Capitolo 53

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La speranza si fa beffe di me. Mentre recuperiamo i cappotti e i miei genitori fanno gli ultimi saluti, il mio cuore continua a sperare di vederlo entrare di corsa dalla porta per stringermi tra le sue braccia e non lasciarmi mai più, come nel più romantico dei film. Sarebbe meraviglio. La scommessa è vinta e lui, presentandosi all'ultimo secondo, riuscirebbe ancora a tenere il mio cuore sul palmo della mano.

Ma non accade nulla di tutto questo. Allora perché continuo a sperare? Quando varco la soglia di casa guardo alla scala che porta alla mia camera con apprensione. E se fosse lì? In fondo è entrato e uscito quando e come ha voluto per così tanto tempo. Invece niente. Deserto. Con una lentezza esasperante mi spoglio, infilo il pigiama e quando ormai sono quasi le tre di notte rimango a fissare la parete di fronte. Neanche una lacrima mi riga le guancie, credo di averle terminate tutte. Ho avuto la mia conferma e adesso voglio solo fare l'ultimo passo e poi andare oltre.

Prendo il cellulare e compongo il suo numero. Non mi interessa se siamo nel cuore della notte, tanto non risponderà neanche.

«Samantha.» la voce dall'altra parte della cornetta non è la sua, la riconoscerei tra mille.

«Chi sei?» chiedo irritata. «Kyle dov'è?»

«Sono Daniele. Come stai, Sam?» riconosco una nota di ansia ma fingo di non averla sentita.

«Ho passato una serata ... interessante. Lui dov'è?»

«E' qui ma in questo momento non può rispondere.»

«Perché? E' troppo impegnato a scoparsi la sua ultima fiamma?» chiedo sarcastica.

«Sam ...» Che cavolo vuole da me Daniele? Devo anche farmeli piacere i suoi colpi di testa? Sono stufa, sono solo stufa.

«Digli che lo voglio incontrare. Dobbiamo parlare.» Un respiro profondo e poi silenzio. Dopo qualche interminabile secondo Daniele riprende.

«Vieni domani mattina da Clarisse.»

Riaggancia subito e io rimango a guardare il telefono per un tempo interminabile. E' ora di infilarsi sotto le coperte, almeno per stare al caldo, tanto so già che dormire è pura utopia.

Quando arrivo da Clarisse il giorno seguente non sono arrabbiata. Ho superato il limite fisico di furia bestiale e sono passata allo stadio successivo: il gelo dell'artico. Mi accoglie scura in volto e, senza dire una parola, mi indica la direzione in cui devo andare.

Kayle è nel solito studio ma non è il Kyle che conosco. Ha la barba non rasata, un po' lunga, i capelli in disordine e i vestiti stropicciati come se non li avesse tolti per dormire. Si tiene la testa fra le mani in gesto di disperato tormento. E' come una pugnalata al cuore, sempre dolorosamente bello. Troppo bello per me. Irraggiungibile. Come ho potuto anche solo sperare che fosse veramente interessato a me? Utopia. Non c'è altra risposta. Un groppo mi si mette in gola ma lo ricaccio indietro con prepotenza.

Appena mi vede , scatta in piedi per venirmi incontro ma si blocca quando io faccio un passo indietro.

«Stai bene?» Lo squadro da capo a piedi.

«Meglio di te a quanto sembra.» Un'espressione sarcastica gli solca il volto.

«E' stata una lunga notte.» osserva triste poi si passa una mano tra i capelli. «Ti ha ... fatto del male?» balbetta incerto.

«Ti interessa saperlo?»

Rimane inorridito dalla mia domanda. La sua faccia stravolta dovrebbe essere per me la migliore vendetta, invece sono la solita idiota.

Il mio nome è Samantha Rush (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora