«Lo hai fatto per essere gentile» disse. «Significa molto, che tu abbia voluto essere gentile con me, anche dopo il modo in cui ti avevo trattata.»
«Credo che Jace si sarebbe arrabbiato parecchio con me, perché avevo mentito, se in quel momento non fosse stato tanto sconvolto» disse Clary. «Anche se meno di quanto si arrabbierebbe se sapesse quel che ti avevo detto prima.»
«Ho un'idea» fece Alec con un sorriso. «Non diciamoglielo. Voglio dire, Jace potrà anche decapitare un demone Du'sien a venti metri di distanza con un cavatappi e un elastico, ma a volte penso che non ci capisca molto delle persone.»
«Direi di no» sogghignò Clary.
Raggiunsero la base della scala a chiocciola che portava sul tetto. «Io non posso salire.» Alec picchiettò una stampella contro un gradino di metallo.
«Non c'è problema. Conosco la strada.»
Lui fece per andarsene, ma poi la guardò un'ultima volta. «Avrei dovuto immaginare che eri la sorella di Jace» disse. «Avete tutti e due lo stesso talento artistico.»
Clary si fermò sul primo gradino. Era stupita. «Jace sa disegnare?»
«No.» Quando Alec sorrise i suoi occhi si accesero come due lampadari blu e Clary capì cosa Magnus trovava di così affascinante in lui. «Scherzavo. Non saprebbe disegnare una linea retta.» Se ne andò ridacchiando e dondolandosi sulle sue stampelle. Clary lo guardò divertita. Un Alec che faceva battute e prendeva in giro Jace era una cosa a cui poteva decisamente abituarsi, anche se il suo umorismo era un po' surreale.
La serra era esattamente come la ricordava, anche se adesso il cielo sopra il tetto di vetro era color zaffiro. Il profumo pulito e intenso dei fiori le schiarì le idee. Respirando profondamente si fece strada attraverso le foglie e i rami.
Trovò Jace seduto sulla panchina di marmo al centro della serra. Aveva la testa abbassata e sembrava si stesse rigirando qualcosa tra le mani. Sollevò lo sguardo, mentre Clary si abbassava per passare sotto un ramo. Jace nascose subito l'oggetto misterioso tra le mani. «Clary.» Sembrava sorpreso. «Cosa ci fai qui?»
«Sono venuta a trovarti» disse lei. «Volevo vedere come stavi.»
«Bene.» Portava dei jeans e una maglietta bianca. Clary vide i lividi non ancora scomparsi del tutto, come ammaccature sulla polpa bianca di una mela. Naturalmente, pensò, le vere ferite erano interne, visibili solo dai suoi occhi.
«Cos'hai in mano?» chiese la ragazza.
Jace aprì le dita. Nel palmo aveva una scheggia d'argento dalla forma irregolare, coi bordi che scintillavano di blu e verde. «Un pezzo del Portale.»
Clary si sedette accanto a lui sulla panchina. «Ci si vede qualcosa?»
Lui la voltò un poco per lasciare che la luce vi scorresse sopra come acqua. «Pezzi di cielo. Alberi. Un sentiero... Continuo a girarlo per cercare di vedere la casa. Mio padre...»
«Nostro padre» lo corresse lei. «Perché vorresti vederlo?»
«Ho pensato che magari sarei riuscito a vedere cosa stava facendo con la Coppa Mortale» disse lui riluttante. «Dove si trovava.»
«Jace... non è più una nostra responsabilità. Non è un nostro problema. Adesso finalmente il Conclave sa cos'è successo, i Lightwood stanno tornando a casa di corsa. Lascia che se ne occupino loro.»
Jace la guardò. Clary si chiese come potessero essere fratello e sorella e assomigliarsi così poco. Non avrebbe potuto avere almeno le sue ciglia lunghe e scure o i suoi zigomi scolpiti? Non era affatto giusto. Jace disse: «Quando ho guardato attraverso il Portale e ho visto Idris, ho saputo esattamente cosa stava cercando di fare Valentine. Ho capito che voleva vedere se avrei ceduto. E non ha avuto importanza... desideravo tornare a casa più di quanto avrei potuto immaginare.»
Clary scosse il capo. «Non capisco cosa ci sia di così eccezionale, a Idris. È solo un posto. Dal modo in cui ne parlate tu e Hodge...» Si interruppe. «Dal modo in cui lui ne parlava, volevo dire.»
Jace chiuse di nuovo la mano attorno alla scheggia. «Lì sono stato felice. È stato l'unico posto in cui sia mai stato veramente felice.»
Clary strappò un rametto da un cespuglio e iniziò a staccargli le foglie. «Hai avuto pena di Hodge. È per questo che non hai raccontato ad Alec e
Isabelle quello che ha fatto veramente.» Jace scrollò le spalle.
«Alla fine lo scopriranno, lo sai, vero?» disse Clary.
«Lo so. Ma non sarò stato io a dirglielo.»
«Jace...» La superficie dello stagno era verde di foglie cadute. «Come potevi essere felice lì? So cosa pensavi, ma Valentine è stato un padre terribile. Ha ucciso il tuo falco, ti ha mentito e so che ti picchiava... non provare nemmeno a fingere che non lo facesse.»
Un vago sorriso comparve sul volto di Jace. «Solo un giovedì sì e uno no.»
«E allora...»
«È stato l'unico periodo in cui io mi sia sentito sicuro di chi fossi. Di quale fosse il mio posto. Sembra stupido, ma...» Sospirò. «Io uccido i demoni perché è la cosa che mi riesce meglio ed è quello che mi è stato insegnato, ma non è quello che sono. E in parte mi riesce bene perché dopo la morte di mio padre io sono stato... libero. Nessuna conseguenza. Nessuno da rimpiangere. Nessuno che contasse nella mia vita per il fatto che aveva contribuito a donarmela.» Il suo volto sembrava scavato nella pietra. «Adesso non mi sento più così.»
Il rametto era ormai completamente spoglio e Clary lo gettò per terra.
«Perché no?»
«Per te» disse lui. «Se non fosse stato per te, avrei seguito mio padre attraverso il Portale. Se non fosse per te, andrei da lui anche adesso.»
Clary abbassò lo sguardo sullo stagno. Le bruciava la gola. «Credevo di farti sentire spaesato.»
«È passato tanto tempo» disse lui. «Ero spaesato all'idea di sentirmi come se appartenessi a qualsiasi posto. Ma tu mi fai sentire come se ci fosse un posto per me.»
Clary sollevò lo sguardo. «Voglio che tu venga con me.»
Lui inclinò la testa incuriosito. C'era qualcosa nel modo in cui i capelli dorati gli si arricciavano sopra le orecchie che faceva sentire Clary stranamente e terribilmente triste. «Dove?»
«Speravo che volessi venire con me all'ospedale.»
«Lo sapevo.» I suoi occhi si strinsero finché non sembrarono i bordi di due monete. «Clary, quella donna...»
«È tua madre, Jace.»
«Lo so» disse lui. «Ma per me è un'estranea. Ho sempre avuto un solo genitore, e se n'è andato. Peggio che se fosse morto.»
«Lo so. E so che non serve a niente dirti quanto è fantastica mia mamma, e che persona affascinante, pazzesca e magnifica è, e quanto saresti fortunato a conoscerla. Non lo sto dicendo per te, lo dico per me. Penso che se sentisse la tua voce...»
«Se sentisse la mia voce...?»
«Potrebbe svegliarsi.» Lo guardò dritto negli occhi.
Jace resse il suo sguardo, poi sorrise. Fu un sorriso un po' storto e malconcio, ma comunque un vero sorriso. «Ricattatrice. Va bene. Verrò con te.» Si alzò in piedi. «Non serve che mi parli bene di tua madre» aggiunse.
«Le so già tutte, le cose belle che la riguardano.»
«Davvero?»
Jace scrollò le spalle. «Ha cresciuto te, no?» Sollevò lo sguardo verso il soffitto di vetro. «Il sole è quasi tramontato.»
Clary si alzò in piedi. «Andiamo all'ospedale. Il taxi lo pago io» aggiunse poi. «Luke mi ha dato un po' di soldi.»
«Non sarà necessario.» Il sorriso di Jace si allargò. «Vieni. Ho una cosa da farti vedere.»
«Ma dove l'hai presa?» chiese Clary guardando la moto appollaiata sul bordo del tetto della cattedrale. Era di un verde acido luccicante, coi raggi cromati e delle fiamme sgargianti dipinte sul serbatoio.
«Magnus si stava lamentando che qualcuno l'ha lasciata davanti a casa sua, dopo l'ultima festa» disse Jace. «E io l'ho convinto a darla a me.»
«E sei volato fino a quassù?»
«Uh uh. Sto diventando abbastanza bravo.» Saltò in sella e le fece cenno di salire dietro di lui. «Vieni, ti faccio vedere.»
«Be', almeno questa volta sai già che funziona» disse lei montando in sella. «Se precipitiamo nel parcheggio di un supermercato ti uccido, lo sai, vero?»
«Non essere ridicola» disse Jace. «Non ci sono supermercati nell'Upper East Side.» La moto si avviò con un rombo che sovrastò la sua risata. Clary strillò e si aggrappò alla sua cintura, mentre la moto schizzava giù dal tetto dell'Istituto e si lanciava in cielo.
Il vento le agitava i capelli mentre salivano, salivano sopra la cattedrale, salivano sopra i tetti dei palazzi e dei grattacieli vicini. E lì la vide, distesa sotto di lei come un portagioie dimenticato aperto, questa città più affollata e affascinante di quanto avesse mai immaginato: c'era il rettangolo di smeraldo di Central Park, dove le corti delle fate si incontrano nelle notti di mezza estate, c'erano le luci dei locali e dei bar di Downtown, dove i vampiri passano la notte a ballare al Pandemonium, c'erano i vicoli di Chinatown, dove di notte si aggirano i licantropi sulle cui pellicce si riflettono le luci della città, e gli stregoni, magnifici con le loro ali da pipistrello e i loro occhi di gatto. E mentre loro due sfrecciavano sopra il fiume, Clary vide sotto la superficie argentata dell'acqua lampi frenetici di code multicolori e il baluginare di lunghi capelli ornati di perle, e sentì la risata acuta e gorgogliante delle sirene.
Jace si voltò per guardarla, col vento che gli scompigliava i capelli. «A cosa stai pensando?» le urlò.
«A quanto è tutto diverso laggiù, adesso che posso vedere.»
«Laggiù è tutto esattamente come prima» disse lui virando verso l'East River. Si stavano di nuovo dirigendo verso il ponte di Brooklyn. «Sei tu che sei diversa.»
Le mani di Clary si avvinghiarono alla cintura di Jace mentre scendevano in picchiata verso il fiume. «Jace!»
«Tranquilla.» Jace si stava divertendo come un pazzo. «So quello che faccio. Non ti farò annegare.»
Lei strinse gli occhi per ripararsi dal vento. «Vuoi mettere alla prova quel che diceva Alec sul fatto che alcune di queste moto possono andare sott'acqua?»
«No.» Riportò verso l'alto il muso della moto, e si allontanarono dalla superficie del fiume. «Credo che sia solo una storia.»
«Jace» disse lei. «Tutte le storie sono vere.»
Non lo sentì ridere, ma la risata di Jace fece vibrare il suo petto per poi trasmettersi alle dita di lei. Clary si tenne forte, mentre lui virava, puntando il muso in avanti e sfrecciando di fianco al ponte di Brooklyn come un uccello liberato dalla gabbia. Lo stomaco di Clary ebbe un sobbalzo, quando il fiume d'argento sparì di colpo e le guglie del ponte le scivolarono via sotto di loro. Ma questa volta Clary tenne gli occhi aperti, per vedere tutto.FINE
STAI LEGGENDO
Shadowhunters - Città di Ossa
Fantasyavevo bisogno di trascrivere la storia per poterla leggere, non è mia, ovviamente🙃