capitolo 13
LA PERSISTENZA DELLA MEMORIA
«È stata mia madre a farmi questo?» chiese Clary, ma il suo sdegno e il suo stupore non convinsero nemmeno lei. Si guardò attorno e vide la pietà negli occhi di Jace e di Alec... anche Alec lo aveva immaginato ed era dispiaciuto per lei. «Perché?»
«Non lo so.» Magnus allargò le lunghe mani bianche. «Nel mio lavoro non si fanno domande. Io faccio quello per cui mi pagano.»
«Entro i limiti dell'Alleanza» gli ricordò Jace con una voce morbida come la pelliccia di un gatto.
Magnus inclinò il capo. «Entro i limiti dell'Alleanza, certo.»
«E il Conclave non è contrario a questo... a questo stupro mentale?» chiese Clary amareggiata. Nessuno le rispose e la ragazza si abbandonò sul bordo del letto di Magnus. «È successo una volta sola? C'era qualcosa di specifico che lei voleva che io dimenticassi? Sai che cos'era?»
Magnus si mise a camminare a grandi passi verso la finestra, poi si voltò. «Non credo che tu capisca. La prima volta che ti vidi dovevi avere più o meno due anni. Stavo guardando fuori da questa finestra...» picchiettò sul vetro, scatenando una piccola tempesta di polvere e schegge di tempera «... e la vidi che camminava spedita giù per la strada, con in braccio una cosa avvolta in una coperta. Mi sorprese vedere che si era fermata davanti alla mia porta. Aveva un'aria così ordinaria, così giovane.»
La luce della luna tinse d'argento il profilo aquilino di Magnus. «Quando raggiunse la mia porta scostò la coperta. Dentro c'eri tu. Ti mise per terra e tu iniziasti ad andartene in giro, ad afferrare ogni cosa, a tirare la coda al mio gatto... eri una cosetta parecchio vivace. Quando il gatto ti graffiò urlasti come una sirena, così chiesi a tua madre se non avessi per davvero un po' di sangue di sirena. Lei non rise.» Magnus fece una pausa. Ora lo guardavano tutti con grande attenzione, Alec compreso. «Mi disse che era una Cacciatrice. Non aveva motivo di mentire: i marchi dell'Alleanza si vedono anche quando sono sbiaditi dal tempo, sono come cicatrici argentate appena percepibili sulla pelle. I suoi si vedevano ogni volta che si muoveva.» Si massaggiò il glitter attorno agli occhi. «Disse che sperava che tu fossi nata con l'Occhio Interiore cieco... Ad alcuni Cacciatori bisogna insegnare a vedere il Mondo Invisibile. Ma quel pomeriggio ti aveva sorpresa a stuzzicare una pixie che era rimasta intrappolata in una siepe. Aveva scoperto che avevi la Vista. Così mi chiese se era possibile levartela. Accecarti.»
Clary emise un piccolo suono, un sospiro addolorato, ma Magnus proseguì implacabile.
«Le dissi che azzoppare quella parte della tua mente ti avrebbe lasciata danneggiata, probabilmente addirittura pazza. Non pianse. Non era il genere di donna che si mette a frignare per un nonnulla, tua madre. Mi chiese se c'era un altro modo e io le dissi che avrei potuto farti dimenticare le parti del Mondo Invisibile che riuscivi a vedere, anche nel momento in cui le vedevi. L'unica controindicazione era che avrebbe dovuto venire da me ogni due anni per rinnovare l'incantesimo.» «E lo fece?» chiese Clary.
Magnus annuì. «Dopo quella volta ti ho visto ogni due anni... ti ho visto crescere. Sei l'unica bambina che abbia mai guardato crescere in quel modo, sai? Quando fai il mio lavoro non è che sei proprio il benvenuto, dove ci sono bambini umani.»
«Così quando siamo entrati hai riconosciuto Clary» disse Jace.
«Certo.» Magnus sembrava esasperato. «Ed è stato uno shock. Ma tu cosa avresti fatto? Non mi conosceva. Non avrebbe dovuto conoscermi mai. Anche solo il fatto che si trovasse qui significava che l'incantesimo aveva iniziato a dissolversi... E infatti l'ultima visita avrebbe dovuto avvenire circa un mese fa. Quando sono tornato dalla Tanzania sono venuto a casa tua, ma Jocelyn mi ha detto che avevate litigato e tu eri scappata via. Mi disse che mi avrebbe chiamato quando tu fossi tornata da lei, ma» Magnus si produsse in un'elegante scrollata di spalle «non lo ha mai fatto.»
La pelle di Clary venne sferzata da una doccia fredda di ricordi. Si ricordò di quando era sul marciapiede caldo accanto a Simon cercando di riportare alla mente qualcosa che sembrava sfuggirle... Hai visto qualcosa? Sembri distratta. No, niente. Era solo il gatto di Dorothea.
Ma Dorothea non aveva un gatto. «Tu eri lì, quel giorno» disse Clary. «Ti ho visto uscire dall'appartamento di Dorothea. Mi ricordo i tuoi occhi.»
Magnus sembrava sul punto di fare le fusa. «Sono un tipo memorabile, è vero» si vantò. Poi scosse il capo. «Ma tu non dovresti ricordartelo. Appena ti ho visto, ho eretto un incantesimo duro come un muro. Avresti dovuto sbatterci il muso contro... psichicamente parlando.»
Se vai a sbattere il muso contro un muro psichico ti ritrovi dei lividi psichici o un naso rotto psichico?, si chiese Clary. «Se mi levi di dosso quell'incantesimo» disse «sarò in grado di ricordare tutte le cose che ho dimenticato? Tutta la mia vita? Tutta la memoria che mi hai rubato?»
«Non posso farlo.» Magnus sembrava a disagio.
«Cosa?» chiese Jace furente. «Perché no? Il Conclave ti impone di...»
Magnus lo guardò gelido. «Non mi piace che mi si dica cosa fare, piccolo Cacciatore...»
Clary vide quanto a Jace non piacesse essere chiamato "piccolo", ma Alec parlò prima che potesse rispondere. La sua voce era morbida, ragionevole. «Non sai come invertirlo?» chiese. «L'incantesimo, dico.»
Magnus sospirò. «Dissolvere un incantesimo è molto più difficile che crearlo» spiegò. «La complessità di questo incantesimo, la cura che ho messo nel tesserlo... Se facessi anche solo il minimo errore nel disfarlo, la mente di Clary potrebbe restare danneggiata per sempre. E poi» aggiunse «ha già iniziato a svanire. Gli effetti si dissolveranno da soli con il passare del tempo.»
Clary lo guardò. «E a quel punto riavrò tutti i miei ricordi? Tutto quello che è stato portato via dalla mia testa?»
«Non lo so. Potrebbero tornare tutti insieme, oppure un po' alla volta. Oppure potresti non ricordare mai quello che hai dimenticato nel corso degli anni. Ciò che mi chiese di fare tua madre è stata una cosa unica, per quanto mi riguarda. Non ho idea di cosa succederà.»
«Ma io non voglio aspettare.» Clary si strinse forte le mani in grembo, le dita così strettamente intrecciate che le punte divennero bianche. «Per tutta la vita ho sentito che c'era qualcosa che non andava in me. Qualcosa che mancava, qualcosa di danneggiato. Adesso so...»
«Io non ti ho danneggiata.» Questa volta era stato Magnus a interromperla, le labbra ritratte rabbiosamente a mostrare denti bianchi e affilati. «Ogni adolescente del cavolo di questo mondo sente quello che sentivi tu: si sente rotto, fuori posto, diverso, come un principe nato per sbaglio in una famiglia di contadini. La differenza è che nel tuo caso è vero. Tu sei diversa. Forse non migliore... ma diversa. Ed essere diversi non è una passeggiata. Vuoi sapere com'è quando i tuoi genitori sono delle brave persone che vanno in chiesa e tu nasci con addosso il marchio del Diavolo?» Si indicò gli occhi con le dita contratte. «Quando tuo padre rabbrividisce solo a vederti e tua madre si impicca nel fienile, impazzita alla vista di suo figlio? Quando avevo dieci anni mio padre cercò di affogarmi in un torrente. Io lo colpii con tutta la forza della mia mente. Lo carbonizzai dove si trovava. Alla fine andai a rifugiarmi dai sacerdoti della chiesa. Mi nascosero. Dicono che la compassione è un cibo amaro, ma è sempre meglio dell'odio. Quando scoprii cos'ero in realtà, un essere solo per metà umano, mi odiai. E qualsiasi cosa è meglio di questo.»
Quando Magnus finì di parlare calò un silenzio assoluto. Con grande sorpresa di Clary, fu Alec a romperlo. «Non è stata colpa tua» disse. «Non si può decidere come nascere.»
L'espressione di Magnus era impenetrabile. «L'ho superato» disse. «Credo tu abbia capito cosa volevo dire. Essere diversi non è necessariamente un bene, Clarissa. Tua madre stava cercando di proteggerti. Non fargliene una colpa.»
Le mani di Clary si rilassarono un po'. «Non mi importa se sono diversa» disse. «Voglio solo essere quello che sono.»
Magnus imprecò in una lingua che Clary non conosceva. Assomigliava allo scoppiettio di un fuoco. «Va bene. Ascolta. Io non posso disfare ciò che ho fatto, ma posso darti qualcos'altro. Un pezzo di ciò che sarebbe stato tuo se tu fossi stata cresciuta come una vera figlia dei Nephilim.» Attraversò la stanza di gran passo, raggiunse la libreria ed estrasse un pesante volume rilegato di velluto verde mezzo marcio. Sfogliò le pagine spargendo in giro polvere e pezzi di stoffa annerita. Le pagine erano sottili, di una pergamena quasi trasparente, e su ognuna era tracciata una runa nera. Le sopracciglia di Jace si alzarono. «È una copia del Libro Grigio?» Magnus non rispose e continuò a sfogliare le pagine.
«Ce l'ha anche Hodge» osservò Alec. «Me l'ha fatto vedere una volta.»
«Ma non è grigio» non poté fare a meno di far notare Clary. «È verde.»
«Se prendere le cose alla lettera fosse una malattia mortale, tu saresti morta da piccola» disse Jace spazzando via della polvere dal davanzale della finestra e guardandolo come se stesse decidendo se era abbastanza pulito per sedercisi sopra. «"Grigio" è una deformazione dell'antica parola "Grimorio", che indica una conoscenza magica e nascosta. Nel Grimorio sono copiate tutte le rune che l'angelo Raziel scrisse nel Libro dell'Alleanza originale. Non ne esistono molte copie perché ognuna di esse deve essere creata in modo speciale. Alcune rune sono così potenti che brucerebbero la carta normale.»
Alec sembrava colpito. «Io non sapevo tutte queste cose sul Libro.» Jace si sedette sul davanzale con un salto e fece ciondolare le gambe.
«Non tutti dormono durante le ore di storia.»
«Io non...»
«Sì che lo fai, e sbavi anche sul banco.»
«Zitti» disse Magnus, ma lo disse con un tono abbastanza bonario. Infilò un dito tra due pagine del libro, si avvicinò a Clary e glielo depose piano in grembo. «Ora, quando aprirò il libro, voglio che tu studi bene la pagina.
Guardala finché non senti qualcosa cambiare dentro la tua mente.» «Farà male?» chiese nervosa Clary.
«La conoscenza fa sempre male» rispose lui. Si alzò in piedi e lasciò che il libro le si aprisse in grembo. Clary guardò la pagina bianca e la runa nera che si stagliava sopra come una macchia di sangue sulla neve. Assomigliava a una spirale con le ali, ma poi Clary piegò la testa di lato, e allora le sembrò un bastone attorno al quale erano avvolti dei rampicanti. Gli angoli mutevoli del disegno le solleticavano la mente come piume che sfiorano la pelle sensibile. Sentì il brivido di una reazione che la spingeva a chiudere gli occhi, ma li tenne aperti finché non le fecero male e la sua vista si annebbiò. Stava per batterli quando sentì un clic dentro la testa, come una chiave che apre una serratura.
La runa sulla pagina parve mettersi a fuoco con uno scatto e Clary pensò senza volerlo: Ricorda. Se la runa fosse stata una parola, sarebbe stata proprio quella, ma in essa vi era più significato che in qualsiasi parola la ragazza riuscisse a immaginare. Era il primo ricordo infantile della luce che passa fra le sbarre di una culla, il ricordo del profumo della pioggia e delle strade della città, il dolore di una perdita mai dimenticata, la fitta di un'umiliazione ricordata e la crudele smemoratezza della vecchiaia, quando i ricordi più antichi si stagliano con inquietante precisione e gli eventi più vicini si perdono per strada.
Con un piccolo sospiro Clary voltò pagina e poi ancora, lasciando che immagini e sensazioni scorressero in lei. Tristezza. Pensiero. Protezione. Grazia... e poi urlò d'indispettita sorpresa quando Magnus le strappò il libro dal grembo.
«Basta così» decise lo Stregone rimettendo il libro sul suo scaffale. Si pulì le mani dalla polvere sui pantaloni colorati, lasciandovi delle strisce grigie. «Se leggessi tutte le rune in una volta sola, ti verrebbe un gran mal di testa.»
«Ma...»
«La maggior parte dei giovani Cacciatori impara una runa alla volta» spiegò Jace. «Il Libro Grigio contiene rune che non conosco nemmeno io.» «Da non credere...» disse Magnus sottovoce.
Jace lo ignorò. «Magnus ti ha mostrato la runa della comprensione e del ricordo. Serve ad aprire la mente per leggere e riconoscere gli altri marchi.»
«E può anche innescare l'attivazione di ricordi dormienti» aggiunse Magnus. «Ti possono tornare più velocemente di quanto accadrebbe senza la runa. È il massimo che posso fare per te.»
Clary abbassò lo sguardo. «Però continuo a non ricordare niente della
Coppa Mortale.»
«È di questo che si tratta allora?» Magnus sembrava sinceramente sbalordito. «State cercando la Coppa dell'Angelo? Senti, io sono stato in mezzo ai tuoi ricordi e non c'era niente che riguardasse gli Strumenti Mortali.»
«Strumenti Mortali?» gli fece eco Clary. «Io pensavo...»
«L'Angelo diede tre oggetti ai primi Shadowhunters. Una coppa, una spada e uno specchio. La Spada la hanno i Fratelli Silenti, la Coppa e lo Specchio si trovavano a Idris, almeno finché non è arrivato Valentine.»
«Nessuno sa dove si trovi lo Specchio» disse Alec. «Non lo sa nessuno da secoli.»
«A noi interessa la Coppa» disse Jace. «Valentine la sta cercando.»
«E voi volete prenderla prima di lui?» chiese Magnus sollevando un sopracciglio.
«Mi sembrava avessi detto che non sapevi chi è Valentine» fece notare Clary.
«Ho mentito» ammise candidamente Magnus. «Io non faccio parte del Popolo Fatato, sai? Non sono costretto a dire la verità. E solo un idiota si metterebbe tra Valentine e la sua vendetta.»
«È questo che pensi stia cercando? Vendetta?» chiese Jace.
«Direi di sì. Ha subito una tremenda sconfitta e non sembrava proprio...
anzi, non sembra proprio... il tipo di uomo che sa perdere con eleganza.»
Alec guardò Magnus. «Tu eri presente alla Rivolta?»
Gli occhi di Magnus si strinsero sui suoi, blu e verdi. «Sì. E ho ucciso parecchi dei vostri.»
«Parecchi membri del Circolo» lo corresse subito Jace. «Non dei nostri...»
«Se continuerete a rinnegare quanto c'è di brutto in ciò che fate» disse Magnus senza staccare gli occhi da Alec «non imparerete mai dai vostri errori.»
Alec si mise a trafficare col copriletto con una mano e arrossì violentemente. «Non sembri sorpreso di sentire che Valentine è ancora vivo» disse evitando lo sguardo di Magnus.
Lo stregone allargò le braccia. «Voi sì?»
Jace aprì la bocca e poi la richiuse. Sembrava confuso. Alla fine disse:
«Quindi non ci aiuterai a trovare la Coppa Mortale?»
«Non lo farei nemmeno se potessi» disse Magnus. «E comunque si dà il caso che non posso. Non ho idea di dove si trovi e non mi interessa. Solo un idiota, come ho già detto...»
Alec si mise a sedere più dritto. «Ma senza la Coppa non possiamo...»
«Creare altri Shadowhunters, lo so» disse Magnus. «Forse non tutti lo considerano un disastro come voi. Se dovessi scegliere tra il Conclave e Valentine» aggiunse «sceglierei il Conclave. Almeno non ha giurato di eliminare quelli come me. Ma il Conclave non ha fatto niente per meritarsi la mia lealtà assoluta. Per cui questa volta me ne starò a guardare. E adesso, se qui abbiamo finito, vorrei tornare alla festa prima che i miei ospiti inizino a mangiarsi tra loro.»
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Shadowhunters - Città di Ossa
Фэнтезиavevo bisogno di trascrivere la storia per poterla leggere, non è mia, ovviamente🙃