Capitolo 8 (4^parte)

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Luke fece una smorfia. «Il passato è passato. Non so cosa dirvi, signori.
Non posso aiutarvi. Non so nulla.»
«Nulla è una parola così generica, così vaga» disse Pangborn con un'espressione melanconica. «Una persona che possiede così tanti libri deve sapere almeno qualcosa.»
«Se volete sapere dove trovare un usignolo a primavera, potrei consigliarvi il manuale che fa per voi. Ma se volete sapere dov'è scomparsa la Coppa Mortale...»
«Scomparsa potrebbe non essere la parola giusta» mormorò mellifluo Pangborn. «Sarebbe meglio dire nascosta. Nascosta da Jocelyn, per la precisione.»
«Può essere. Quindi non vi ha ancora detto dove si trova?»
«Non ha ancora ripreso conoscenza» disse Pangborn graffiando l'aria con una mano dalle lunghe dita. «Valentine è deluso. Desiderava tanto rivederla...»
«Sono certo che la cosa non era affatto reciproca» mormorò Luke.
Pangborn ridacchiò. «Geloso, Graymark? Forse non provi più per lei quello che provavi un tempo...»
Le dita di Clary iniziarono a tremare così forte che dovette intrecciare le mani per farle stare ferme. Jocelyn? Non era possibile che stessero parlando di sua madre!
«Non ho mai provato nulla di particolare per lei» disse Luke. «Due Cacciatori esiliati dai loro simili, era un motivo sufficiente per stare vicini. Ma non interferirò nei piani di Valentine per lei, se è questo che lo preoccupa.» «Non direi che sia preoccupato» disse Pangborn. «Più che altro curioso.
Ci chiedevamo tutti se eri ancora vivo. Se eri ancora umano.»
Luke sollevò un sopracciglio. «E...?»
«Sembri abbastanza in forma» ammise Pangborn con una certa riluttanza. Rimise la statuetta di Kali sullo scaffale. «C'è anche una figlia, vero?»
Luke parve colto di sorpresa. «Cosa?»
«Non fare il finto tonto» ringhiò Blackwell. «Sappiamo che quella puttana ha avuto una figlia. Hanno trovato delle foto nell'appartamento...»
«Pensavo che voleste sapere se io avevo una figlia» lo interruppe tranquillamente Luke. «Sì, Jocelyn ha avuto una figlia. Clarissa. Immagino sia scappata. Valentine vi ha mandati a cercarla?»
«No» disse Pangborn. «Ma ha incaricato qualcun altro.» «Potremmo perquisire questo posto» aggiunse Blackwell.
«Non ve lo consiglio» disse Luke mentre scendeva dalla scrivania. Nel suo sguardo c'era una sorta di fredda minaccia, anche se la sua espressione non era cambiata. «Cosa vi fa pensare che sia ancora viva? Pensavo che Valentine avesse mandato un Divoratore a controllare la casa. Con una buona dose del suo veleno, la maggior parte dei mondani finirebbe in cenere senza lasciare traccia.»
«Un Divoratore è morto» gli riferì Pangborn. «La cosa ha insospettito Valentine.»
«Tutto insospettisce Valentine» disse Luke. «Lo avrà ucciso Jocelyn. Di certo ne sarebbe stata in grado.»
«Può essere» grugnì Blackwell.
Luke scrollò le spalle. «Senti, io non ho idea di dove sia la ragazza, ma per quello che vale credo che sia morta. In caso contrario, a questo punto si sarebbe già fatta sentire. E comunque non è un gran pericolo. Ha quindici anni, non ha mai sentito parlare di Valentine e non crede ai demoni.» Pangborn ridacchiò. «Ragazza fortunata.» «Non più» disse Luke.
Blackwell sollevò un sopracciglio. «Sembri arrabbiato, Lucian.»
«Non sono arrabbiato, sono esasperato. Non ho intenzione di interferire nei piani di Valentine, lo volete capire? Non sono un idiota.»
«Davvero?» disse Blackwell. «Mi fa piacere vedere che nel corso degli anni hai sviluppato un salutare rispetto per la tua pelle, Lucian. Non sei sempre stato così pragmatico.»
«Lo sai, vero» disse Pangborn in tono amichevole «che siamo disposti a scambiare Jocelyn con la Coppa? Consegna garantita a domicilio. Hai la parola di Valentine.»
«Lo so» disse Luke. «Ma non mi interessa. Non so dove sia la vostra preziosa Coppa e non voglio avere a che fare con i vostri intrighi politici. Odio Valentine» aggiunse «però lo rispetto. Ho sempre saputo che un giorno sarebbe tornato e che volendo potrebbe spazzare via qualsiasi avversario. Non ho intenzione di trovarmi in mezzo, quando succederà. È un mostro... una macchina assassina.»
«Senti chi parla» ringhiò Blackwell.
«Suppongo che questi siano i tuoi preparativi per levarti di torno» disse Pangborn puntando un lungo dito sulla borsa di stoffa seminascosta sulla scrivania. «Lasci la città, Lucian?»
Luke annuì lentamente. «Vado in campagna. Preferisco tenere un profilo basso, per un po'.»
«Potremmo fermarti» lo minacciò Blackwell. «Costringerti a restare.»
Luke sorrise e il suo volto si trasformò. All'improvviso non era più il secchione attempato e gentile che aveva spinto Clary sull'altalena del parco e le aveva insegnato ad andare in triciclo. Ora c'era qualcosa di ferino nei suoi occhi, qualcosa di malvagio e freddo. «Provateci.»
Pangborn diede un'occhiata a Blackwell, che scosse il capo una volta, lentamente. Pangborn tornò a voltarsi verso Luke. «Avvisaci, se ti torna all'improvviso la memoria.»
Luke stava ancora sorridendo. «Sarete i primi che chiamerò.»
Pangborn annuì lentamente. «Togliamo il disturbo. Che l'Angelo ti protegga, Lucian.»
«L'Angelo non protegge quelli come me» disse Luke. Prese la borsa di stoffa dalla scrivania e diede un colpetto con le nocche al ripiano di legno. «Vogliamo andare, signori?»
I due sollevarono i cappucci a coprire i loro volti e uscirono dalla stanza. Luke si fermò un istante sulla soglia, si guardò attorno come se avesse l'impressione di aver dimenticato qualcosa, poi uscì e si chiuse la porta alle spalle.
Clary restò dov'era, immobile, ad ascoltare la porta d'ingresso che si chiudeva e poi un tintinnio lontano di chiavi e della catenella, mentre Luke chiudeva il lucchetto. Continuava a rivedere l'espressione del volto di Luke quando diceva di non essere interessato a ciò che sarebbe successo a sua madre.
Sentì una mano sulla spalla. «Clary?» Era Simon, la voce esitante, gentile. «Stai bene?»
La ragazza scosse il capo senza parlare. Si sentiva tutt'altro che bene, anzi, si sentiva come se non dovesse mai più star bene.
«Non va affatto bene.» Era Jace, la voce tagliente e fredda come una scheggia di ghiaccio. Afferrò il paravento e lo spostò con un colpo secco. «Almeno adesso sappiamo chi ha mandato un demone a cercare tua madre.
Quegli uomini pensano che lei abbia la Coppa Mortale.»
Clary sentì che le labbra le si serravano in una linea sottile. «Ma è assolutamente ridicolo. E impossibile.»
«Forse» disse Jace appoggiandosi alla scrivania di Luke. «Intanto però dobbiamo uscire di qui prima che torni Lucian e ci consegni agli uomini di Valentine. Ammesso che lo siano veramente.»
«Luke non lo farebbe mai» disse Clary cercando di trattenere le lacrime. «Non lo farebbe mai. Forse è troppo vigliacco per aiutare mia madre, forse sta scappando via, ma non direbbe loro che sono ancora viva. Finora mi ha sempre protetto.»
Jace la fissava con occhi opachi come vetri affumicati. «Avevi mai visto quei due uomini prima?»
«No.» Clary scosse il capo. «Mai.»
«Lucian sembrava conoscerli. Sembravano amici.»
«Non direi proprio amici» disse Simon. «Direi che stavano tenendo a freno la loro ostilità.»
«Però non l'hanno ucciso» ribatté Jace. «Quindi pensano che sappia più di quanto dice.»
«Forse» disse Clary. «O forse non se la sentono di uccidere un altro Cacciatore.»
Jace scoppiò a ridere, producendo un suono aspro e quasi malevolo che fece rizzare i peli delle braccia di Clary. «Ne dubito.»
Lei lo fissò. «Come fai a essere così sicuro? Li conosci?»
Quando Jace rispose, nella sua voce non c'era più traccia di quella risata. «Se li conosco?» le fece eco. «Puoi dirlo forte. Sono gli uomini che hanno ucciso mio padre.»

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