Kyle POV
Eccolo finalmente lo stronzo. Imbecille. Solo uno come lui può pensare di andarsene a passeggio in un quartiere come questo, con i suoi abiti firmati, la sua bella macchina appena uscita dal concessionario e uscirne indenne! Infatti è già stato accerchiato da tre ladruncoli di strada. Mi dispiace per loro ma questo coglione è mio. Non permetterò a nessuno di privarmi del divertimento di spaccargli le ossa una a una.
Cazzo. Devo darmi una mossa. Lo hanno già spinto in un vicolo e accerchiato.
«Da dove vieni fighetto? Facci vedere cosa hai nelle tasche.»
Lo spintonano ma Nesh non reagisce. Lo stupratore dei miei coglioni se la sta già facendo sotto dalla paura. E' stato facile prendersela con una ragazza indifesa, vero? Adesso non è così semplice. Non reagisce neanche quando gli sfilano il portafoglio dalla tasca sghignazzando. Sì, pulitelo per bene, tanto non avrà più bisogno di soldi. Sottoterra non gli serviranno a granché.
« L'orologio. Toglilo.» lo incalzano. Lui non protesta. Esegue senza proferire parola, come se la cosa neanche lo riguardasse.
«Un po' misero come bottino per un figlio di papà come te.» sentenzia quello che sembra essere il più sveglio dei tre rigirando il rolex tra le mani. «Dovremmo lasciarlo in mutande, non credete?» dice un altro rivolto ai suoi compari ridendo sguaiatamente. Il terzo invece è di poche parole. Sferra un pugno che raggiunge Nesh allo stomaco.
Osservo la smorfia di dolore che gli torce la bocca, il corpo piegato in due e ancora lui non da cenno di reazione. Non lo fa neanche quando gli viene assestato un altro pugno al fianco.
E' il momento di intervenire. Non permetterò a nessuno di togliermi il sacrosanto diritto di massacrarlo. Solo io posso farlo. Carico come un toro. Afferro il primo delinquente che mi capita sotto tiro e lo allontano facendolo atterrare a due metri di distanza. Gli altri due reagiscono rapidamente attaccandomi contemporaneamente ma io sono troppo su di giri. Nessuno dei loro colpi mi raggiunge. Li schivo con facilità. Pivelli. Sono prevedibili o forse sono io che ho combattuto per salvarmi le chiappe così tante volte da farlo sembrare uno scherzo. Non ho problemi a centrarli. Bastano due pugni ben assestati e se la stanno già dando a gambe. Bene. Adesso lui è mio.
Con l'adrenalina che mi scorre a fiumi nelle vene mi volto verso Nesh. Corri, scappa, penso girandomi a guardarlo dritto in faccia ma esulto interiormente quando lui rimane inchiodato all'asfalto.
«Abbiamo un conto in sospeso noi due.» Il mio corpo freme per l'imminente combattimento. «Difenditi.» Gli ordino avanzando inesorabilmente verso di lui. Non ha scampo. Lo farò a pezzi. Io lo so e dal suo sguardo vitreo direi che ne è consapevole anche lui. Ho solo bisogno che mi assesti qualche colpo come si deve per darmi una svegliata. Ho bisogno di sentire il sapore del mio sangue in bocca prima di far scorrere il suo a fiumi. Lui se la sta facendo sotto dalla paura. Rimane impalato a guardarmi.
«Alza quelle cazzo di braccia.» ringhio fra i denti ma Nesh non si muove. Bella tattica. Forse crede che se non si difende io lo lascerò in pace. Illuso. L'immagine di Samantha che scende le scale di casa sua, mi passa per un attimo davanti lo sguardo e non ci vedo più dalla rabbia.
Espiro tutta l'aria che ho nei polmoni e gli assesto un pungo in pieno viso. Il crak delle sue ossa è musica per le mie orecchie. Il setto nasale è andato. «Difenditi.» Urlo ancora ma lui non si muove. Stronzo del cazzo. In un attimo gli sono ancora addosso con una scarica a due mani. Sinistro, sinistro, poi gancio destro in pieno torace. Sì. Finalmente posso sentire i suoi rantoli di dolore. Finalmente il suo sangue mi sporca le mani, ma non mi basta. Continuo a picchiare, picchiare, sempre più forte accanendomi contro il suo corpo inerme. Quando mi fermo per riprendere fiato lo guardo. Non ha più una faccia, è una maschera di sangue. Il piacere sublime di questa visione è offuscato solo dalla luce che gli illumina lo sguardo. Che cazzo ha da essere felice? Sembra soddisfatto forse anche più di me. Mi avvento nuovamente su di lui e lo afferro per il bavero della giacca per osservarlo bene.
Lo stronzo non si è difeso. Mai. Neanche un secondo. Ha lasciato che io lo massacrassi di botte senza fare una piega. Allora capisco. Questo fottutissimo stronzo ha anche una coscienza che gli rimorde e mi sta usando per ripulirsela.
«Finisci quello che hai iniziato.» bisbiglia infatti Nesh e io lo scaravento sul marciapiede disgustato. Mi ha privato anche del gusto di spezzarlo in due.
«Credi di potertela cavare così? Credi veramente che sia così semplice?» gli urlo in faccia. Il suo gemito di dolore improvvisamente non mi da più soddisfazione. Invece il lampo di paura che gli attraversa lo sguardo quando lo lascio andare, quello è tutta un'altra cosa.
Prendo il cellulare e compongo il numero del 118. «Un ragazzo è stato picchiato a sangue.» dico conciso all'operatrice. Gli comunico i dati tecnici e riaggancio.
Adesso Zaccaria Nesh è completamente disperato. Credeva veramente che lo avrei ucciso? Sì. Lo avrei fatto ma non posso dargli questa soddisfazione no?
«Vuoi pagare? Vuoi veramente farlo? Allora devi guardarla in faccia e vedere il male che le hai fatto.» Credevo di aver visto tutto. Ma il terrore misto a rimpianto che gli si dipinge sul volto sono così intensi da farmi quasi avere pietà di lui. Quasi.
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Il mio nome è Samantha Rush (In revisione)
ChickLitAvevo sempre odiato i cattivi ragazzi e lui era il peggiore: spocchioso, arrogante, tenebroso, arrivato a scuola scortato dalla polizia. Avrei dovuto sotterrare il mio senso di giustizia e lasciarlo a marcire nella melma da cui era arrivato, invece...