Capitolo 52

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La stanza è avvolta nel buio, arriva solo un tenue bagliore proveniente dalle luci del giardino che è sufficiente a delineare il profilo dei mobili. Un divano, un tavolino, una libreria. E' uno studio e seduto dietro una imponente scrivania c'è un uomo. Lui. Lo sconosciuto. Di Kyle nessuna traccia.

«Dov'è?» sibilo a denti stretti.

«Sembra che io abbia vinto la scommessa.» osserva facendomi scivolare lo sguardo addosso. Fremo di rabbia. Kyle non c'è e ho il sospetto che non verrà. Era solo un trucco, uno stupidissimo trucco per farmi mettere questo straccio che ho indosso.

«Chi sei tu, e che cosa sai di Kyle?»

Con molta calma, lui si alza, aggira la scrivania e vi si piazza davanti continuando a guardarmi sfrontato senza dar cenno di voler rispondere alle mie domande.

«Avevo ragione, è perfetto.» mormora quasi a se stesso. «Che ne dici di pagare la scommessa?»

«Hai mentito, mi hai ingannata.» Protesto scuotendo la testa.

«Ho forse detto che non lo avrei fatto? » ribatte, poi scoppia a ridere, compiaciuto prima di tornare improvvisamente serio mentre il suo sguardo diventa inflessibile, così pericoloso da farmi rabbrividire. «Io vinco sempre. Non ti conviene fare accordi con me.»

Avanza verso di me con lentezza deliberata, con aria di sfida, apposta per intimorirmi. Si ferma solo quando mi è di fronte costringendomi a sollevare lo sguardo per continuare a fissarlo negli occhi. Un luccichio perverso gli illumina quelle pozze blu ma io continuo a mantenere i miei occhi nei suoi, in questo duello di sguardi finché non capisco la mia ingenuità. Sono da sola, con un vestito indecente, in stanza con uno sconosciuto, che potrebbe fare di me quello che vuole. La paura inizia a banchettare nel mio stomaco facendomi indietreggiare di un passo.

«Non temere Samantha, sono un uomo di parola. Voglio solo una tua foto.» Le sue parole mi tranquillizzano, non so perché. Forse è la sicurezza con cui le pronuncia o il pensiero che sono solo una ragazzina per uno come lui. Mi tende una mano in un esplicito invito e io mi lascio guidare, in un angolo. Con un semplice click un faretto mi viene sparato contro, mi acceca. Alzo il braccio per proteggere i miei occhi da quella luce mentre lui si avvicina e, con gesti sicuri, posiziona il mio corpo. Solo ora noto il cavalletto e la macchina fotografica che vi è appoggiata.

«Mi diletto di fotografia, di tanto in tanto.» Spiega. Io non lo ascolto. Preferirei che si sbrigasse, che questa tortura finisca al più presto.

«Adesso guardami.» ordina con piglio sicuro. «Sorridi, pensa all'uomo che volevi incontrare.» Il mio corpo si illanguidisce a quel pensiero e lo sguardo diventa tormentato, triste. Lui fa un unico scatto, uno solo e sembra essere pienamente soddisfatto.

«Cosa ne farai di quella foto?» Non posso fare a meno di chiedere mentre lui la osserva sul display. Per un secondo penso che non mi risponderà neanche questa volta invece mi stupisce.

«Credo che a Kyle piacerà.»

La morsa allo stomaco si fa più forte.

«Cosa sai di Kyle?» chiedo disperata. Il suo sorriso si fa più ampio, come quello di un predatore che ha appena preso all'amo la sua preda.

«Abbastanza da sapere che questa foto gli piacerà.» Dice quasi fra se continuando a tenere gli occhi sullo scatto che ha appena fatto.

Bastano queste poche parole per farmi capire. La trappola non era per me, ma per Kyle. Io sono solo una pedina, o meglio un'esca. Il pesce da far abboccare è lui. Stupida, stupida, stupida. Avrei dovuto rimanere a casa. Nella banalità della mia ingenuità c'è un solo pensiero che mi fa sorridere. Kyle non è idiota come me, non cascherà in questo stupido tranello. Inoltre non gli importa gran che di me.

Il mio nome è Samantha Rush (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora