Capitolo 39

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«Sam, qui è successo un casino. » La voce di Natascia al telefono è trafelata quasi stesse correndo. «Eravamo d'accordo che avrebbe mantenuto la calma e invece... » continua a blaterare come se io dovessi sapere di cosa sta parlando.

«Lo ha preso a pugni, ti rendi conto? » urla come una forsennata.

«Nat? Di cosa diavolo parli? »

«John ha preso a pugni Kyle. » Silenzio. Forse non ho capito bene. Ci deve essere un'interferenza o qualche altra distorsione nella comunicazione perché quello che ha appena detto è assurdo.

«Puoi ripetere scusa?»

«John ha preso a pugni Kyle. Adesso lo stanno portando dalla preside. » Un brusio di voci sovrasta quella della mia amica mentre io scatto a sedere.

«Stanno portando Kyle dalla preside? » chiedo con voce malferma.

«No, stanno portando John dalla preside... »

«Dalla preside? » ripeto esterrefatta. Faccio fatica a ragionare. John. Pugni. Kyle. Preside. Ma che cavolo significa tutto questo?

«Sì. Dalla preside. » Ripete Natascia. «E' nei guai fino al collo.» La sento rispondere affannata. Preside non ospedale. Questa può essere considerata una buona notizia, no?

«Sì, ma sta bene?» mi accerto.

«Non ha neanche un graffio. » Sbuffa Natascia. Non capisco la sua irritazione, sembra quasi che le dispiaccia. «Dio Samantha è un casino e accendi quel cavolo di cellulare! » mi rimbrotta. Sì. Mi ha chiamata sul fisso, non so che fine ha fatto il mio cellulare. Poi lo vedo sulla scrivania, in bella vista. «Ma perché...?» inizio a chiedere ma vengo bruscamente interrotta.

«Devo andare, Sam. Ti aggiorno appena posso.»

Con fatica metto le gambe giù dal letto. John non ha mai fatto a botte in vita sua, ne sono certa. E' un fautore della non violenza e per difendersi trova strade ben più cervellotiche. Il fatto che abbia aggredito qualcuno è assurdo, Kyle poi, cosa può mai avergli fatto? E' tutto troppo strano. Ho troppe, troppe domande e nessuna risposta. La testa mi scoppia, le forze non mi sono ancora tornate, non so cosa fare per capire quello che è successo e soprattutto perché è successo.

Basta! Basta crogiolarsi nell'autocommiserazione. E' ora di tornare con i piedi per terra, abbandonare questo dannato letto e tornare a vivere.

Eppure raggiungere il cellulare con le gambe traballanti che mi ritrovo è un'impresa titanica. Il telefono è lentissimo pieno com'è di messaggi non letti. Solo di Zac ce ne sono 247. Il solo pensiero che abbia il coraggio di mettersi in contatto con me mi disgusta.

Di Kyle nessuna traccia. Meglio così, cerco di ripetermi, non avrei saputo come comportarmi con lui, ma non è vero. Il suo silenzio mi ferisce. Non è colpa sua, so che non lo è. Non ha mai cercato di sembrare diverso e mi ha ripetuto fino allo sfinimento di non metterlo su un piedistallo. Sono io che l'ho idealizzato. Lui è Kyle Sanders. Va e viene quando vuole, fa solo quello che ritiene più opportuno e non rende mai conto a nessuno delle sue azioni, neanche a me.

Guardo rapidamente gli altri messaggi dei miei compagni. John non risponde e neanche Nat ma io devo sapere che cosa sta succedendo. Devo trovare una buona fonte d'informazione. Un momento. Come si chiamava la mia presunta testimone di nozze? Amina, Katia, Francesca? Pensa, Sam, pensa. Inutile non mi ricordo. Ma devo trovarla.

Eccola qua. Micaela. Un nome più semplice no, vero? Le mando subito un messaggio. «Potresti dirmi cosa è successo oggi a scuola?»

Lei non risponde immediatamente invece arriva una chiamata da un numero che non conosco. Non riesco neanche a rispondere perché riagganciano subito. Poco dopo ricevo un nuovo messaggio.

Il mio nome è Samantha Rush (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora