69 - L'appuntamento

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La cosa più ragionevole da fare sarebbe togliersi dalla testa Kyle per il resto dei miei giorni, dimenticare i suoi progetti e sbavare dietro il suo fisico perfetto insieme ad una ventina di altre povere disperate come me. Il problema è che la ragionevolezza non ha mai abitato a casa mia. Il problema è che, anche se volessi dimenticarmi di Kyle anche solo per un istante, non posso farlo perché ce l'ho sotto gli occhi tutti i giorni della mia esistenza.
E mento a me stessa sapendo di mentire, perché anche quando non era presente fisicamente me lo sentivo appiccicato addosso.
Quanta gente impiega una vita a cercare la giusta metà? Quanti passano ore sui social, ore con gli amici, ore nei locali anche solo per avere per un istante la sensazione di poterla stringere tra le dita la tua metà?
Quanti libri, poesie, racconti, canzoni ho letto e ascoltato che parlavano d'amore? Nessuno di loro però ti prepara alla realtà. Nessuno ti dice che il principe azzurro non esiste, nessuno ti dice che la parte di te che manca è nelle mani della persona più improbabile di cui innamorarsi. Nessuno ti dice che non ci sarà normalità per te, ma solo un turbinio di montagne russe. Io so solo che da quando l'ho incontrato non ho più avuto un attimo di pace, ma quando provo a desiderare o a immaginare un mondo in cui lui non esiste mi sembra di avere già quintali di terra addosso.

Accettare tutto questo è per me la cosa più difficile. Accettare di vedere mezza popolazione femminile della scuola sbavargli dietro, perché l'altra metà è lesbica o ha già un piede nella fossa, è come avere un tarlo costante in testa. Se lui volesse potrebbe prendere una qualsiasi delle ragazzine che lo seguono come cagnolini e farci qualsiasi cosa gli venisse in mente. Questo è difficilissimo da accettare. Come adesso. Vorrei cavarmi gli occhi dalle orbite e non posso.
Quella con cui sta parlando è una docente. Mi sembra insegni arte o qualcosa del genere. Lui è un suo collega, è normale che si fermino nel corridoio per parlare di questioni di lavoro no?
Allora perché digrigno i denti? Forse perché lei ride come un'oca? Perché continua ad accarezzarsi i capelli come una cagna in calore? Forse perché alla sua dannata camicetta sono sfuggiti un paio di bottoni e gli sta sbattendo le sue tette in faccia.
Nascondo la testa dentro il mio armadietto. Non ne uscirò mai viva. Mi verrà l'ulcera giovanile. Posso portarlo su un'isola deserta? Potrei incatenarlo mani e piedi ad un albero e costringerlo a raccontarmi ogni cosa. Potrei fargli il solletico, farlo morire dal ridere.«Sam...»
Potrei magari anche toccare quei muscoli d'acciaio che si ritrova, sentire il profumo della sua pelle.
«Sam..»
Potrei vedere come reagisce il mio corpo al suo, sentirlo.
«SAM!»
«E che ti urli, non sono mica sorda! »
«Ah no? Se è mezz'ora che ti chiamo! Devi andare a lezione »
Ha ragione Natascia lo so. Il problema è che ho lezione con lui e lui mi distrugge fisicamente ogni volta che andiamo in palestra. Inventa sempre nuovi metodi di tortura. Sono uno spirito fragile io. Non è che abbia molta scelta anche perché lui, ha appena finito di parlare con la collega e sta venendo verso di me. La mia amica si dilegua: codarda.
Io faccio il mio migliore sorriso finto ad un Kyle un po' cupo. «Professor Sanders» Lo saluto.
«A lezione Rush. Per evitare che lei possa perdersi nei corridoi ed arrivare in ritardo come ha fatto nell'ultima lezione, la scorterò di persona in palestra. »
Forse non dovrei essere così felice, forse. Il problema è che la sua presenza mi manda in pappa il cervello, in fibrillazione ogni terminazione nervosa e.. . Sento solo il calore del suo corpo, la forza magnetica dei suoi passi. Ogni altra persona o casa intorno a me scompare. I suoni diventano attenuati, l'aria si fa immobile .
« Sam smettila. » Mi bisbiglia.
Perché dice così? Io non ho fatto assolutamente nulla.
«Sam...» Mi riprende ancora. Solo.allora mi decido ad alzare lo sguardo su di lui e capisco. Anche lui prova quello che provo io, forse ancora più amplificato dalla necessità che ha di contenere tutto.
«Siamo in pubblico. » Mi sussurra. « Ed io sono il tuo professore. »
«E per quale motivo non possiamo vederci in privato? »
Lui si ferma. Mi dà l'impressione di contare mentalmente fino a dieci e solo alla fine risponde. « Perché non saresti in grado di resistere.» Afferma sicuro del fatto suo. Riprende a camminare. Io gli sono dietro però le sue ultime parole ancora mi bruciano.
«In che senso non riuscirei a resistere? »
Lui fa un mezzo sorriso.
«Mi salteresti addosso. »
Forse ha ragione, forse no. Non ci sto però ad essere paragonata alle cagne in calore che gli gironzolano intorno.
«Non è vero. Non sono come le femmine che ti scodinzolano intorno. » Il mio tono di voce sembra convincente, quasi convinco anche me stessa, tanto da farlo osare. Inoltre non si può dire che io sia una famme fatale. Non saprei neanche da che parte iniziare.
«Non sai quello di cui parli.» Prosegue lui imperterrito.
«Spiegamelo. »
Sbuffa, sospira, si ferma di nuovo. Mi guarda dritto negli occhi.
«Non sai neanche cosa vuoi. »
«Sì che lo so invece. Voglio uscire con te per un gelato, una passeggiata, un cinema. Una cosa semplice. Chiedo tanto? »
«Vedi che non sai quello che vuoi? » Insiste tra i denti afferrandomi per un gomito.
Io sbuffo, mi divincolo. Ma se glielo ho appena detto quello che voglio. Cosa fa, fa finta di non capire? Pesto i piedi a terra. «Voglio uscire con te ecco quello che voglio. Voglio un appuntamento. »
Lui scuote la testa, sospira. « Va bene. Provare per credere. » Sentenzia. « Cosa sei disposta a concedere per il tuo appuntamento? »
«Cioè? »
«Non sono tipo da appuntamento, da fiori o cioccolatini Sam. Cosa sei disposta a concedere per il tuo appuntamento?» Deglutisco a vuoto. Ho già le farfalle nello stomaco.
«Cosa vuoi? »
Lui sorride e io mi sento come un topolino preso in trappola.
«Dovrai eseguire ogni cosa che ti chiederò per tutto il tempo in cui saremo insieme. »
È una richiesta strana. Per un.attimo avevo temuto mi chiedesse di tenermi.alla larga dal "Sun", che smettessi le mie ricerche. Ma Kyle non è mai banale, mai prevedibile. Ha in mente qualcosa. Vuole che io capisca qualcosa e vuole che io lo faccia a modo suo e so già che non mi piacerà. Per questo tentenno, per questo non gli firmo così a cuor leggero una cambiale in bianco.
«Non sei poi così coraggiosa a quanto sembra. » Osserva e riprende a camminare spedito. Siamo quasi arrivati alla palestra. È il momento di prendere una decisione. Voglio gettarmi nel vuoto o darmela a gambe.
«Kyle, aspetta. » Lo chiamo. Non mi dà ascolto.
«Va bene Kyle. Farò tutto quello che mi chiederai. »
Apre la porta della palestra, mi fa passare e non dice più una parola. Ce lo avremo questo appuntamento sì o no?

Il mio nome è Samantha Rush (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora