Capitolo 12 (2^parte)

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Si voltò e vide Magnus appoggiato a uno dei pilastri. I suoi occhi brillavano al buio. Clary si guardò intorno e vide che Jace e gli altri si erano allontanati, inghiottiti dalla folla.
Cercò di sorridere. «Cosa si festeggia?»
«Il compleanno del mio gatto.»
«Oh.» Clary si guardò attorno. «E dov'è?»
Magnus si staccò dal pilastro con aria solenne. «Non lo so. È scappato.» Clary non fu costretta a replicare grazie alla ricomparsa di Jace e Alec. Alec aveva un'aria imbronciata, come al solito. Jace portava attorno al collo una fila di piccoli fiori luminosi e sembrava compiaciuto di sé. «Dove sono Simon e Isabelle?» chiese Clary.
«In pista.» Li indicò. Clary riusciva a malapena a vederli ai confini del quadrato ingombro di corpi. Simon stava facendo quello che faceva di solito anziché ballare, ovvero rimbalzare su e giù sulla punta dei piedi, come un pesce fuor d'acqua. Isabelle gli girava attorno flessuosa e sinuosa come un serpente, passandogli le dita sul petto. Lo guardava come se stesse pensando di portarlo in un angolo a fare sesso. Clary si strinse tra le braccia e i suoi braccialetti tintinnarono. Se si mettono a ballare ancora un po' più vicini non avranno bisogno di andare in un angolo, pensò.
«Senti» disse Jace voltandosi verso Magnus. «Noi dobbiamo assolutamente parlare con...»
«MAGNUS BANE!» Quella voce profonda e tonante apparteneva a un uomo sulla trentina sorprendentemente basso. Aveva una muscolatura compatta, con la testa calva perfettamente rasata e il pizzetto a punta. Puntò un dito tremante contro Magnus, il volto chiaro arrossato dalla rabbia. «Qualcuno mi ha messo dell'acqua santa nel serbatoio della moto. È rovinata. Distrutta. Tutti i tubi si sono sciolti.»
«Sciolti?» mormorò Magnus. «Che cosa terribile!»
«Voglio sapere chi è stato.» L'uomo scoprì i denti mostrando dei canini lunghi e appuntiti. Clary li fissò affascinata. Non assomigliavano per niente a come si era immaginata le zanne dei vampiri: erano sottili e acuminati come spilli. «Avevi giurato che questa notte qui non ci sarebbero stati uomini-lupo, Bane.»
«Non ho invitato nessun Figlio della Luna» disse Magnus esaminandosi le unghie coperte di Strass. «È colpa della vostra stupida faida. Se qualcuno di loro ha deciso di sabotare la tua moto, non era un mio ospite, quindi...» offrì al vampiro un sorriso seducente «... non è una mia responsabilità.»
Il vampiro ruggì di rabbia e puntò un dito contro Magnus. «Stai cercando di dirmi che...»
L'indice scintillante di Magnus si mosse leggermente, così poco che Clary quasi pensò che fosse rimasto fermo. Il vampiro si strozzò a metà ruggito e si portò le mani alla gola. Mosse la bocca, ma non ne uscì alcun suono.
«Non sei più il benvenuto» disse pigramente Magnus spalancando gli occhi. Clary notò che le sue pupille erano verticali, come quelle di un gatto. «E adesso vattene.» Distese le dita e il vampiro si voltò come se qualcuno lo avesse afferrato per le spalle e lo avesse girato, dopodiché fendette deciso la folla diretto verso la porta.
Jace fischiò piano. «Notevole.»
«Vuoi dire quella piccola crisi d'asma?» Magnus levò gli occhi al soffitto. «Lo so. Cosa è successo davvero a quella moto?»
Alec emise un suono strozzato. Dopo un istante Clary si rese conto che era una risata. Avrebbe dovuto farlo più spesso, pensò. «Gli abbiamo messo dell'acqua santa nel serbatoio» disse.
«Alec» lo rimproverò Jace.
«Lo immaginavo» fece Magnus con un'espressione divertita. «Siete dei piccoli bastardi vendicativi, eh? Sapete che le loro moto vanno a energia demoniaca. Non credo che riuscirà più a ripararla.»
«Una sanguisuga con un bel ferro in meno» disse Jace. «Ho il cuore spezzato.»
«Ho sentito dire che alcuni di loro riescono a far volare le moto» buttò lì Alec, che per una volta sembrava aver perso il proprio aplomb. Stava quasi sorridendo.
«È solo una vecchia favola» disse Magnus con gli occhi di gatto che scintillavano. «Allora è per questo che vi siete infiltrati alla mia festa? Solo per mandare allo sfasciacarrozze la moto di qualche succhiasangue?» «No.» Jace era di nuovo serio. «Dobbiamo parlarti. Preferibilmente in privato.»
Magnus sollevò un sopracciglio. Cavoli, pensò Clary, eccone un altro.
«Sono nei guai con il Conclave?» «No» disse Jace.
«Probabilmente no» aggiunse Alec. «Ahi!» esclamò lanciando un'occhiataccia a Jace, che gli aveva tirato un calcio negli stinchi.
«No» ripeté Jace. «Possiamo parlare sotto il sigillo dell'Alleanza. Se ci aiuti, tutto ciò che ci dirai sarà confidenziale.»
«E se non vi aiuto cosa succede?»
Jace spalancò le braccia. I tatuaggi delle rune sui suoi palmi si stagliarono neri e ben delineati. «Forse niente. Forse una visita dalla Città Silente.»
La voce di Magnus era miele versato sopra schegge di ghiaccio. «Mi lasci una bella scelta, giovane Cacciatore.» «Non è affatto una scelta» disse Jace.
«Già» riconobbe lo stregone. «È esattamente quello che intendevo.»

La camera da letto di Magnus era un sabba di colori: lenzuola e copriletto giallo canarino che drappeggiavano un materasso steso a terra, un tavolino da toilette blu elettrico con più confezioni di cosmetici di quello di Isabelle, tende di velluto arcobaleno che nascondevano le finestre a tutta altezza e uno spesso tappeto di lana che copriva il pavimento.
«Bel posto» disse Jace spostando una tenda. «Direi che si guadagna bene a fare il Sommo Stregone di Brooklyn.»
«Abbastanza» ammise Magnus. «I fringe benefit però non sono granché. Nessuna copertura dentistica.» Si chiuse la porta alle spalle e vi si appoggiò contro. Quando incrociò le braccia, la sua maglietta si sollevò mostrando un po' del suo stomaco piatto e ambrato. Non c'era traccia di ombelico. «Allora» disse. «Cosa passa per le vostre piccole menti deviate?»
«Non si tratta di loro» intervenne Clary prima che Jace potesse rispondere. «Sono io che ti volevo parlare.»
Magnus le puntò addosso i suoi occhi inumani. «Tu non sei una di loro» disse. «Non fai parte del Conclave. Ma puoi vedere il Mondo Invisibile.»
«Mia madre era un membro del Conclave.» Era la prima volta che Clary lo diceva ad alta voce ed era consapevole del fatto che era vero. «Ma non me l'ha mai detto. Lo ha tenuto segreto. Non so perché.»
«Chiediglielo.»
«Non posso. È...» Clary esitò. «È scomparsa.»
«E tuo padre?»
«È morto prima che io nascessi.»
Magnus si produsse in un sospiro irritato. «Come disse Oscar Wilde, "Perdere un genitore è una tragedia. Perderli entrambi rischia di sembrare distrazione."»
Clary sentì Jace emettere un piccolo sibilo, come se avesse risucchiato dell'aria tra i denti. «Non ho perso mia madre» rispose. «Mi è stata portata via. Da Valentine.»
«Non conosco nessun Valentine» negò Magnus, ma i suoi occhi sfarfallarono come due fiammelle tremolanti di candele e Clary capì che stava mentendo. «Mi dispiace per le tue tragiche vicende personali, ma non vedo come questo possa avere a che fare con me. Se tu mi dicessi...»
«Non può dirtelo, perché non se lo ricorda» disse Jace con un tono secco. «Qualcuno le ha cancellato i ricordi. Così siamo andati alla Città Silente per vedere cosa potevano estrarre i Fratelli dalla sua testa. Hanno ottenuto due parole. Credo tu possa indovinare quali.»
Vi fu un breve silenzio. Alla fine Magnus lasciò che l'angolo della sua bocca si sollevasse un poco. Il suo era un sorriso amaro. «La mia firma» disse. «Quando l'ho fatto sapevo che era un'idiozia. Un atto di vanità...» «Tu hai firmato la mia mente?» disse Clary incredula.
Magnus sollevò una mano e tracciò in aria il profilo infuocato di alcune lettere. Quando riabbassò la mano queste rimasero lì, roventi e dorate, facendo risplendere di luce riflessa i contorti dipinti dei suoi occhi e della sua bocca. MAGNUS BANE.
«Ero fiero del lavoro che avevo fatto su di te» disse lentamente guardando Clary. «Così pulito. Così perfetto. Avresti dimenticato quello che vedevi, anche mentre lo vedevi. Nessuna immagine di pixie o folletti o bestioline dalle lunghe zampe sarebbe rimasta a turbare il tuo irreprensibile sonno mortale. Era così che voleva.»
La voce di Clary era resa più affilata dalla tensione. «Di chi stai parlando?»
Magnus sospirò e al tocco del suo fiato le lettere di fuoco si ridussero in cenere luccicante. Alla fine parlò, e anche se Clary non fu sorpresa dalla risposta, anche se sapeva esattamente cosa avrebbe detto, quelle parole per lei furono un tremendo colpo al cuore.
«Di tua madre» disse Magnus.

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