Capitolo 8 (2^parte)

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Jace, ancora occupato con lo stilo, ridacchiò sotto i baffi.
«Tu sei il mio migliore amico» disse Clary. «Non ero arrabbiata con te.»
«Sì, be', però evidentemente non ti sei preoccupata di chiamarmi e dirmi che ti stavi dando da fare con un fighetto biondo tinto che probabilmente hai incontrato al Pandemonium» rispose acido Simon. «Mentre io ho passato tre giorni a chiedermi se non fossi morta.»
«Non mi stavo dando da fare con nessuno» disse Clary, contenta che il buio nascondesse il rossore che le era spuntato in volto.
«E io sono biondo naturale» precisò Jace. «Tanto per la cronaca.»
«E allora cosa hai fatto in questi tre giorni?» chiese Simon con uno sguardo sospettoso. «Hai veramente una prozia che si chiama Matilda e ha preso un virus africano e aveva bisogno di assistenza?»
«Luke ti ha detto veramente una cosa del genere?»
«No, ha detto solo che tu e tua mamma eravate andate a trovare una parente ammalata e che probabilmente il tuo cellulare in campagna non prendeva. Naturalmente io non gli ho creduto. Dopo che mi ha cacciato via, ho fatto il giro della casa e ho guardato dalle finestre del retro. Ho visto che preparava una borsa di stoffa verde, come se dovesse andare via per il weekend. È stato a quel punto che ho deciso di restare da queste parti e tenere gli occhi aperti.»
«Perché? Perché stava preparando una borsa?»
«La stava riempiendo di armi» disse Simon mentre si puliva il sangue dalla guancia con la manica della maglietta. «Coltelli, un paio di pugnali, anche una spada. La cosa strana è che alcune di quelle armi erano luminose.» Guardò Clary, poi Jace e poi di nuovo Clary. Il tono della sua voce era affilato come uno dei coltelli di Luke. «E adesso mi dirai che mi sono immaginato tutto, vero?»
«No» fece Clary. «Non ti dirò niente del genere.» Guardò Jace. Le ultime luci del tramonto accendevano scintille dorate nei suoi occhi. «Ho intenzione di raccontargli la verità» gli disse.
«Lo so.»
«Cercherai di fermarmi?»
Jace guardò lo stilo che aveva in mano. «Io sono vincolato dal giuramento all'Alleanza» disse lui. «Tu no.»
Clary si voltò verso Simon e prese un respiro profondo. «Va bene» cominciò. «Ecco quello che devi sapere.»

Il sole era scomparso all'orizzonte e il portichetto era al buio, quando Clary smise di parlare. Simon aveva ascoltato il suo lungo racconto con un'espressione quasi impassibile e aveva fatto solo una piccola smorfia quando era arrivata alla parte del Divoratore. Lei passò oltre senza troppi dettagli, non troppo ansiosa di rivivere quella notte. Quando ebbe finito di parlare, si schiarì la gola: all'improvviso moriva dalla voglia di bere un
bicchiere d'acqua. «Allora» disse. «Domande?»
Simon alzò la mano. «Oh, certo. E anche parecchie.»
Clary sospirò. «Ok, spara.»
Simon indicò Jace. «Quindi lui è un... come hai detto che si chiamano quelli come lui?»
«È un Cacciatore» disse Clary.
«Un cacciatore di demoni» aggiunse Jace con la sua solita impazienza.
«Uccido i demoni. Non è così complicato, no?»
Simon tornò a guardare Clary. «È tutto vero?» Aveva gli occhi semichiusi, come se si aspettasse che lei gli dicesse che era tutta una bugia e che in realtà Jace era uno psicopatico pericoloso scappato dal manicomio con cui lei aveva deciso di fare amicizia a scopi umanitari.
«È tutto vero.»
Lo sguardo di Simon era concentratissimo. «Ed esistono anche i vampiri? I lupi mannari, gli stregoni e tutta quella roba?»
Clary si mordicchiò il labbro inferiore. «Così mi dicono.»
«E voi uccidete anche loro?» chiese Simon a Jace, che si era rimesso in tasca lo stilo e stava cercando qualche difetto nelle sue unghie impeccabili. «Solo quando fanno i monelli.»
Per un istante Simon se ne restò seduto a fissarsi i piedi. Clary si chiese se non avesse sbagliato a gettargli addosso tutto quel fardello di informazioni. Fra tutti quelli che conosceva Simon era quello con la mentalità più pratica: avrebbe potuto odiare il fatto di venire a sapere una cosa del genere, per la quale non esistevano spiegazioni logiche. Si chinò in avanti, ansiosa, mentre Simon sollevava il capo. «Che figata!» disse lui.
Jace parve stupito quanto Clary. «Che figata?»
Simon annuì con tanto entusiasmo che i riccioli scuri gli saltellarono sulla fronte. «Ma certo! È come Dungeons and Dragons, però vero!»
Jace guardò Simon come se fosse un esemplare di una qualche bizzarra specie di insetti. «È come cosa?»
«È un gioco di ruolo» spiegò Clary. Si sentiva vagamente imbarazzata. «Un gioco dove si fa finta di essere stregoni o elfi e si ammazzano i mostri e roba del genere.»
Jace era sbalordito.
Simon sorrise. «Non hai mai sentito parlare di Dungeons and Dragons?»
«Be', ho sentito parlare dei draghi. Ma sono quasi completamente estinti.»
Simon sembrò deluso. «Non hai mai ucciso un drago?»
«Probabilmente non ha neanche mai incontrato un elfo femmina alta un metro e ottanta con un bikini di pelliccia» disse Clary infastidita. «Piantala, Simon.»
«I veri elfi sono alti una ventina di centimetri» precisò Jace. «E mordono.»
«Ma i vampiri sono fighi, vero?» insisté Simon. «Voglio dire, le vampire sono sexy, o no?»
Clary temette per un istante che Jace potesse saltare addosso a Simon e prenderlo a botte. Invece sembrò pensare un po' alla sua domanda. «Qualcuna forse sì.»
«Che figata!» ripeté Simon. Clary decise che li preferiva quando litigavano.
Jace scese dalla balaustra. «Allora, vogliamo perquisire la casa?»
Simon scattò in piedi. «Pronto! Cosa stiamo cercando?» «Stiamo?» disse Jace. «Non ricordo di averti invitato.» «Jace» sbottò Clary.
L'angolo sinistro della bocca del ragazzo si sollevò leggermente. «Stavo scherzando.» Si fece da parte per lasciarle via libera. «Diamoci da fare.» Clary cercò la maniglia a tentoni, al buio. La porta si aprì facendo accendere la luce del portichetto, che illuminò l'ingresso. La porta che dava sulla libreria era chiusa. Clary provò la maniglia. «È chiusa a chiave.»
«Con il vostro permesso, mondani» disse Jace spostando delicatamente Clary. Prese lo stilo e lo avvicinò alla porta. Simon lo guardò con un certo risentimento. Clary pensò che non sarebbero bastate delle vampire sexy per far sì che Jace gli piacesse.
«È un bel tipo, eh?» borbottò Simon. «Come fai a sopportarlo?»
«Mi ha salvato la vita.»
Simon la guardò. «Come...»
La porta si aprì con un clic. «Et voilà» disse Jace mentre si infilava lo stilo in tasca. Il marchio sulla porta, appena più in alto della testa di Jace, scomparve mentre gli passavano sotto. La porta dava su un ripostiglio con le pareti scrostate. C'erano scatoloni impilati dappertutto, con su scritto a pennarello ciò che contenevano: NARRATIVA, POESIA, CUCINA, STORIA LOCALE, STORIE D'AMORE.
«L'appartamento è da questa parte.» Clary si diresse verso la porta che aveva indicato, all'estremità opposta della stanza.
Jace la afferrò per un braccio. «Aspetta.»
Lei gli rivolse uno sguardo nervoso. «Qualcosa che non va?»
«Non lo so.» Jace si avvicinò lentamente a due pile di scatoloni e fece un fischio. «Clary, è meglio che tu venga a vedere una cosa.»
Lei si guardò attorno. L'unica luce era quella del portico che entrava dalla finestra. «È buio...»
Si accese una luce che riempì la stanza di un bagliore brillante. Simon si voltò sbattendo gli occhi. «Cavoli!»
Jace ridacchiò. Era in piedi su uno scatolone sigillato, la mano sollevata. Nel suo palmo brillava qualcosa e la luce filtrava attraverso le dita chiuse a coppa. «Stregaluce» spiegò.
Simon borbottò qualcosa. Clary si fece strada attraverso gli scatoloni per avvicinarsi a Jace. Il ragazzo era dietro una pila malferma di romanzi gialli e la stregaluce gli inondava il volto di un bagliore inquietante. «Guarda qui» disse indicando un punto più in alto sulla parete. All'inizio Clary pensò che si riferisse a quella che sembrava una coppia di candelabri ornamentali. Quando i suoi occhi si abituarono al bagliore, si rese conto che si trattava di cerchi di metallo attaccati a corte catene, le cui estremità affondavano nella parete. «Sono...»
«Ceppi» disse Simon mentre si avvicinava tra gli scatoloni. «È roba da giochetti sadomaso...»
«Zitto.» Clary gli lanciò un'occhiataccia. «È di Luke che stiamo parlando.»
Jace fece scorrere una mano lungo l'interno di uno dei cerchi di metallo. «Niente giochetti» disse. «Questo è sangue. E guardate qui.» Indicò la parete attorno al punto in cui erano attaccate le catene: l'intonaco era rigonfio. «Qualcuno ha provato a strappare queste cose dal muro. E ci ha dato dentro, direi.»
Il cuore di Clary iniziò a martellarle il petto. «Pensi che Luke stia bene?»
Jace abbassò la stregaluce. «Penso che faremmo bene a cercare di scoprirlo.»
La porta dell'appartamento non era chiusa a chiave e conduceva al salotto di Luke. Nonostante le centinaia di libri che c'erano in negozio, anche l'appartamento ne era pieno. Gli scaffali arrivavano fino al soffitto, con i volumi parcheggiati in doppia fila. Si trattava perlopiù di libri di poesia e narrativa, tra cui parecchi romanzi fantasy e gialli. Clary ricordò di avere letto tutte le infinite La saga di Prydain in quella stanza, acciambellata davanti alla finestra mentre il sole calava sull'East River.

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