Chapter three

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Il venerdì passò in fretta e sabato mattina mi feci interrogare in storia dell'arte: prima avrei finito, prima mi sarei liberata da tutto. Ogni cosa andò per il meglio e all'uscita incontrai Amanda e Ylenia: “Stasera da me? Devo guidare io, no?” fecero un cenno d'assenso, ma prima che potessero parlare ci venne tagliata la strada da Diego e Lorenzo. “Allora, belle fanciulle, avremo l'onore di ballare con voi?” le espressioni delle ragazze si fecero divertite “Nel mese del mai, nel giorno del forse, vorrete dire” ridacchiammo andandocene. Il presentimento di ritrovarmi Andrea fra i piedi quella sera era ormai diventato certezza. “Problema A-D-L, dobbiamo inventarci qualcosa al più presto per stasera dato che ci saranno anche loro.” digitai velocemente il messaggio e lo inviai a Gingy. In ogni caso se lei aveva detto che non ci avrebbero più infastidite, non mi sarei dovuta preoccupare. Prima di tornare a casa feci una deviazione da nonna Letizia. Suonai il campanello e dopo poco entrai. “Cara! Come stai?” mi chiese avvolgendomi con uno dei suoi calorosi abbracci “Hai già pranzato? Vuoi restare qui con me? Questo pomeriggio passerà anche zia, le farebbe tanto piacere vederti prima delle tre settimane a Barcellona per quella mostra.” mi venne da ridere “Nonna, respira! Sono passata per un saluto, però se non ti dispiace e hai un posticino per me, mi fermerei volentieri a pranzo visto che sarei sola a casa. Credo di non avere il tempo di rimanere fino a tardi perché mamma mi ha appena inviato un messaggio con scritto che si è dimenticata una planimetria a casa.” dissi sbloccando il cellulare che poco prima aveva vibrato. Nonna sospirò “Ormai credo che all'età di 41 anni non imparerà più a ricordarsi le cose. Men che meno quando ho la fortuna di averti a casa con me...!” disse con un accenno di rimprovero nei confronti di quella sbadata cronica. “Non ti preoccupare, mai dire mai, o sbaglio? Forse un giorno migliorerà” le feci un occhiolino. Come al solito la cucina della nonna era insostituibile, era capace di riempirti per giorni interi. Dopo un caffè e alcune chiacchiere corsi a casa a recuperare la planimetria della biblioteca comunale. Raggiunsi a piedi Piazza Brà dove mi stava aspettando mamma che mi venne incontro affannata. “Grazie mille tesoro! Come farei senza di te?” disse guardandomi con immensa gratitudine e sospirai “Effettivamente non saprei come faresti...!” le risposi prima seriamente, ma mettendomi a ridacchiare subito dopo. “A più tardi, ora corro allo Studio. Fai la brava, mi raccomando!” era ciò che era abituata a dirmi da anni, ormai. Lasciai Piazza Brà e tornai a casa dal momento che erano già le 17:00. Entrai in camera, misi la musica a tutto volume e andai a farmi la doccia. Mamma e papà tornarono dal lavoro per le 19:30, cenammo e fu la volta di prepararmi per uscire. Finalmente era sabato: gli studenti come me sapranno bene cosa vuol dire, mi sono sempre chiesta perché non lo abbiano mai santificato. In caso dovessi diventare Papessa non preoccupatevi, sarà la prima cosa che farò. Sentii il campanello suonare, dovevano essere le ragazze. Le feci entrare per pochi minuti perché dovevo ancora finire di truccarmi “Sei sempre la più lenta a prepararsi!” mi sgridarono in coro “Guardate che vi tengo in ostaggio se non la smettete, eh! Poi niente più Jostràs.” le ricattai io. Cinque minuti dopo ero pronta, salutai i miei genitori dicendo loro di non aspettarmi svegli perché avrei fatto tardi.

La serata cominciò bene, la discoteca era affollata e i ragazzi erano già tutti a ballare. Noi non aspettammo un secondo di più e ci gettammo nella massa. “Io ho già sete, ragazze!” urlò Amy, “Anch'io!” replicò stordendomi Gingy “Yle, tu come stai?” chiesi io avvicinando le labbra al suo orecchio e sperando che sentisse nonostante la musica oltrepassasse quasi la barriera del suono. “Io posso aspettare ancora un po'” mi disse. Rimanemmo d'accordo di ritrovarci nello stesso punto in cui ci eravamo separate quando Gingy e Amy si allontanarono per andare a prendere qualcosa da bere al bar. Io e Yle andammo a sederci per pochi minuti su alcuni divanetti lì vicino, tanto al bar era impossibile fare presto. Stavamo proprio parlando di ragazzi quando sentii una mano accarezzarmi le spalle. Il tocco era stato talmente delicato da provocarmi i brividi e, con un gesto incondizionato, allungai velocemente il braccio dietro alla nuca. Mi voltai di scatto e il mio incubo diventò realtà: Andrea. A quanto pare non era abbastanza cercare di evitarlo ogni giorno a scuola; come previsto anche lui era presente all'evento. Ylenia si immobilizzò guardandoci. Lo fissai per qualche secondo cercando di formulare una frase sensata e allo stesso tempo una strategia di salvataggio temporaneo che fosse in grado di liquidarlo in fretta. “Ciao.” fui costretta a dire con un tono forse troppo duro “Ehi, possiamo parlare?” chiese lui. Probabilmente questa è la peggiore domanda che una persona possa farti, o almeno era la peggiore che lui potesse fare a me. Cosa voleva? Avevamo chiuso, mi sembrava di essere stata chiara. “Certo, dimmi.” continuai io rimanendo seduta “Ehm, in realtà vorrei parlarti in privato...”. A quelle parole fui costretta a guardare Ylenia e dirle che sarei tornata poco dopo, ma che non si sarebbe dovuta preoccupare. Mi allontanai da lei pur sempre tenendola d'occhio in caso si fosse spostata. Andrea si mise di fronte a me con un'aria leggermente impacciata. “Quindi?” cercai di indurlo a parlare “Ecco, vedi, sapevi che mi avresti trovato qui stasera, vero?” chiese lui “Già” risposi io inespressiva “La mia intenzione non è quella di importunarti, voglio solo sapere il motivo per cui tutto è andato a finire così.” rimasi sbalordita “Sul serio?!” esclamai “Oh, Andrea! Bene, poniamo fine a questa agonia una volta per tutte. Conosci benissimo il motivo per cui tutto è andato a rotoli e sai altrettanto bene che fra noi non sarebbe mai potuto accadere nulla. All'inizio ti vedevo come un amico e mi sono chiesta <<Perché non provarci?>> dopo essere venuta a conoscenza di un tuo “sentimento” nato nei miei confronti. Lo sai anche tu che non sono la ragazza giusta per te, ho tentato di fartelo capire in ogni modo possibile!” dissi quasi tutto d'un fiato. “Hai ragione, è solo che non riesco ad accettare che tu te ne sia andata così” ribatté “Io me ne sono andata perché i tuoi intenti erano altri.”

“Cosa cazzarola sta succedendo?!” chiese con impeto Gingy a Yle. “Si è presentato qui quasi come un fantasma e le ha chiesto se poteva parlarle, sono dieci minuti che stanno discutendo.” tutt'e tre si sedettero sul divanetto e si voltarono a fissarci per cercare di capire il risvolto della situazione. “Senti, mi dispiace Andrea, ma per me potrai essere solo un amico. Non riesco a vederti come...“altro”. Spero che tu possa capire la mia posizione perché non vorrei perderti e allo stesso modo non vorrei rimanessero incomprensioni fra noi o amarezze varie.” gli poggiai il palmo su una spalla e lo accarezzai velocemente. “Capito, quindi presumo...amici?” mi chiese accennando un sorriso “Amici!” gli sorrisi a mia volta. “Ora è meglio che vada perché Gingy e Amy sono tornate e vorranno sicuramente tornare in pista...ci si vede in giro, okay?” gli feci un occhiolino. “Certo” rispose lui. “Mia!” esclamò prima che potessi essere troppo lontana da lui e fui costretta a voltarmi sebbene avessi pensato di essermela cavata se non per sempre, almeno per un po' di tempo. Volsi lo sguardo verso di lui, mi fece cenno di riavvicinarmi e così feci “Prima che inizi la fase “amici” volevo dirti che sei davvero bellissima stasera.”. A quella frase sorrisi sinceramente anche se non mi ero mai sentita davvero “bellissima”, in alcuna occasione. “Se ci rivediamo in giro ti offro un drink. Guarda quante ragazze mozzafiato ci sono qui in giro, buttati e divertiti!” gli suggerii prima di tornare dalle ragazze. Per non dare nell'occhio le trascinai in mezzo alla folla scatenata e raccontai tutto ciò che era successo durante quel quarto d'ora. Non ebbi l'occasione di rivederlo quella sera, ma pensai che, alla fine, fosse stato un bene.

Tornai a casa verso le 3:30 dopo aver accompagnato le ragazze a casa. Quando entrai, mi diressi subito in bagno per struccarmi, mi lavai i denti, bevvi un bicchiere d'acqua e mi infilai sotto alle coperte. Era stata una serata piacevole, avevo fatto quello che dovevo fare e, non appena pensai alla faccenda di Andrea, mi arrivò un messaggio. “Scusami per averti abbandonata nel momento del bisogno. Se fossi stata lì, sarei intervenuta subito, ma quando sono arrivata eri già nel bel mezzo della discussione con lui e non mi sembrava bello mettermi in mezzo...grazie mille per la serata, sempre le migliori quelle insieme. 'Notte!!” era Gingy. Mi scappò un sorriso “Non ti preoccupare, è andata bene così. Penso che questa volta abbia capito sul serio o, almeno, lo spero! Grazie a te, hai proprio ragione! 'Notte” scrissi, inviai e mi addormentai subito dopo.

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