Capitolo 18

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Mercoledì terzo giorno.

Sì. Lo so. Avevo giurato a me stessa che oggi sarei rimasta a casa, al sicuro, e invece eccomi qua ad attraversare questo lungo corridoio come se lo stessi facendo per la prima volta, perché ogni volta è come se fosse la prima. Un misto di terrore, curiosità ed eccitazione mi brucia dentro ed io non posso semplicemente far finta che non esiste. Devo andare avanti. Ancora per un altro giorno. Solo un altro.  

La palestra è deserta come sempre a parte Daniele che, semi-sdraiato su una panca imbottita, solleva un bilanciere dandomi le spalle. É davvero in forma splendida e, concentrato com'è nei suoi esercizi, non si è accorto della mia presenza così posso rimanere a guardarlo mentre lui a dorso nudo continua ad alzare e abbassare la barra metallica facendo flettere i muscoli delle spalle e delle gambe in un perfetto connubio di potenza e elasticità.  

Mi avvicino di soppiatto cercando di non fare rumore e quando sono sufficientemente vicina gli sussurro in un orecchio: «Ciao.» Lui lascia la sbarra di scatto e salta in piedi come una molla.

«Cazzo, Samantha. Vuoi farmi prendere un infarto?»

Io rido a crepapelle e lui non riesce a rimanere arrabbiato a lungo. Si passa una mano fra i capelli bagnati di sudore e scuote la testa.

«Credevo non saresti venuta.»

«Hai molta fiducia in me, vero?»

Lui scoppia a ridere. «Forse sono stato troppo buono e i muscoli non ti fanno abbastanza male.» sogghigna.

«Al contrario! » Dico stiracchiando la schiena. «Sono tutta un dolore ma ho pensato che se avessi saltato anche solo un giorno probabilmente non sarei venuta più e non volevo gettare la spugna.» Mentre lo dico ad alta voce capisco che è questa la verità che non volevo affrontare. Gli sorrido mentre lui continua a guardarmi dapprima stupito poi sempre più ammirato.

«Te l'ho già detto che mi piaci?» chiede mettendomi subito in imbarazzo. Devo fare sforzo sovraumano per riprendermi ma in qualche modo riesco anche a sembrare naturale mentre rispondo: «Non ancora ma sembra che tu sia ancora in tempo.»

Lui fa un gran sospiro.

«Peccato che non ti posso toccare neanche con un dito.» Non mi tocca fisicamente ma il suo sguardo è piuttosto eloquente. Possibile che io gli piaccia veramente? Decido di fare una prova.

«Forse tu non potrai toccarmi...» Ancheggio verso di lui, e quando gli sono di fronte gli accarezzo una guancia. «Ma io posso toccare te.»

Mentre lui fa quasi un salto indietro andando a sbattere contro la panca io sorrido soddisfatta. Non so da dove è saltata fuori questa seduttrice impertinente ma la sensazione di potere che infonde è inebriante. Daniele non la pensa come me. Il suo sguardo è diventato cupo e sta serrando i denti con tale forza da far scricchiolare la mascella.

«Mi vuoi morto, Sam.» sibila irritato non so se con me o con se stesso. Sorrido e magnanima decido di lasciarlo andare.

«Inizio con la corsa?» Lui grugnisce un sì mentre afferra la T-shirt e se la posa sulla spalla.

«Vado a farmi una doccia.» annuncia dirigendosi verso l'uscita. «Fredda.» aggiunge.

Salgo sul tapis roulant con un sorrisetto malizioso perché ho appena capito un concetto fondamentale: posso decidere di sfruttare l'attrazione fisica a mio vantaggio. Chissà se sarei in grado di farlo con Kile. Scuoto la testa. No, con lui no. È impossibile.

Dopo un'ora di sfiancanti esercizi sono pronta a gettare la spugna. Daniele si è vendicato facendomi lavorare il doppio degli altri giorni e ormai credo di non avere più neanche un briciolo di energia in corpo.

Il mio nome è Samantha Rush (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora