73 - Il Sun

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I titoli di cosa del film continuano a scorrere, ma io non ho nessuna intenzione di lasciare la mia posizione privilegiata tra le braccia di Kyle. Gli sto arpionata addosso come se potesse svanire da un secondo all'altro.
«Non voglio andar via.»
Lui si alza e mi tende la mano. Non mi è concessa neanche un'esitazione, neanche un minuto in più.
Quando usciamo all'esterno i raggi del sole mi abbagliano, rendendomi cieca per un istante. In quell'istante di buio ho la sensazione che questo primo appuntamento stia per concludersi e una tristezza infinita si impadronisce di me e del mio cuore. Allungo una mano alla cieca.
«Vieni. » Mi dice Kyle e la luce torna insieme alla sua voce. La speranza che non sia ancora finita si fa strada dentro di me, mi trasporta in quel luogo dove tutto è possibile.
Non chiedo dove mi sta portando, mi lascio trascinare dalla corrente. Mi piace questo sentirmi guidata da lui che sa di mistero e di volontà di affidarsi.
Solo quando ad un tratto ho una sensazione di dejà-vue la coscienza si scuote. Sono già stata in questa strada, se solo riuscissi a ricordare quando.  Inizio a preoccuparmi, ad osservare con maggiore attenzione. Sì, quell'angolo, poi dopo cosa c'era? Il negozio di tatuaggi e accanto la farmacia: questa è la strada che porta al "Sun"!

Eravamo così vicini? Perché siamo qui? Rallento il passo fin quasi a fermarmi. Dovrei fingere di non sapere?
Kyle si volta a guardarmi. «Che succede? » Mi chiede come se niente fosse. Questa è la sua versione da angelo demoniaco, da finto innocente, da subdolo ammaliatore, quella che porterebbe qualsiasi donna ad affrontare anche l'inferno.

«Dove andiamo? » Gli chiedo.
Lui si stringe nelle spalle. « Dai che lo sai benissimo dove stiamo andando. »
Stringo le labbra. Se non lo amassi quanto lo amo in momenti come questi lo odierei.
«Perché? »
«Perché cosa? » Che fa? Finge di non sapere?
«Perché mi porti al "sun".» Preciso.
«Perché prevenire è meglio che curare, perché se ti dicessi di non andarci più, sarebbe come sventolare un drappo rosso davanti un toro. Perché preferisco che tu veda in modo che poi ne possa stare alla larga. »
Quindi sa tutto. I dettagli mi sono ignoti, so solo che sembra abbia deciso di mettermi al corrente delle sue attività extra scolastiche.  Rifletto bene sulle sue parole. Non ha detto questo. Ha detto che vuole che io veda. Cosa dovrei vedere?

All'ingresso il buttafuori fa un cenno di saluto a Kyle e ci lascia passare come se lo conoscesse.   La guardarobiera mi stende una maschera veneziana, io la prendo, la indosso.   Mi copre quasi tutto il viso rendendomi irriconoscibile. Il locale è quasi vuoto. C'è un barman che pulisce un bicchiere con uno straccio , una cameriera che passa un panno su un tavolino, un'altra  che prepara i tavoli per la serata. Ci gettano solo una fugace occhiata, poi tornano alle loro occupazioni come se niente fosse.  Attraversiamo tutta la sala fino ad arrivare ad una porta laterale, Kyle la apre e mi indica una scala a chiocciola, stretta, scura, cupa. La percorro tutta fino in fondo. Quando arrivo è troppo buio perché io riesca ad afferrare quali sono dettagli del posto in cui mi trovo. Potrei avere paura se Kyle non fosse dietro di me, se non mi stringesse la mano dandomi coraggio. Mi fa entrare in una piccola stanza e mi dice di guardare in alto.
«La discoteca è solo una copertura per questo.» Mi sussurra.
Mi metto con il naso all'insù alla ricerca di dettagli, di indizi per capire quello che sta succedendo. È una specie di teatro sotterraneo. Noi siamo in uno dei livelli inferiori. In quello superiore, dalla nostra posizione d'osservazione posso scorgere una serie di palchetti ognuno abitato da una persona da sola, con un numero appeso al petto. La parte in cui siamo noi è tutta scura. D'un tratto la luce del palco centrale si accende. Non c'è nessuno nello spazio illuminato si sente solo una voce.
«Numero quarantadue. » Dice. Da uno dei palchetti laterali un ragazzo si alza in piedi e viene illuminato. Magro, giovane, carnagione chiara, capelli rossi corti. Ha il numero annunciato sul petto.
La voce prosegue a parlare. «Prezzo di partenza, cinquecento. Karl, ha ventitre anni, maschio bisessuale, ama dipingere, studiare e viaggiare.  Seicento per blu, settecento giallo. Giallo, giallo, ottocento.»
Non riesco staccare gli occhi dalla scena che mi si dispiega davanti gli occhi. È un'asta, ma dove sono gli acquirenti? Potrebbero essere al nostro stesso livello, quello di cui io non conosco alcunché. E cosa stanno comperando di questo ragazzo? Il suo tempo? La sua disponibilità?
Mi giro a guardare Kyle per rivolgergli tutte le domande che mi frullano per la testa. Il ragazzo con in capelli rossi è stato aggiudicato per millecinquecento...dollari? Euro? Non so dirlo. Viene dichiarato un altro numero. Tre. Un altro giovane si fa avanti. Ricomincia l'asta. Una, due, dieci offerte, altra aggiudicazione. Un altro numero viene chiamato. Il nove questa volta. Un altro ragazzo. Questo è biondo, occhi azzurri, alto, muscoloso, molto bello.
«Stewart ha ventuno anni.» Dice il banditore. Non riesco ad ascoltare il resto. Mi rivolgo a Kyle scioccata. « Cosa comprano? Cosa vendono? Lo fanno per soldi? » Lui non risponde. Si avvicina ad un pannello di controllo e pigia un tasto quasi stesse aspettando le mie domande per agire.
«Cinquecento per il rosso. »  Si sente nel teatro ed io trattengo il fiato. Sembra che Kyle abbia appena fatto un'offerta.
«Seicento per il blu. »
Kyle mi guarda, fa il suo sorriso malefico e pigia di nuovo un tasto.
«Settecento rosso. »
«Ottocento blu. »
«Novecento rosso. »
Il botta e risposta continua per qualche minuto mentre io non riesco a far smettere il cervello di girare a mille. Cosa devo guardare? Cosa significa tutto questo? Perché Kyle è interessato a questo ragazzo? Cos'ha che gli altri non avevano?Mi guardo intorno alla ricerca di informazioni.  L'unica costante che noto è che  sono tutti ragazzi, maschi, giovani. Alti bassi, mori, biondi, ricci, lisci, sono solo maschi.
La sfida rosso/blu intanto continua. Si è inserito anche un altro contendente e Kyle sembra si sia tirato indietro. In effetti ormai sono arrivati a duemila. Non sono sicura siano soldi, ma la probabilità che lo siano è piuttosto alta.

Il cuore mi batte a mille. Kyle non sta più facendo offerte no? Dovrei tirare un sospiro di sollievo, ma io lo conosco troppo bene. Sta aspettando il momento giusto per dare il colpo di grazia.
Quando pigia il pulsante di nuovo il banditore questa volta scandisce. « Duemilacinquecento rosso.» e nella sala cala il silenzio. Guardo Kyle. Lui mi guarda. Cos'è che sta facendo per me? Cosa ha in mente? Sorrido, scuoto la testa. Qualunque cosa sia non c'è modo di farlo tornare sui suoi passi.
L'asta di Stewart si conclude.
«Aggiudicato al numero nove al rosso. »  Siamo noi. È Kyle. Non so se essere sconvolta, arrabbiata o curiosa. So solo che non ho altra scelta che vedere quello che succede.
Usciamo dalla porta, ci incamminiamo lungo il corridoio, fianco a fianco in silenzio. Non ci sono spiegazioni, non ci sono possibilità di prevedere né dove stiamo andando, né cosa faremo. Nonostante questo non sono preoccupata. La presenza di Kyle mi da il coraggio che in altri momenti non avrei. So di non correre rischi. So che mi sta permettendo di mettete un piede nella sua vita sommersa, quella da cui mi ha sempre tenuta lontana e questo è intrigante, una eccitante novità.
Quando arriviamo di fronte la porta questa è del nostro colore: rosso. Kyle mette la mano sopra la maniglia, la abbassa, apre la porta. Al centro della stanza c'è Stewart, in piedi, bendato, immobile.

Il mio nome è Samantha Rush (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora