Chapter fifty

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Abbassai le luci e mi misi a sedere sul solito divano di pelle che mi piaceva tanto. Filippo rimase in piedi davanti a me e mi fissò fino a quando non gli dissi cosa avrebbe dovuto fare. "Sdraiati e metti la testa sulle mie gambe" lo esortai picchiettando le cosce con i palmi un paio di volte. Presi dalla tasca dei jeans il cellulare e lo misi alla mia destra per poter controllare l'orario di cottura del dolce in forno. Il ragazzo fece come gli dissi. Sospirai. "Mi dica, Signor Tre-Anni-E-Non-Sentirli, che cosa la turba?" gli domandai formalmente e lui mi sorrise. Iniziai a giocherellare con i suoi capelli e feci passare per più volte le mie dita fra di essi mentre parlammo. "Nulla" rispose brevemente "Ah, davvero? Se lo chiedessi a te stesso, risponderesti allo stesso modo?" gli domandai inarcando entrambe le sopracciglia. "Sì. Non c'è nulla che non vada, sono solo stanco". Con i polpastrelli iniziai ad accarezzargli il viso e gli feci chiudere gli occhi. "Posso fare qualcosa?" gli chiesi "Lo stai già facendo, sei qui" sospirai "Qualcos'altro? Non mi sento molto utile" "Continua" "A far cosa?" "A massaggiarmi i capelli e a parlare" sorrise e di conseguenza lo feci anch'io. "Come desidera, mio Signore, ma prima devo andare a spegnere il forno" protestò cercando di bloccarmi le braccia. "Ehi! Vuoi che si bruci il dolce?" lo provocai "Io no. E' cioccolato ed è sacro!" esclamai scappando e facendogli rimbalzare la testa sul divano. Qualche minuto dopo corsi in cucina e spensi il forno, ma non lo aprii altrimenti i tortini si sarebbero sgonfiati. Tornai in salotto e mi rimisi nella stessa posizione di prima riprendendo a toccargli i capelli e a raccontargli tutto ciò che mi era capitato durante quella giornata. Bar, vecchietti, Anna, Bart e discussione con Ginevra. "...e ora mi trovo qui, a casa Zanella, a raccontare la mia pallosissima giornata al mio migliore amico depresso dopo aver cucinato i migliori tortini al cioccolato con cuore morbido della terra" terminai il monologo e ci guardammo negli occhi. "Stai pensando a ciò a cui sto pensando io?" mi chiese e, da un'espressione seria, passammo a un sorriso enorme. "Credo di sì" risposi. Mi chinai leggermente e gli stampai un bacio sulla fronte, poi ci alzammo e andammo in cucina. Filippo versò dell'altro vino all'interno dei due calici, mentre io servii i due dolci spolverandoli con un po' di zucchero a velo. Presi dal cassetto delle posate due cucchiaini e mi sedetti di fianco a lui per gustare il delizioso dolce che avevo preparato come minimo un centinaio di volte.

"Ne fai altri due? A testa, questa volta" mi pregò e risi. "No, però sono contenta che ti sia piaciuto" appoggiai la mia testa sulla sua spalla. Subito dopo mi alzai per mettere i piatti nel lavandino e, ripreso il vino fra le mie mani, afferrai la mano di Filippo e lo riportai con me sul divano. Ci sedemmo l'uno di fianco all'altra e ci voltammo appoggiando il braccio sopra allo schienale per poterci guardare e stare comodi allo stesso tempo. Mi tolsi le scarpe e rannicchiai i piedi sotto di me. "Mi sono fatta la doccia, lo giuro" gli dissi quando guardò i miei piedi salire sul divano. "Non avevo dubbi" rise "Questo divano è troppo bello" dissi accarezzandone la superficie con i polpastrelli. "Anche a me piace tanto" affermò e bevve un po' di vino. Finii il mio e appoggiai il bicchiere a terra. "Ne vuoi dell'altro?" mi chiese "E' meglio di no, altrimenti altro che Indiana Jones...!" ridacchiai ripensando a Ibiza. "Giusto" rise lui pensieroso "Che ore sono?" gli domandai mettendo una mano nelle tasche dei jeans, ma non trovando il cellulare. "Le 23:30" "Okay, posso restare un altro po'" risposi appoggiando la mia testa su un palmo. "Posso chiederti una cosa?" "Certo" gli dissi curiosa. "Meglio il rimpianto o il rimorso?". Rimasi leggermente stranita dalla sua domanda, sapevo che c'era qualcosa che non andava e di cui non aveva voglia di parlare. "Immagino il rimpianto, anche se nella mia vita ho avuto più rimorsi" annuì "Come mai?" gli chiesi a mia volta "Curiosità" fece spallucce "Me o Selene?" lo provocai. Filippo sgranò gli occhi "Mi avvalgo della facoltà di non rispondere" rispose subito dopo. "Che domanda è?" chiese successivamente. "Curiosità" risposi mimandolo e facendo spallucce allo stesso modo sorridendo. Cambiai posizione e appoggiai la testa sulla sua spalla, quasi nell'incavo del collo. Sentii il suo viso abbassarsi sul mio e le sue labbra sul mio orecchio mi provocarono un brivido infinito lungo la schiena. "Tu, ovviamente". La sua voce si fece bassa e roca, calda come il sole d'estate. Il mio cuore impazzì e probabilmente le mie guance diventarono dello stesso colore della melagrana. Per fortuna il mio autocontrollo arrivò al momento giusto e mi calmò velocemente. Non seppi cosa rispondergli e, sicuramente, se avessi incrociato il suo sguardo, sarei arrossita di nuovo. L'unica cosa che mi venne in mente di fare, fu quella di portare una mano sui suoi occhi per oscurargli la vista e dargli un bacio sulla guancia, poi un altro un po' più in basso e, l'ultimo, nell'incavo del collo dove riappoggiai la testa. Lo sentii sorridere. Lasciai scivolare la mia mano dal suo viso e l'appoggiai sul suo addome per poi stendere il braccio e cingerlo in un semi-abbraccio. Rimanemmo in silenzio in quella posizione per alcuni minuti, poi cominciò a parlare. "Quindi per sabato?" domandò "Finisco alle 18:00, a che ora c'è la proiezione?" risposi con gli occhi chiusi "Alle 21:30, quindi possiamo andare a cenare prima. Pensavo verso le 20:00" "Okay, quindi devo essere da te per le 19:45 e ho un'ora e mezza per prepararmi. Può andare" "Bene!" esclamò contento. Inspirai a pieni polmoni il suo profumo, poi riaprii gli occhi e lo guardai. "Ma non hai freddo di notte?" sbottai ripensando alla fotografia che la notte prima mi aveva inviato. "Perché?" iniziò a ridere "Perché dormi senza pigiama!" esclamai contrita. Filippo rise ancora più forte, finalmente ero riuscita a migliorare il suo cupo umore di inizio serata. "A volte tengo solo i pantaloni. Le maglie mi danno fastidio" fece un ampio sorriso. "Ecco, vedi? Ormai so anche quante volte vai in bagno, mentre non mi avevi mai detto questa cosa" mi lamentai scherzosamente. "Hai ragione, se mi verranno in mente altre cose di cui dovrai assolutamente venire a conoscenza, ti scriverò, ti telefonerò, oppure te lo dirò nel bel mezzo della scena clou del film più avvincente che tu abbia mai visto" rise. "Quindi è l'unica cosa a cui hai pensato quando hai visto la foto?" mi chiese con sguardo indagatore capendo che mi ero riferita all'immagine. Mi imbarazzai leggermente. "No, certo che no!" gli diedi un pugno sulla spalla. "A cosa pensi?" lo rimproverai "Però l'ho notato. Comunque è una bella foto, mi piace tanto" dissi sinceramente. Guardai l'orario nel cellulare che ritrovai sprofondato in una piega del divano. "Forse è meglio che rientri" sussurrai e il mio migliore amico fece una smorfia. "Devo" sottolineai e il suo broncio si fece ancora più truce. Piegai la testa di lato e lo fissai. "Sabato è vicino, guarda il lato positivo. Anzi, è domani" cercai di rassicurarlo "Sì, ma..." lo interruppi "Sì, ma, anche se non ne ho voglia, devo andare". Mi alzai dal divano e mi infilai il cappotto, andai in cucina e ripresi la sporta con all'interno ciò che avevo portato da casa, tuttavia lasciai a lui il vino. Tornai in salotto per prendere la borsa e spostai la sporta nell'altra mano per averne una libera con la quale issai Filippo. "Su!" gli dissi come se fosse stato un bambino. Non lasciò la presa sulla mia mano, ma intrecciò le sue dita con le mie e lo dovetti trascinare fino alla porta con me. "Non posso rimanere qui!" esclamai a bassa voce per l'ora tarda. "Come no?" chiese "No, lo sai. Poi se succedesse qualcosa e per caso Selene venisse qui in preda a un attacco di qualcosa e vedesse che sono rimasta da te? Okay che sei il mio migliore amico, ma sono pur sempre una ragazza, la sua più grande minaccia. Chissà come reagirebbe" affermai preoccupata. "Perché Selene dovrebbe venire qui "in preda a un attacco di qualcosa"? E poi che male c'è?" domandò "C'è che non voglio essere la terza in comodo, non voglio che pensi che io sia l'altra e non voglio nemmeno che sia tu a pensarlo. Come ho detto ieri, fra moglie e marito non mettere il dito!" gli spiegai. "Mia, ma cosa stai dicendo?" chiese scuotendo la testa "Questo è un chiaro segno che hai bevuto troppo e non puoi tornare a casa" rispose strattonandomi un'altra volta dentro casa. "Filippo!" lo ammonii "Abbiamo dormito insieme molte altre volte, qual'è il problema ora?" "Che prima non avevi la ragazza, ora invece sì e non voglio mettermi nei casini" dissi contrariata. "Mia, Selene non è un problema, lo vuoi capire? Ho bisogno di te, ho bisogno di te qui. Rimani o no?" mi chiese mezzo sconfortato e mezzo indispettito. Lo fissai per qualche istante: la mia testa era in subbuglio e il pensiero che vi rimbombava all'interno urlava un "no" che se fosse potuto uscire da lì, sarebbe diventato delle dimensioni della Terra. Sospirai ancora una volta. "Okay" risposi sommessamente. Il ragazzo lasciò andare la mia mano e si avvicinò a me per abbracciarmi forte. "Grazie" bisbigliò infine. Gli sorrisi. "Però se Selene mi ucciderà, mi avrai sulla coscienza per tutta la vita" ridemmo contemporaneamente e lo strinsi a me un'ultima volta.

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