Capitolo 51

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Le giornate scorrono lente ma inesorabili e, arrivata al sabato, alle sette di sera sono ancora indecisa su cosa fare. John e Natascia mi hanno invitata ad andare a ballare ma uscire con loro è stomachevole. Sono sempre appiccicati a farsi gli occhi dolci. Bleah! Anche Alessandro mi ha invitata però una seconda uscita da soli, di sabato, mi sembra prematura per entrambi.

E così eccomi qui, davanti la porta di casa a salutare i miei genitori che escono per andare ad una festa organizzata dalla società per cui lavora mio padre.

«Potresti venire con noi.» Prova ad insistere ancora una volta mia madre, ma io la incenerisco con un'occhiataccia. Andare ad una festa con mamma e papà è una sventura ancora peggiore che rimanere da sola, anche se la festa a cui partecipano è l'evento mondano della stagione, anche se mia madre sta sudando freddo al pensiero di lasciarmi da sola, anche se farò la figura della sfigata.

«Faremo tardi, cara.» Caro papà. So che anche lui è preoccupato, ma riesce a mascherarlo meglio della mamma mentre la trascina verso la porta.

«Ciao.» Cerco di liquidarli spingendoli oltre la soglia.

«Se hai bisogno di qualcosa...» C'è una nota di disperazione nella voce della mamma, ma io tengo duro, annuisco e inizio a chiudere.

«Non faremo tardi.» continua lei da dietro la porta quando ormai manca solo uno spiraglio.

«Divertitevi.» dico risoluta prima di girare la chiave nella toppa con un sospiro di sollievo.

Un po' di tranquillità! Finalmente! Ho la casa a disposizione tutta per me. Gironzolo un po', apro il frigo, spizzico, poi devo affrontare lo spinoso problema del come riempire queste ore. Ho diverse alternative in realtà. Guardare un film, leggere un libro, navigare su internet, giocare alla play, ma nessuna mi alletta. Mi siedo sul divano davanti al fuocherello scoppiettante che mio padre ha ravvivato prima di uscire. Le lingue di fuoco mi catturano, mi affascinano, mi ipnotizzano e mi trascinano verso una direzione che non vorrei prendere.

Kyle . In nessun momento della giornata riesco ad accantonare completamente il pensiero di lui. Ci provo, ma lui subdolo torna a galla. Quando va meglio lo spingo nell'angolo più remoto della mia mente, ma quando ho anche solo un attimo per riflettere, lui ritorna prepotentemente a impadronirsi dei miei pensieri, delle mie viscere, del mio cuore.

Pian piano scivolo sul divano e mi raggomitolo su me stessa. Ho freddo, anche se sono di fronte al fuoco. Prendo una coperta e me la avvolgo attorno. Sarà una lunga serata. Non ho dubbi.

Lo squillo del cellulare mi fa sobbalzare. Mia madre. Alzo gli occhi al cielo. Saranno appena arrivati a destinazione e già inizia a rompere?

«Senti mamma....» protesto di getto senza lasciarla parlare. So già cosa vuole sapere, che cosa sto facendo, se ho mangiato a sufficienza, le solite stupidaggini.

«C'è un problema.» esordisce invece lei catturando tutta la mia attenzione.

«Un problema?»

«Tuo padre ha accennato a qualcuno che eri a casa da sola e ....» non riesco a capire le ultime parole.

«Mamma? Non ti sento. Mamma?» Riaggancio. Richiamerà e infatti...

«La linea è disturbata, Sam, preparati, tuo padre sta venendo a prenderti per potarti qui da noi.»

«No.» urlo indignata. Non sono stata abbastanza chiara? Non se ne parla neanche.

«Senti, Samantha.» dice mia madre spazientita. «Questa non è una richiesta è un ordine. E' per il lavoro di tuo padre. Ti spiegherà tutto lui mentre venite qui.» continua decisa smontando la mia protesta.

Il mio nome è Samantha Rush (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora