Capitolo 1 (II parte)

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All'ora della ricreazione il mio stomaco brontola per la fame, ma prima che io abbia il tempo anche solo di afferrare qualcosa per metterlo a tacere, Natascia mi sta già trascinando fuori della stanza lungo i corridoi gremiti di ragazzi ciarlanti.

«Devo farti vedere qualcuno.»

Saliamo quasi di corsa la scalinata che porta al piano superiore sgusciando tra la gente, finché lei non mi blocca con la schiena al muro. «La vedi la quinta H?» Lancio uno sguardo lungo il corridoio ma c'è troppa gente e le scritte sono troppo lontane perché io riesca a vederle con chiarezza. Allungo il collo.

«No.» mi blocca Natascia. «Così ti farai scoprire.» Torno a guardarla torva. Come pretende che io veda senza vedere non lo capisco proprio. «É la seconda stanza sulla destra. L'anno scorso c'era la quarta C.»

«E allora?» Incrocio le braccia sul petto e la guardo in cagnesco. Da quando in qua ci appostiamo nei corridoi noi due?

Lei sospira esasperata. «È arrivato uno nuovo e io lo voglio conoscere.»

Alzo gli occhi al cielo. Dove è il problema? Fino a ieri non doveva far altro che scodinzolare un po' intorno al malcapitato ed in genere era lui a farsi avanti.
Mentre io mi agito sul posto in attesa delle sue istruzioni Natascia continua a lanciare occhiate furtive verso il corridoio.

D'un tratto si gira verso di me a occhi spalancati, rossa come un peperone. Cerco di seguire il suo sguardo, ma lei mi blocca prendendomi il mento fra le mani.

«Non ti girare. » sibila a denti stretti. «Sta venendo verso di noi. É quello con il giubbotto di pelle.»

Con la coda dell'occhio lo individuo subito, sarebbe impossibile non farlo: è un'ombra scura, vestito di nero da capo a piedi.

Natasha fa un sorriso tirato e si sistema nervosamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio fingendo di fare conversazione e quando lui ci oltrepassa rimango a bocca aperta. Tutti i campanelli d'allarme iniziano a suonare all'impazzata nella mia testa.

Questo "tipo" ha scritto pericolo a caratteri cubitali in fronte. Dico tipo perché chiamarlo ragazzo sarebbe riduttivo. Giovane credo, ma non ha sedici anni. Forse qualche anno in più o più probabilmente una decina e ostenta uno sguardo così vissuto da farlo sembrare un uomo in mezzo ai bambini dell'asilo.

In più è uno di quelli che trovi agli angoli dei quartieri malfamati a fumare spinelli e a confabulare cose losche.

È un buco nero vivente o qualcosa del genere.

È bello? Sì. Dolorosamente.
Non in maniera assoluta come un modello. Ha un'aria rude con i capelli neri scompigliati che gli cadono sugli occhi, una leggera barba incolta e le labbra piegate in un'espressione sprezzante. Ed è consapevole si sé, molto. Sicuro, spavaldo, si muove come un felino pronto a saltare al collo alla prima persona che abbia l'ardire di mettersi sulla sua strada.

Cosa che certamente nessuno ha il fegato di fare visto come tutti si scostano al suo passaggio. Sarà perché sovrasta tutti di almeno una testa, saranno le sue spalle larghe rivestite da quel giubbotto di pelle nera consunto, saranno i jeans neri che gli fasciano i muscoli un po' troppo, non passa di certo inosservato.

Quando prosegue imperterrito per la sua strada senza degnarci neanche di uno sguardo faccio un sospiro di sollievo. Per una volta nella vita la fortuna è dalla mia parte e il fatto di essere invisibile ai più va a mio vantaggio. Purtroppo però Natascia non la pensa come me.

«Lo hai visto?» mi chiede tutta eccitata. «É strafico vero?» continua imperterrita seguendolo con lo sguardo. «Kyle Sanders. Viene da un programma di recupero della criminalità. É arrivato scortato dalla polizia.»

«Ah!» esclamo esasperata. Questa è solo la tragica conferma dei miei più cupi sospetti! Questo tipo è pericoloso e noi due dobbiamo stargli il più possibile alla larga se non vogliamo finire nei guai.

«Mi ha guardata?» continua invece a chiedermi lei. «Si è girato verso di me?» Ok. Adesso ho un problema. Come faccio a convincere Natascia a stargli alla larga? Quando si interessa a qualcuno è più cocciuta di un mulo.

Mi mordo il labbro indecisa su cosa risponderle. Lui non l'ha degnata di uno sguardo, ma al momento è escluso dire la verità. Al diavolo questo tipo! L'ho appena intravisto e già mi crea rogna.

«Ehm, veramente ...» balbetto indecisa.

«Lo sapevo che ti avrei trovata qui.» Angelica Lombardi. Quarto anno. Oca giuliva della scuola. So che così come non si giudicano i libri dalla copertina, non si dovrebbero neanche giudicare le persone dalle apparenze. Il problema è che a lei interessa solo quello: apparire, fingere, essere sempre in compagnia con le persone giuste. Ora lady perfidia è proprio di fronte a noi con le mani sui fianchi e una aperta espressione di sfida negli occhi. Le da fastidio che Natashia non sia entrata come suddita nel suo harem. Lei aveva o numeri per farlo, ma ha fatto una scelta appena arrivata a scuola. Ha scelto di stare con me e questo le ha precluso la strada verso l'olimpo. Ora si odiano senza riserve. «Hai messo gli occhi su quello nuovo vero?» Dice con fare intimidatorio.

Natascia che non si è mai lasciata mettete i piedi in testa, in un attimo raddrizza la schiena e si gira a fronteggiarla spavalda. «Certo mia cara, quindi gira alla larga.»

«Non se ne parla, dolcezza. L'ho visto prima io. Siamo anche vicini di aula!» ribatte l'altra.

Con orrore vedo Natascia che sprizza scintille dagli occhi, pronta a saltare al collo della sua avversaria verbalmente e, questa volta, anche fisicamente.

In quel momento l'interessato torna sui suoi passi frapponendosi alle due contendenti con un sorrisetto ironico. Ha sentito tutto ma sembra che la cosa neanche lo riguardi, come se fosse abituato da sempre ad essere oggetto di attenzione. Ci oltrepassa senza proferire parola lasciando Natascia per la prima volta in vita sua, in evidente difficoltà. Pietrificata, lo guarda semplicemente allontanarsi lungo il corridoio.

Angelica è la prima a riprendersi dallo shock. «Kyle, aspetta.» esclama rincorrendolo. Scuoto la testa incredula. Questo tipo una come Angelica se la mangia a colazione infatti, lui prosegue per la sua strada senza degnarla di uno sguardo. Angelica allora cosa fa? Al colmo dell'idiozia decide di afferrarlo per un braccio. Sì. Questa mattina si è bevuto il cervello. Con calma letale Sanders si ferma e, a un centimetro dalla faccia di lei, la congela sul posto. «Non ti permettere mai più di mettermi le mani addosso senza il mio permesso. Mi sono spiegato?»

Un silenzio di piombo scende nel corridoio come se tutti stessero trattenendo contemporaneamente il fiato, in attesa del permesso di tornare a respirare mentre Angelica balbetta titubante delle scuse allontanando la mano come se si fosse appena ustionata. Permaloso e anche violento aggiungo alla lista degli attributi indesiderabili di questo tipo, un attimo prima di rendermi conto che si sta girando verso di noi.

In un muto avvertimento, Sanders rivolge lo stesso sguardo assassino a Natascia per poi posare il suo sguardo su di me. Un momento! Io cosa c'entro? Faccio solo da accompagnatrice! Il mio animo battagliero in un secondo s'infiamma facendomi sprizzare scintille dagli occhi. D'impulso gli faccio un gestaccio con la mano.

«Sam!» mi rimprovera Nat dandomi una spinta prima di trascinarmi via.

«Si può sapere che ti è preso?» Mi apostrofa malamente. «Non è da te fare così.» continua nonostante il mio silenzio. So che ha ragione ma non ho resistito. E' stata una reazione istintiva perché ho la sensazione che questo tipo mi porterà solo guai.

Il mio nome è Samantha Rush (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora