Qual è la cosa più soddisfacente di questi ultimi minuti? Vedere Mandy che sbuffa come un treno a vapore per essersi fatta soffiar il professore da sotto il naso o avere Kyle al mio fianco?
Vorrei poter dire che è una bella lotta, ma in realtà di quello che pensa, dice, fa, la mia carissima compagna di corso non me ne importa niente. Lo stesso non posso dire per il tipo che mi cammina a fianco con il solito piglio strafottente. È di certo più tranquillo di me che sono rigida come una corda di violino, in attesa che accada qualcosa o che faccia qualcosa.
«Non hai la nausea.» Osserva con voce piatta Kyle. Non è una domanda la sua, è un'affermazione secca.
«Dice di no?» Ribatto.Un mezzo sorriso gli fa sollevare un angolo della bocca. «Dico di no. »
Gongola e mentre io gli lancio un'occhiata di sbieco mi rendo conto che è passato dal lei al tu con la sua consueta sfacciataggine. Eh, no! Non va bene per niente.
«Non crede di prendersi un po' troppa confidenza, professore? »Lo sto provocando, vero? Sì, lo sto facendo. È più forte di me. Con lui è sempre stato così. Kyle che rimane impassibile e io che lo prendo a schiaffi, in modo metaforico, mi agito, lo graffio, urlo, mi dibatto.
«Confidenza? » Ghigna. «Credi che mi stia prendendo troppa confidenza Samantha? »
Anche questo non è cambiato. La sua capacità di mettermi a terra con una sola singola frase, un solo sguardo, una sola parola. Dovrei urlargli in faccia che non ha nessun diritto di usare il mio nome a suo piacimento, ma non mi concede il tempo di pensare troppo alle sue parole a qualcosa da ribattere o a come comportarmi, mi afferra per un gomito costringendomi a voltare in un altro corridoio.
«L'infermeria non è da questa parte. » Provo ad oppormi, ma lui non mi lascia via di scampo. Non si prende neanche la briga di rispondermi. Continua a trascinarmi dove dice lui, per i corridoi ormai deserti, con uno cipiglio che non promette niente di buono. Volevo un confronto? Bene. Sembra che lo avrò. Tra qualche minuto.
Non facciamo molta strada, perché appena giriamo in altro angolo Kyle si blocca e mi impedisce con un braccio di proseguire.
Forse in un'altra vita me ne starò buona buona ad assecondare i suoi desideri, ma non è questa quella vita e se mi viene vietato di fare qualcosa io reagisco nel modo opposto. Mi metto on piedi sopra la sua spalla per scorgere chi o cosa non voglia che io veda e mi basta uno sguardo, solo un'occhiata fugace per riconoscere chi c'è più avanti: John e Natascia. Lei è rossa come un peperone, sprizza fiele dagli occhi, lui se ne sta impassibile di fronte a lei.
Non posso vedere altro, riesco solo a sentire l'ultima frase della mia amica.
«E ti aspetti che io non dica niente a Sam? Per quale motivo non dovrei dirglielo? »
E la risposta di John.
«Perché le vuoi bene. »Rimango a bocca aperta per un secondo, forse uno di troppo perché Kyle mi afferra per la vita e mi impedisce di andare dai miei amici e creare un pandemonio.
«Lasciami! » Urlo contro di lui cercando di liberarmi dalla sua presa. Non ottengo risultati, Kyle è molto più forte di me. Questo però non mi impedisce di contrastarlo con tutti i mezzi. Mi divincolo tirando calci, pugni, schiaffi, agitandomi e facendo più confusione possibile.
In lontananza mi sembra di sentire rumore di passi, un'imprecazione, ma potrei essermi sbagliata concentrata come sono a contrastare la mia personale montagna umana.
«Cos'è che mi nascondono Natascia e John? Cosa? » Continuo ad inveire mentre vengo trascinata sempre più lontano.«Kyle!» Urlo.
«Non sono più il tuo professore? Ghigna. « Non mi sono prese troppe confidenze con te? »
Inutile. Ogni mia resistenza è inutile e lui lo sa, perché continua a tenermi nella sua morsa senza dimostrare neanche un briciolo di fatica. Per lui è semplice come rubare le caramelle ad un bambino spingermi contro il muro e tenermi contro la gabbia del suo torace di ferro.
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Il mio nome è Samantha Rush (In revisione)
Literatura FemininaAvevo sempre odiato i cattivi ragazzi e lui era il peggiore: spocchioso, arrogante, tenebroso, arrivato a scuola scortato dalla polizia. Avrei dovuto sotterrare il mio senso di giustizia e lasciarlo a marcire nella melma da cui era arrivato, invece...