Capitolo 42

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Kyle POV

Scatto in piedi non appena la Signora Rush lascia il salotto. Misuro la stanza a grandi passi, avanti e indietro, senza posa, poi mi fermo di fronte alla finestra. Osservo il paesaggio innevato senza vederlo. Ma quanto tempo ci mette? Scuoto la testa. Devo darmi una calmata. Sono un fascio di nervi e l'ultima cosa che voglio è aggredirla. Devo stare calmo, parlarle con tranquillità. Voglio solo aiutarla, in fondo. L'attesa è lunga una vita ma non c'è niente di peggio che vederla comparire nel vano della porta. Tutto diventa immobile, incolore, privo di vita.

Non c'è più. Samantha non c'è più, è diventata un fantasma. Pensavo di sapere cosa aspettarmi. Pensavo di essere preparato a tutto, in fondo l'ho vista tormentare se stessa nel letto per tutti questi giorni. Invece no. Ho solo ingannato me stesso. Ho chiuso gli occhi di fronte a tutto. Il buio, le coperte, mi hanno dato una mano a nascondere bene la verità e adesso che ce l'ho davanti gli occhi voglio solo distruggere qualsiasi cosa mi capiti a tiro. Deglutisco, non riesco a distogliere lo sguardo dalla sua figura mentre lei non tocca neanche il pavimento per quanto è leggera.

«Ciao Kyle. » La sua voce è un bisbiglio ma mi costringe a tornare padrone dei miei sensi. Devo controllarmi. Tremo di collera, ma riesco ad articolare comunque una frase di circostanza.

«John Gabrieli è stato sospeso per una settimana. Niente espulsione....»

«Bene. » Sospira lei di sollievo. Guardami, cazzo, perché non mi guardi? Barcollo. Non ci riesce. Non riesce a sostenere il mio sguardo. Quegli occhi che mi hanno sempre sfidato, non ci sono più. Vorrei che mi prendesse a schiaffi, che mi urlasse contro che sono un coglione, qualsiasi cosa sarebbe meglio di questo silenzio pesante come un macigno che la schiaccia un po' di più ad ogni secondo che passa.

« Sono venuto a vedere come stai. » Riesco a mormorare.

«Bene. » Ripete ancora. Sorrido amaramente mentre scuoto la testa. Non si rende conto...

«Quand'è stata l'ultima volta che ti sei guardata allo specchio? » La voce mi esce un po' più secca di quanto vorrei. «Non puoi dire di stare bene.» La vedo trasalire e mi pento immediatamente delle mie parole. Ho esagerato? Sembra così fragile come se anche una folata di vento potesse spezzarla irrimediabilmente. Ma Samantha non smette mai di stupirmi.

«La cosa non ti riguarda. » Dice raddrizzando le spalle. Per un secondo, solo per un secondo rivedo l'ombra della ragazza appassionata e bellissima che è stata fino a qualche giorno fa, ma scompare troppo in fretta dietro uno sguardo vitreo privo di qualsiasi espressione. «Ti ho spiegato che è meglio se non ci vediamo per un po', non saresti dovuto venire. » Aggiunge ma ancora non riesce a guardarmi negli occhi. Le trema leggermente la voce.

«Credi veramente che basti un messaggio su un cellulare per liberarti di me? » Dolce Samantha, dovresti averlo capito che quello che ci lega non può essere cancellato. Puoi scappare, puoi negarlo, ma appena abbasserai la guardia tornerà a galla, ti renderai conto che è sempre stato lì, non è andato mai via, che non lo farà mai.

«Se non ti basta un messaggio te lo dico in faccia. » Continua decisa. «Non voglio vederti mai più. » Mi guarda negli occhi questa volta. Sostiene il mio sguardo a lungo senza vacillare. Eccola di nuovo. La scintilla nel suo sguardo. Combatte con me in questo momento anche se non sono io il suo nemico. Ma non importa. Se l'unico modo per aiutarla è questo lo farò.

«Non mi vedrai mai più, allora. » Dico con calma accarezzandola con lo sguardo. Tu non mi vedrai. Sarò solo io a vederti. Non ti perderò più d'occhio neanche per un secondo d'ora in poi.

Ma la mia delicatezza sembra essere troppo per lei. Si piega su se stessa, come se avesse esaurito tutte le energie. «Bene. » Bisbiglia. «Vattene. »

Il mio nome è Samantha Rush (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora