Qualche volta bisogna ammettere la sconfitta. Qualche volta è necessario fare un passo indietro e riconoscere i propri errori senza attribuire colpe ad altri. Questo è uno di quei giorni. E fa male.
Odiare Logan però non mi aiuterà, odiare John è impossibile e odiare Kyle equivarrebbe ad odiare me stessa.
Questa assurda sensazione che tutto mi stia sfuggendo di mano, di non poter trattenere nulla e nessuno, mi si è appiccicata addosso come un chewing gum sotto la suola delle scarpe e non ne vuole sapere di staccarsi. Chewing gum e non gomma da masticare perché sono sempre un'espatriata.
Se non fosse per le lezioni che per qualche breve istante mi distraggono dai tarli che ho nella testa e nel cuore potrei anche impazzire.
Di Natascia ancora nessuna traccia ed io inizio a preoccuparmi sul serio. Basta. Prendo il cellulare e la chiamo.
Il telefono squilla, è un buon segno. Primo squillo, secondo, terzo. Quando cade la linea sono davvero preoccupata, così preoccupata da andare quasi nel panico.John. Devo cercare John. Guardo l'orologio. È quasi ora di pranzo. Potrei trovarlo in mensa? O da quelle parti? Inizio a correre lungo i corridoi. E se le fosse accaduto qualcosa? Dovrei chiamare la polizia? Che numero bisognerà fare qui? Il 911? Mi mordo il labbro, rallento il passo. Calma. Devo mantenere la calma. Quando vedo John è come se vedessi il sole dopo una settimana di tempesta.
«Ehi! » Mi sbraccio per richiamare la sua attenzione. Lui mi vede e mi incenerisce con un'occhiata omicida. Ce l'ha con me? E per quale motivo? Non ha molta importanza in questo momento. Natascia è la mia priorità. Mi faccio largo tra la gente e lo affianco. « John. » Lo chiamo.Lui continua a camminare tranquillo.
«John. » Ripeto. « Non riesco a trovare Natascia. Ieri sera non è rientrata al dormitorio e questa mattina non si è fatta vedere a lezione. Sono preoccupata.»
Per fortuna lui si ferma, si gira verso di me e assottiglia lo sguardo.
«Meritereste entrambe di essere incatenate in una segreta e lasciate lì per il resto dei vostri giorni. »
Faccio un passo indietro con una smorfia eloquente stampata in faccia. Che diavolo gli è accaduto? È sempre più scorbutico e scostante sia con me che con Natascia. Ora posso capire se non ama più Natascia. No. In realtà già faccio fatica a capire il motivo per il quale ha rotto con lei, figuriamoci capire il motivo di tutto questo astio.
«E si può sapere cosa avremmo fatto per meritare una punizione del genere? »
Lui non risponde, riprende a camminare mentre io gli corro dietro. Non se ne può andare via così, non può tenere questo atteggiamento, non con me o lo finisce che lo getto in una pentola di olio bollente e lo friggo per bene. Per il momento mi limito ad afferrarlo per un gomito e lo costringo a darmi retta.
«Allora? » Lo incalzo. Lui sbuffa, si divincola dalla mia presa e si passa la mano tra i capelli.
«Perché, perché.» Borbotta. «Perché siete due sconsiderate ecco perché! » Rimane in silenzio ancora per qualche istante e poi sospira.
«Natascia è a casa mia. Nel mio letto per la precisione. Ti chiamerà appena si sveglia spero. » Brontola peggio del nano del paese di Biancaneve.Impiego più di qualche secondo ad elaborare la notizia che mi ha appena dato, forse troppo tempo e lui ne approfitta per dileguarsi nella folla degli studenti della scuola. Dovrei corrergli dietro e lo farei anche se non mi suonasse il cellulare. Natascia.
« Sam...» Mormora una voce assonnata al telefono.
«Natascia. » Urlo io di rimando. Mezza scuola si volta a guardarmi. « Natascia. » Riprendo a bassa voce. « Dove eri finita? Ero preoccupatissima, stavo per denunciare la tua scomparsa. Dove sei stata? E soprattutto cosa ci fai nel letto di John?»
La sento urlare alla cornetta. « Hai i superpoteri? Come fai a sapere dove sono? Puoi anche leggermi nel pensiero? Sarebbe utile in questo momento perché non riesco a radunare le idee. Ho un tremendo mal di testa. Però sono nuda, nel letto di John...no quello che ho appena pensato non lo leggere, cancellalo dalla tua testa. »
Dovrei fermarla? Sta andando alla deriva è ovvio. «Nat...» Il mio tono è perentorio. «Non leggo nel pensiero. Sono venuta a cercare John. Mi ha detto lui dov'eri. »
«Oh...» Sospira Natascia.« E ti ha detto altro? »
«No. Era troppo arrabbiato. Insomma mi vuoi spiegare cosa è successo? »
Per tutta risposta lei geme nella cornetta. « Ho bisogno di caffeina, quella vera non questa schifezza americana e di una doccia. Non necessariamente in quest'ordine. Ci vediamo tra un'ora al dormitorio e ti spiego tutto. »
Riattacca e io tiro il sospiro di sollievo che ho trattenuto per tutto questo tempo. Almeno non dovrò chiamare la polizia.***
Considerando che la mancanza di puntualità di Natascia è rinomata, non mi preoccupo troppo di arrivare al dormitorio in orario. Passo prima dalla biblioteca, recupero qualche testo, faccio due chiacchiere e poi mi incammino.
Per la prima volta nella mia vita sono in ritardo. Non di molto, solo dieci minuti, ma per me è un record.
Per la prima volta nella sua vita Natascia è in orario. Mi aspetta fuori il corridoio.
«Sam, quanto ci hai messo? Non importa. Ho un miliardo di cose da raccontare. » Dice a raffica.
Entriamo nella nostra stanza, ci chiudiamo la porta alle spalle e lei si getta sul letto, guarda il soffitto, diventa seria all'improvviso.
«Non so da dove iniziare. »
«Potresti farlo da quando ci siamo separate ieri sera. » Propongo.
Non so dire se mi abbia sentita, se stia radunando le idee o se sia interessata alla crepa che si è formata nel muro. Non è troppo lunga, manca un po' di intonaco in effetti, ma quando Natascia inizia a parlare tutto scompare.
«Dopo esserci separate ho cercato di avvicinarmi al tavolo dei ragazzi per vedere se riuscivo a carpire qualche informazione, ma presto mi sono accorta che era pura utopia. In più i clienti mi chiamavano in continuazione e se non volevo fare la tua fine dovevo per forza dargli retta. »
Annuisco in silenzio. Non la interrompo concentrata come sono sulle sue parole.
«E mi è venuta sete. Ho preso un cocktail di quelli che dovevo servire, poi un altro e un altro ancora. A quel punto ero un po' brilla. Solo un po', non mi ricordo bene. So solo che John mi ha visto e io l'ho salutato. È sceso, mi ha presa per un braccio e mi ha trascinata al loro tavolo. Kyle allora ha chiesto "C'e anche Sam?" Io ho negato, negato, negato. Allora mi hanno fatta bere, tanto, tantissimo. Kyle continuava a chiedere se c'eri anche tu. Io ho continuato a negare. Poi mi sembra che mi abbiano portata a casa di John e io ho vomitato anche l'anima. »
Ecco. Questo potrebbe essere un comportamento da Natascia. Io lo so il motivo vero per cui ha bevuto. Non è una di quelle ragazze che non resiste a un drink. Si sarà messa paura quando ha visto che mi hanno portata via e si sarà data coraggio con qualche cocktail. La cosa tragica è che si è fatta scoprire! I tre dell'ave maria quindi sospettavano che fossi anch'io presente al locale, ma volevano averne la certezza. Per questo Logan aveva messo in atto quella pagliacciata.
Mi prendo la testa fra le mani. Poteva andare peggio di così? Però il racconto di Natascia non è terminato.
«Avevo sonno. Tanto. Mi si chiudevano gli occhi. Ho resistito finché ho potuto perché erano convinti che io fossi defunta e parlavano a ruota libera. Volevano che noi non andassimo più al sun. » Nataschia si alza sui gomiti e dice seria. « Qualsiasi cosa stiano combinando le risposte sono lì. »
Questa si che è una informazione. Una grande informazione. Soprattutto considerando che noi abbiamo il via libera per quel posto a tempo indeterminato.
«Kyle ha detto che avrebbe trovato il modo di tenerci a bada. » Aggiunge ancora la mia amica. «John ha risposto che l'unico modo è sequestrarci. »
Sorrido, non posso farne a meno. Lui ci conosce bene.
Rimane solo un nodo da sciogliere. Natascia avrà passato la notte con John oppure no?
«E come mai eri nuda nel letto di John?»
Lei si alza, si dirige verso la finestra, guarda i ragazzi del campus che chiacchierano, poi si volta.
«Non ne ho la più pallida idea. » Osserva. « Ma ho tutta l'intenzione di scoprirlo. »
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Il mio nome è Samantha Rush (In revisione)
Chick-LitAvevo sempre odiato i cattivi ragazzi e lui era il peggiore: spocchioso, arrogante, tenebroso, arrivato a scuola scortato dalla polizia. Avrei dovuto sotterrare il mio senso di giustizia e lasciarlo a marcire nella melma da cui era arrivato, invece...