Corro. Per quale motivo lo faccio? Non ne ho idea. So solo che ho fretta di tornare nella mia stanza e allora corro, come se avessi il diavolo in persona alle calcagna, come se potessi far scorrere il tempo con maggiore rapidità.
Non ho idea di quando riceverò il mio premio e non riesco a pensare ad altro. È difficile immaginare cosa possa essere. Di sicuro non qualcosa di banale e neanche di prevedibile.
Dopo un po' sono costretta a rallentare il passo perché non ho più fiato. È troppo tempo che non mi alleno e la mia resistenza è diminuita. Allora cammino, in fondo sono quasi arrivata, qualche minuto in più non cambierà le cose. So che la mia sorpresa è già nella mia stanza ad aspettarmi, anche se non è ancora sera. Troverò un pacchetto sul letto? Oppure sarà davanti la porta?
Mentre la distanza si accorcia ad ogni passo la mia agitazione aumenta. Non so il motivo per cui sono nervosa. In fondo una sorpresa non è una cosa da temere, eppure, per un motivo che non so spiegare, questa situazione mi mette ansia.
Arrivo al dormitorio con il fiato corto, percorro il corridoio, apro la porta della stanza, cerco la mia sorpresa. Non c'è. Niente davanti la porta, niente sul letto, niente sulla scrivania. Possibile che io mi sia sbagliata?
«Ciao Sam. » Sento salutare alle mie spalle. Questa voce. Possibile che sia lei?
Mi volto e un caschetto di capelli biondi mi appare davanti gli occhi. Clarisse mi sorride con i suoi splendidi occhi azzurri a salutarmi. « Hai tagliato i capelli! » La saluto, le salto al collo.
Lei ride, ricambia l'abbraccio. Mi squadra da capo a piedi. « Stai iniziando a trovare il tuo stile, eh? »
Scuoto la testa. « Questo è tutto merito di Natascia. » Mi schernisco, ma a Clarisse è difficile mentire. « Non è quello che indossi a renderti diversa. » Osserva. « Una consulenza su come vestire te la può dare chiunque. Trovare te stessa è un'altra cosa. »È seria, troppo per i miei gusti, allora cerco di cambiare discorso, perché non ho voglia di una seduta introspettiva. Voglio solo godere della sua compagna. Inizio a tempestarla di domande.
«Come sei arrivata? Ti ha portata Kyle? Da quanto tempo sei qui? Hai già incontrato Daniele? »
Clarisse ride, si avvicina mi abbraccia, stringe forte. « Sei un piccolo miracolo Sam, lo sai? »
Per qualche istante restiamo a godere l'una la presenza dell'altra. Clarisse inizia a raccontarmi tutto quello che è accaduto dopo la mia partenza. La scomparsa di Kyle, la necessità che anche lei non si facesse più vedere in giro. Mi dice di essersi nascosta in un casolare di campagna sperduto in montagna per evitare di essere riconosciuta e di essersi imbattuta in un giovane agricoltore di poche parole ma molto attraente. Non lo dice, non in modo esplicito, ma io capisco al volo che si è innamorata di quest'uomo completamente differente dalle persone cui è abituata. Sono felice per lei, nel vederla così sorridente, così evidentemente eccitata.
«E come mai sei venuta qui? Perché non sei rimasta con il tuo Giorgio? »
Lei sospira, abbassa lo sguardo. « Non è così semplice Sam. » Sussurra.
«Perché? È sposato? » Chiedo. È evidente che lei è cotta a puntino. Se anche lui prova lo stesso sentimento per me la strada è quella di "E vissero per sempre felici e contenti. "
«No. Non è sposato. » Mormora. « È cocciuto più di un mulo. »
«Ah, capisco. » Dico, poi scuoto la testa. « In realtà non capisco un tubo. » Aggiungo subito dopo.
Lei mi guarda con una luce di determinazione nello sguardo. « Ha bisogno di capire come si sta senza di me. » Afferma sicura. Io la guardo con una sottile invidia. Vorrei essere come lei, bella come lo è lei, determinata come lo è lei, sicura di sé come lo è lei, sensibile come lo è lei. La lista sarebbe lunghissima.
«Non avere fretta. » Dice d'un tratto Clarisse.
Come fa? Mi legge nel pensiero? «Sam ci sono passata prima di te. Ognuno cresce con i suoi modi e i suoi tempi, ma le prove da superare sono le stesse. Non è difficile riconoscerle una volta superate, ma non pensare mai che per me sia stato facile. » Aggiunge.Non è difficile ascoltarla e le sue parole sono come un balsamo su una ferita aperta. Parliamo ancora, di cose futili e non e io godo della sua presenza.
«Sono felice che Kyle mi abbia fatto questa sorpresa! » Osservo d'un tratto. È la verità, sono felice, anche se mi aspettavo qualcosa di diverso. Qualcosa che riguardasse noi due.
«Sono felice anch'io di averti rivista. » dice Clarisse. « Che ne dici di andare a fare un giro da qualche parte? È un secolo che non faccio shopping, mi accompagni? »
Dire che sono un'amante dello shopping è come dire che Cristo è morto di freddo. Per Clarisse però sono disposta a fare un'eccezione. « Non conosco tanti posti. » La avverto. « Non importa. » Risponde lei. « Ho fatto io un po' di ricerche. » Mi dice facendomi l'occhiolino e dimostrando di conoscermi bene.Partiamo insieme all'assalto dei negozi. Andiamo in metro fino in centro e iniziamo il nostro giro. Clarisse sta divinamente anche con uno straccio indosso e costringe anche me a provare diversi capi. Pantaloni che non siano jeans, gonne, magliette, vestiti corti e lunghi.
«Ecco. Questo sembra fatto apposta per te. »
Osservo l'abito che Clarisse ha tra le mani. È bellissimo, nero, lungo, a tubino, con una trasparenza sulla parte anteriore, una scollatura vertiginosa sulla schiena e uno spacco che parte sulla coscia per arrivare fino ai piedi. È molto elegante.
«Provalo. »
Io la guardo con sospetto, poi lo prendo perché il vestito è troppo bello per non meritare di essere indossato almeno per cinque minuti.
Vado nel camerino, mi svesto, lo indosso. Carino, non bellissimo come avrebbe potuto sembrare dato che è sul mio corpo. Esco dal camerino e Clarisse mi studia con occhio clinico. « Via il reggiseno. » Ordina facendomi girare di schiena. « Ci vuole un bel tacco» Dichiara. Va impetuosa verso la commessa, si fa dare una scarpa all'altezza della situazione come dice lei, a me sembra anche un po' più alta del dovuto e mi costringe a indossarla.Quando questa volta esco il risultato è differente: la commessa sbarra gli occhi mentre Clarisse si illumina.
«Caro? » Sento chiedere la donna del camerino accanto il mio. « Come sto? »
Non sento alcuna risposta. «Mauro smettila di sbavare! » Protesta la donna. Mi volto e mi rendo conto che quello che probabilmente è il marito è impalato a guardare me. Solo quando si rende conto di essere stato colto sul fatto si riscuote e torna con evidente rammarico a prestare attenzione alla sua signora.
Clarisse ride sotto i baffi e io con lei. Sì. Sono bella con questo vestito.
«Lo devi prendere. » Ordina Clarisse.
Io scuoto la testa. Non è proprio economico ed ho già preso diversi capi, più di quanti io sia abituata.
«Non saprei quando metterlo. » Obietto.
«Ah, no? » Il tono che usa, la luce nel suo sguardo mi mette sull'allerta. Una morsa mi stringe lo stomaco all'improvviso. Sa qualcosa che io non so.
Prende il cellulare e fa una chiamata proprio di fronte a me.
Appena rispondono mi passa il cellulare.
«Pronta? » È Kyle e l'emozione mi investe come un treno.
«Pronta per cosa? » Chiedo.
«Per la tua sorpresa. »
«Non era Clarisse la sorpresa? »
Lo sento ridacchiare alla cornetta. « Davvero pensavi potessi essere così banale?»
No. Lui non è mai banale, mai scontato.
«Ti voglio tutta per me questa sera. » Aggiunge prima di chiudere la conversazione. Resto con il cellulare in mano, guardo Clarisse. Sono tutta un subbuglio ora, potrebbe anche venirmi in infarto in questo momento e neanche me ne accorgerei.
«Prendiamo il vestito e finiamo la tua preparazione. Sono sicura che sarà una bella serata per te questa sera. »
Annuisco come un ebete. Non ho la forza di fare nient'altro.
Squilla il mio cellulare, lo prendo come un automa, è arrivato un nuovo messaggio. Gemo in silenzio. È da parte di Kyle.Dato che sei una donna coraggiosa sotto il vestito niente.
Ecco, è arrivato il colpo di grazia.
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Il mio nome è Samantha Rush (In revisione)
ChickLitAvevo sempre odiato i cattivi ragazzi e lui era il peggiore: spocchioso, arrogante, tenebroso, arrivato a scuola scortato dalla polizia. Avrei dovuto sotterrare il mio senso di giustizia e lasciarlo a marcire nella melma da cui era arrivato, invece...