Capitolo 56

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«Samantha?»

E' la voce di mia madre? E' così tanto tempo che non è lei a svegliarmi che mi sembra di sognare ancora. Guardo la sveglia e mi metto seduta di scatto scostando le coperte dal letto. E' tardissimo! Se non mi sbrigo perderò l'autobus!

Con un'energia che avevo dimenticato di possedere mi catapulto in bagno rinunciando definitivamente al piacevole tepore che mi ha avvolta tutta la notte. Mentre mi lavo la faccia, mi guardo allo specchio. C'è qualcosa di diverso in me anche se non so dire di preciso cosa sia. Le occhiaie si sono un po' attenuate e quel senso di costante spossatezza che è stato mio fedele compagno in questi giorni sembra ormai del tutto scomparso. «Vedi Sam? » Dico alla mia immagine riflessa. «Ce la farai. »

Ora però devo sbrigarmi. L'autobus non aspetta me. Zaino, giubbotto, forse riesco ad afferrare qualcosa da mettere sotto i denti mentre corro alla fermata.

Scendo le scale di corsa e faccio una volata verso la cucina ma il suono di alcune voci mi paralizza, facendomi restare sulla soglia. Forse sto ancora dormendo perché seduto al tavolo della mia cucina c'è Kyle che chiacchiera come se nulla fosse con mia madre sorseggiando un caffè.

«Buongiorno Sam. » mi saluta lei non appena mi vede.

«Tu che diavolo ci fai a casa mia?»

«Sam! » mi rimprovera mia madre. «Ti sembra questo il modo di salutare un ospite?» Non la degno di uno sguardo. Sono troppo concentrata ad osservarlo. Se ne sta lì seduto, con un piede a terra e l'altro penzoloni, su uno sgabello che sembra a stento a contenere la sua stazza, affascinante e tenebroso come al suo solito.

«Sto aspettando una risposta. » lo incalzo.

Con esasperante lentezza lui porta la tazzina alle labbra, la sorseggia lentamente, senza fretta, e solo quando ha terminato si gira a guardarmi.

«Ti accompagno. »

«No.»

«Non era una richiesta la mia.»

Con la grazia di un felino si alza e viene verso di me per fermarsi solo quando mi è ormai di fronte. So quello che sta cercando di fare. Vuole dominarmi con il suo fisico imponente ma io non ho nessuna intenzione di fargli capire che ci sta riuscendo. Alzo il mento spavalda e lo fronteggio.

«Ho detto di no.» ribatto secca.

«Samantha, ormai hai perso l'autobus e io non ti posso accompagnare... » interviene mia madre.

Faccio un passo indietro ma Kyle mi precede, afferrandomi per un gomito. «Non si preoccupi signora Rush penso io a Samantha. » Senza darmi alcuna possibilità di replica, prende il mio zaino da terra e mi trascina verso l'uscita.

«Credevo che dovessi starmi alla larga. » Cerco di opporre resistenza puntando i piedi a terra ma scivolo inesorabilmente.

«La situazione è cambiata.» borbotta mentre chiude con eccessiva delicatezza la porta di casa.

«E da quando in qua vai così d'accordo con mia madre?»

«Non so. Magari da quando ha capito che per te mi getterei anche sotto un tir in corsa.»

Mi divincolo, non lo seguo e lui si gira di scatto e mi scruta da capo a piedi. Qualcosa è cambiato, come se avesse abbattuto una barriera, mi divora senza freni, senza limiti. E' completamente focalizzato su di me, nei miei occhi ma non solo. Accarezza con lo sguardo ogni dettaglio del mio corpo quasi volesse divorarmi.

«Vieni.» Mi tende una mano e io, stordita dalla sua presenza eseguo senza un'esitazione. La stretta della sua mano è salda, calda, morbida, avvolgente, ma invece di accompagnarmi verso la sua auto mi attira fra le sue braccia.

Il mio nome è Samantha Rush (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora