Capitolo 12 (Parte 2)

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Mentre io continuo a fulminare Kile con lo sguardo Clarisse mi afferra per un braccio e mi trascina verso un lungo corridoio luminoso in marmo bianco su cui si aprono ogni tanto delle porte.

«Questo è il mio studio.» dice aprendo e chiudendo rapidamente la prima porta. Procede in ordine mostrando, il bagno, altri due uffici, una sala piena di attrezzature. Quando mi rendo conto che non mi trovo in un semplice appartamento non posso fare a meno di chiedere:«Ma che posto è questo?» Lei non risponde apre l'ennesima porta.

«Qui c'è la palestra.» mi informa mostrando una sala enorme piena di attrezzi di ogni tipo: tapis roulant, cyclette, stepper, bilancieri, panche.

Clarisse avanza sicura e io le trotterello dietro. Oltre all'area con gli attrezzi, ci sono altre due stanze più piccole adibite a palestra per l'attività motoria. La parete che da sull'esterno è costituita da un'enorme vetrata mentre quella sul fondo è tappezzata di specchi. «Ti piace?» prosegue Clarisse lasciandomi libera di curiosare. Entro svogliatamente: gli specchi mi mettono a disagio così mi sforzo di non guardare la mia immagine riflessa. Non c'è molto da vedere. Il pavimento ricoperto di parquet chiaro è perfettamente lucido tanto da farmi temere di poterlo rovinare con le scarpe. Quando alzo lo sguardo, vedo Clarisse che mi osserva in silenzio e, come una bambina colta in fallo, avvampo di imbarazzo prima di fuggire verso l'uscita.

«Da questa parte c'è la spa ma c'è tempo per visitarla.» dice Clarisse mentre torniamo indietro in silenzio. Di fronte la porta del suo ufficio lei si ferma con la mano appoggiata sulla maniglia.

«Avresti voglia di fare qualcosa per me?» Io la guardo perplessa ma la seguo all'interno. Una imponente scrivania in mogano è posta al centro della stanza e attorno ad essa ci sono varie poltroncine e due divani in pelle uno di fronte l'altro.

Clarisse estrae un foglio bianco e una penna da un cassetto e lo fa scivolare davanti a me.

«Sei sicura di voler conquistare il tuo Zac?» Annuisco silenziosamente.

«Allora su questo foglio voglio che tu scriva da un lato tutti i tuoi difetti fisici e dall'altro i tuoi pregi.» Senza aggiungere altro si alza e si dirige verso l'uscita.

Quando arriva sulla porta aggiunge: «Prenditi pure tutto il tempo di cui hai bisogno ma cerca di essere accurata.» Rimango a fissare la porta chiusa con un blocco allo stomaco per non so quanto tempo. Poi la mia attenzione viene catturata dal foglio bianco. Prendo la penna e inizio a pensare. Meglio cominciare dai difetti, sono i più semplici da elencare.

I capelli sono una foresta incolta che non ne vuole sapere di assumere una piega. Lo scrivo, mi sembra un buon inizio.

Viso. Senza infamia e senza lode. Cosa dovrei scrivere? Viso non particolarmente attraente.

Seno. Qui so alla perfezione qual è il difetto: troppo grosso. Dovrei anche aggiungere che un seno è vistosamente più grande dell'altro? Preferisco soprassedere.

Corpo. Troppo grasso. Gli immancabili rivoletti che si possono afferrare con le mani non sono proprio una vista piacevole.

Gambe. Peli superflui in abbondanza. Un vero orrore. Direi che il quadro mi sembra esaustivo.

Passiamo ai pregi. Tamburello un po' con la penna sul tavolo. C'è qualcosa che mi piace di me? Non proprio ma non posso lasciare il foglio completamente immacolato no? Mentre mangiucchio il retro della penna arriva l'ispirazione: tutti mi dicono sempre che ho delle belle labbra piene e carnose. Scrivo questo: Belle labbra.

Soddisfatta di aver terminato il mio compito esco con il foglio stretto in mano con la testa tra le nuvole a rimuginare su altri pregi da aggiungere. É difficile elencare i propri pregi quando non si è propriamente una top-model.

Il mio nome è Samantha Rush (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora