67 - Considerazioni

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Il risultato della bravata di ieri sera è stato un nulla di fatto per me, o quasi. In realtà c'è più di qualche considerazione da fare. Primo: qualsiasi cosa stiano tramando Kyle e John è coinvolto anche quella zucca vuota di Logan. Secondo: ho un lasciapassare perpetuo per il locale di ieri sera, di cui continuo a non ricordare il nome. Terzo: devo vedere Natascia e capire se lei è riuscita ad avere qualche informazione in più, perché non ho la più pallida idea di dove abbia passato la notte e con chi.
Che mi debba preoccupare? Nessun messaggio, nessuna idea di dove sia.
Con questi pensieri funesti mi aggiro per i corridoi della scuola. Se c'è una cosa a cui non mi abituerò mai sono questi dannati armadietti. Io non sono una scassinatrice, non riuscirei neanche a rubare le caramelle ad un bambino. Poi per quale motivo dovrei rubare la caramelle ad un bambino non si sa. Fatto sta che ho la necessità impellente di poggiare il tomo di letteratura che porto in braccio e prendere quello ben più abbordabile di matematica. Ma è una lotta tra me e il mio armadietto che si risolve per il momento in un uno a zero. Uno per l'armadietto, zero per me. Se lo prendo a martellate dite che se ne accorgerà mai nessuno? Se avessi un martello potrei anche fare un tentativo, ma si da il caso che il mio zainetto ne sia sprovvisto in questo momento. Prendo un appunto: inserire un martello nel corredo scolastico. Oppure...un dolore sordo mi si incastra tra le costole. Neanche tanto tempo fa ho avuto un problema analogo con la catena del mio motorino. Kyle. Solo pensare a lui mi fa stare male. Non riesco a capirlo. Perché deve essere sempre così complicato? Se lui fosse qui aprirebbe questo coso in un batter di ciglia. No. Meglio che non ci sia. Mi troverebbe con le difese abbassate e io non voglio fargli vedere la mia fragilità, il potere che da sempre esercita su di me.
«Qualcosa non va signorina Rush? »
Non è possibile! L'ho evocato con la forza del pensiero? Eppure lui è qui davanti a me, con il suo mezzo sorriso imprudente, lo sguardo attento ad ogni mia mossa, i capelli scompigliati e quel fascino da bello e dannato che mi fa tremare le ginocchia. Solo averlo di fronte mi fa venire la febbre al cuore. Tutti i motivi per cui dovrei avercela con lui scompaiono, disintegrati dalla sua presenza magnetica.
Kyle si avvicina, traffica solo un istante con il mio armadietto e lo apre come se niente fosse ed io sono in paradiso. Se dovessi immaginarlo l'Eden non potrei farlo in maniera differente. Lui con me, che mi sta vicino, mi protegge e che mi dà la possibilità di spalmarmigli addosso come la nutella sul pane per essere il suo dolce preferito, quello di cui non può più fare a meno.
«Dove sei stata ieri sera? »
Bastano queste poche parole ad infrangere la mia bolla. « A dormire. » Mento sapendo di mentire, ma neanche tanto. In fondo, dopo, sono andata a letto. Dopo. Kyle si appoggia con una spalla agli armadietti e mi osserva mentre faccio il cambio dei libri.
«Bugiarda. » Sussurra con un sorriso strafottente stampato in faccia.
«Non sono bugiarda. » Protesto. « Poi a te cosa importa quello che faccio? » La solita provocatrice che è in me. So che reagirà, lo vedo nello sguardo torbido che mi indirizza. E, forse non dovrebbe piacermi quello sguardo, invece lo adoro. Fermo, deciso, inequivocabile. Mi prende il mento con una mano, me lo fa sollevare, si avvicina e il cuore mi esce dal petto. Cosa vuole fare? Baciarmi di fronte a tutta la scuola? Non può, lo sappiamo entrambi eppure, nonostante tutto, io lo desidero. Fallo, gli dico con lo sguardo. Fallo. Purtroppo per me Kyle è più bravo di me a resistere alla tentazione. Lascia la presa, fa un passo indietro e sorride. La campanella suona in questo istante interrompendo qualsiasi cosa potesse accadere tra di noi.
«È in ritardo signorina Rush. Non varrà prendere una nota di demerito vero? » Potrei urlare, pestare i piedi a terra, distruggere tutto e non infrangerei neanche per un istante la corazza di ferro che ha di nuovo indossato. Lui se ne va, come se niente fosse e io sbatto la porta dell'armadietto con tutta la forza che ho in corpo. Perché fa così? Perché?  Sono costretta a dirigermi verso l'aula di matematica applicata e a subire gli sguardi curiosi dell'intera classe dato che sono in ritardo.
I posti migliori sono già tutti occupati e mi ritrovo gomito a gomito con una ragazza di colore, con una marea di treccine in testa. Lei mi chiede come mi chiamo, mi dice che seguiamo altre lezioni insieme. Non so cosa dirle. Sono sempre stata imbranata nei primi approcci di una conversazione e oggi ho la testa un po' altrove.  Sono anche preoccupata per Natascia. Le avrò lasciato decine di messaggi che lei non ha nemmeno visualizzato.

Così lascio che sia la mia vicina a parlare, a riempire i vuoti che io non so colmare.  E poi,  poco dietro di lei c'è il cugino di John, lui e tutta la sua corte di palloni gonfiati. Per fortuna non rientro in nessuna delle categorie di persone che sono di suo interesse, quindi non mi devo preoccupare neanche di dargli un saluto. Sono rumorosi. Il professore è costretto a riprenderli spesso, fanno solo battutine idiote e quando vengono interrogati rispondono idiozie anche alle domande più elementari.
L'ora si trascina a fatica. Io tento con tutte le mie forze di seguire la spiegazione, ma il pensiero di Kyle si insinua dentro la mia testa contro la mia stessa volontà.

Dopo cinquanta interminabili minuti il professore libera i ranghi e io mi appresto a radunare i miei libri sul banco. Sono lenta e svogliata, la mia nuova conoscenza se ne va  e io rimango l'ultima ad uscire dalla classe. Almeno così pensavo. 
Il caro Logan sembra abbia appena deciso che esisto e si sistema nel banco di fianco al mio. Mi guarda soltanto, non apre bocca.
«Rush. » Esordisce prima che io riesca a uscire. « Sembra che io ti abbia sottovalutata. » Osserva.
Mi giro verso di lui sbattendo le ciglia.
«Tu sottovaluti un sacco di gente e  sopravvaluti troppo altra. » gli faccio notare.
È uno schiaffo in faccia? Forse lo è e lui lo incassa come farebbe con un pugno nello stomaco:  stringe i denti, assottiglia lo sguardo, per un secondo temo che mi voglia strangolare. Invece sfoggia un mezzo sorriso.
«Anche tu mi sottovaluti Rush.  » Si alza in piedi.
Lo guardo. Ci guardiamo.« Che cavolo vuoi insinuare? » Lo rimbrotto. «Solo quello che ho detto. » Mormora senza aggiungere altro.
Alzo gli occhi al cielo. 
Non siamo amici noi due, siamo poco più che conoscenti, quindi perché mi ha rivolto la parola? Mi metto le mani sui fianchi.
«Taglia corto Logan, cosa vuoi? »
Lui si stringe nelle spalle. «Io? Da te? Niente. »
«Allora per quale motivo non mi hai evitata come al solito? »
Lui si siede sul banco di fronte a me, con una gamba penzoloni e la fa dondolare senza parlare, per tenermi sulle spine perché sa che sto aspettando.
«Perché io so qualcosa che tu vuoi sapere. Il punto è: cosa sei disposta a fare per farmi parlare? »
Spalanco la bocca. È serio?  Davvero sarebbe disposto a tradire Kyle e John? Sì, da uno come lui ci sarebbe  da aspettarselo ciononostante fa male.
«Cosa vorresti? » Chiedo anche se una vaga idea di cosa potrebbe volere me la sono fatta.
Lui sembra leggermi nel pensiero. Gli lancio uno sguardo di traverso. Possibile che ci sia un briciolo di qualcosa sotto i vestiti firmati e l'aria da fighetto? Logan scoppia a ridere. « Non voglio scoparti Rush.»
«Non sono alla tua altezza? » Lo provoco incrociando le braccia sul petto.
Lui scuote la testa. « Non è quello il problema. Sanders mi taglierebbe le palle e me le farebbe ingoiare se anche solo ti toccassi con un dito,  quindi passo. »
A questo punto la questione diventa ingarbugliata. «Allora cos'è che vuoi?E che informazioni hai da darmi? »
Lui prende lo zaino e se lo porta su una spalla serio.
«Tu cos'è che vuoi sapere? » Mi incalza.
Per una volta la memoria mi assiste. « Voglio sapere cosa ci facevi ieri sera al sun, insieme a Kyle e John. » Sputo fuori.  Logan si abbassa verso di me fino a starmi a un dito dal viso.
«E la domanda che sorge spontanea è: tu come fai a sapere che eravamo al sun ieri sera? »
A questo punto lo stronzo se ne va troncando sul posto la conversazione e io capisco di essere stata appena giocata. Non aveva intenzione di dirmi niente, mi ha solo provocata per avere la conferma che fossi io quella che aveva visto al locale. Non era sicuro e voleva una conferma solo questo. Capisco  ora che aveva ragione: l'ho sottovalutato.




Il mio nome è Samantha Rush (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora