Quell'arpia finta-bionda mi aveva cacciato dalla camera come se fossi stato un animale. Il mio livello di sopportazione per poco non superò il limite. I minuti passarono lenti come ore quando il medico, che altrettanto sgradevolmente il primo giorno mi aveva chiesto se fossi un parente di Mia, entrò chiudendomi la porta in faccia. Camminai avanti e indietro per quella zona di corridoio vicina alla stanza numero settantasei almeno una cinquantina di volte prima che ne uscissero le due infermiere a cui tentai di estorcere qualche informazione, inutilmente. Pochi minuti dopo riuscii a chiedere come stesse la mia ragazza al dottore. "Il coma l'ha protetta dalla perdita della memoria a lungo termine, tuttavia il trauma le ha causato un'amnesia globale transitoria. Mia crede di avere ancora diciotto anni e pensa che il mese in cui ci troviamo oggi sia settembre. Dovrà rimanere in ospedale per la riabilitazione ancora per qualche tempo, in questo modo verificheremo se ed eventualmente cosa riuscirà a recuperare dei ricordi dell'ultimo anno cancellato".
In quel momento mi sentii sbiancare e, probabilmente, lui se ne accorse, tanto che mi chiese se avrebbe potuto aiutarmi un bicchiere di acqua e zucchero.
"Faremo il possibile per farle recuperare la memoria, non tutto è perduto" mi sorrise gentilmente, ma i miei pensieri in quel momento fluttuarono altrove. "Le ho detto di non parlare per un po'. Le ho lasciato un foglio in caso voglia comunicare con i suoi familiari,amici o con le infermiere. Sarebbe meglio se non si affaticasse troppo" l'uomo mi mise una mano sulla spalla e io annuii. "Può entrare ora, se vuole. Per qualsiasi domanda mi venga a cercare. Domani tornerò a visitarla". Mi lasciò da solo in corridoio, solo e spaesato.
Cosa avrei dovuto fare? Come mi sarei dovuto comportare? Tutto sarebbe tornato come prima? Se lei non ricordava l'ultimo anno e credeva fossimo in settembre, allora non si sarebbe ricordata di me.
Mi appoggiai con la schiena al muro tinteggiato di azzurro, piegai leggermente le ginocchia e lasciai la testa ciondolare all'indietro. Chiusi gli occhi e presi un respiro profondo, dopodiché portai le mani fra i capelli, me li scompigliai leggermente sbuffando e riportai le braccia lungo i fianchi facendo sbattere i palmi contro al muro freddo. Con la schiena mi diedi una spinta per tornare dritto. I miei passi verso la porta della stanza di quella che non solo era la mia migliore amica, ma anche la mia ragazza, furono lenti e cauti, pieni di pensieri. La mia mano tremolò impercettibilmente prima di posarsi sulla maniglia e di piegarla verso il basso per poter entrare nella camera di quella ragazza per la quale ero soltanto uno sconosciuto.
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Mille volte ancora
RomanceMia, una diciannovenne alle prese con una vita da liceale che verrà stravolta dopo un incontro/scontro. Vi racconterà la sua storia, o, almeno, tutto ciò che è accaduto da un anno e otto mesi a questa parte. Se ne avete voglia, preparatevi un the e...