far trapelare nulla.

Le sue labbra di piegarono in un sorriso.«Oh ma smettila.Prima mi stavi chiedendo di sposati.»Scherzò

«Se vuoi possiamo, andiamo a Las Vegas?»Chiesi con un sorriso che partiva da un orecchio all'altro.Scoppiò in una fragorosa risata.

«Magari il 30 febbraio.»Mi prese in giro, con tanto d'occhiolino.

«Ci sto.»Risposi come se non sapessi che qualla data non esisteva.Le sue guancia erano colorate di un rosso profondo, che fosse per le risate o per il calore, non mi importava.I suoi occhi ghiaccio erano dilatati, e mi fissavano luminosi, con un sorriso tenero.Erano rari i suoi sinceri sorrisi, ed ero felice di averli scatenati io.Era come una vittoria.Presi il mio diario, e inziai a scarabocchiare qualcosa.Ci scrivevo i miei nuovi sentimenti, con chi nascevano, come Si manifestavano e a chi mi portavano.E senza volerlo mi ritrivavo a scrivere il suo nome.

Ero follemente innamorato di lei, più di quanto un uomo potesse. Più di quanto il sole si illuminasse, e più di quanto il mio cuore mi permettesse.Quando glielo avrei detto?Non si sa.Era arrivata come un uragano e mi aveva trascinato nel suo mondo contorto.E tale era diventata anche la mia mente tormentata, non potevo fare altro che scrivere e scrivere su di lei.Dovevo scaricare via tutti quei pensieri che a parole non in riuscivo a confessarle
, e il miglior modo era scrivere.Se no, sarei letteralmente impazzito e avrei perso anche quel poco di senno che potevo dir di avere.

«Fa caldissimo...»Disse togliendosi la sciarpa di lana.Annuì, perso nel pensare a lei.Era fragile come un piatto di porcellana, ma guardandola dall'esterno, pareva immune a qualsiasi virus umano.Aveva una concezione del bene tutta sua, si ostinava a non innamorarsi, come se l'amore l'avrebbe portata a dipendere da qualcuno. Voleva appartenere a se stessa, e staccarsi dalle persone più care senza nessun afflizione o danno.Non voleva un solo grafio, non voleva provar dolore, soffrire come un comune mortale.Aveva paura della morte, come se fosse ostinatamente vicina a lei.Aveva paura di dover dare la sua anima per qualcuno, le infastidiva non saper quando morire, non sapere il perché tale, e più di tutto ....non aver potuto decidere lei per la sua fine.

Avevo imparato a spegnere i sentimenti, ma non era servì a nulla visto che una tale a me, li aveva riaccesi.

Scrissi.

«Sei inquietante quando fa così...»Disse bevendo il suo succo di varie frutte.

«Perchè?»Chiesi.

Blame of the fate  [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora