Giovedì. Quarto Giorno.
Ovviamente non sono riuscita a chiudere occhio per tutta la notte. Ovviamente questa mattina mi sono trascinata a scuola come uno zombie e ancora più ovviamente Natascia mi ha quasi soffocata di domande. Ho dovuto strapparmi le corde vocali dalla gola per impedirmi di vomitare fino all'ultima parola e Dio solo sa quanto avessi bisogno di parlarle, invece sono riuscita stoicamente a inventare un sacco di balle. Natascia non ha creduto neanche a una parola ma ha capito che non volevo o non potevo parlarle e così mi ha lasciata in pace.
Pace. Bella parola. Ne conoscevo il significato un tempo, meglio, la vivevo. Oggi la mia pace è finita all'inferno insieme al buon senso e a tutti i miei buoni propositi, infatti, sono di nuovo qui, puntualissima davanti alla porta di Clarisse. Ho il cuore in gola? Certo! Sembro una pila elettrica a diecimila volts? Assolutamente sì.
In tutti i sogni melensi che la mia immaginazione contorta ha potuto produrre in undici anni d'amore assoluto e incondizionato per Zac, mai e poi mai avrei pensato che il bacio mozzafiato lo avrei ricevuto dall'uomo nero arrivato direttamente da San Vittore per incasinarmi la vita. Soprattutto mai e poi mai avrei immaginato che mi sarebbe piaciuto così tanto da aspettare ... Aspettare cosa? No. Non voglio neanche concepirla l'idea di una replica, neanche per avere la certezza di non aver sognato tutto.
«Ciao Samantha! » mi saluta Clarisse pimpante come al solito, ma io sono troppo agitata per restituirle un sorriso degno di questo nome. Lui non c'è. Non ho neanche bisogno di guardarmi in giro per saperlo, me lo sento alla bocca dello stomaco. Questo posto senza di lui è un guscio vuoto, come un corpo cui è stata strappata l'anima.
«Perché non mi chiami semplicemente Sam?» La rimbrotto serrando i denti.
Potrebbe mandarmi direttamente al diavolo anzi, dovrebbe farlo, invece lei annuisce e mi prende sotto braccio. «Come vuoi Sam.» Riprende paziente. Clarisse capisce al volo che oggi proprio non è giornata e mi lascia a cuocere nel mio brodo.
Kyle non verrà. Oggi non lo vedrò, forse neanche domani, o dopodomani ed io voglio vederlo. Questa è forse la realtà più sconvolgente da dover accettare quasi come una rivoluzione copernicana. Lui è pericoloso, oscuro, imprevedibile e io non riesco a strapparmelo dalla testa neanche per un secondo. Seguo Clarisse d'istinto senza prestare troppa attenzione a dove mi sta portando finché non mi accorgo con orrore che non mi ha accompagnata in palestra.
«Ho una sorpresa per te.» mi dice mentre apre un'anonima porta di mogano scuro. Tutti i miei sensi si mettono sull'attenti. Che cosa si sarà inventata oggi? Rimango sorpresa, quasi delusa quando mi trovo davanti ad una pimpante ragazza dai capelli blu.
«Ciao, io sono Ania. » Si presenta lei allungando una mano.
«Ania è la nostra estetista.» Annuncia Clarisse con gli occhi che le brillano di aspettativa mentre io studio la nuova arrivata.
Non so dire con precisione cosa di questa ragazza non m'infonde particolare fiducia. Forse è la minigonna di pelle nera o il top che le schiaccia il seno così tanto da farmi chiedere se riesca a respirare, o magari è l'anellino dorato al naso. No. Probabilmente è colore dei capelli: un manto ebano, luminosissimo si alterna a ciocche blu elettrico in una strepitosa alternanza di colori. Più che un'estetista sembra la versione dark di una fata molto eccentrica quasi elettrica direi.
Però un bel massaggio rilassante o uno di quei trattamenti per il corpo che ti danno la sensazione di essere in paradiso sarebbe proprio quello di cui ho bisogno in questo momento. In fondo Clarisse ha parlato di sorpresa no?
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Il mio nome è Samantha Rush (In revisione)
Literatura FemininaAvevo sempre odiato i cattivi ragazzi e lui era il peggiore: spocchioso, arrogante, tenebroso, arrivato a scuola scortato dalla polizia. Avrei dovuto sotterrare il mio senso di giustizia e lasciarlo a marcire nella melma da cui era arrivato, invece...