"Signorina Diener?" sentii in lontananza una voce e tornai alla realtà "E' il suo turno". Era il commissario esterno. Anziano, sembrava simpatico, probabilmente insegnava filosofia. Con me c'erano Ginevra, che dopo di me sarebbe andata davanti alla commissione, Filippo e i miei genitori che si erano presi un giorno libero proprio per accompagnarmi, anche se non volli nessuno all'interno dell'aula con me. Io e i professori saremmo stati abbastanza in quella soffocante stanza. Strinsi in un veloce abbraccio mamma, papà e i miei due migliori amici. Come ultima cosa guardai lo sguardo di Filippo che riuscì ad infondermi una strana serenità e sicurezza. Lui, senza far niente, bastava che mi guardasse e tutto il mondo avrebbe potuto dire le più grandi verità, ma a me non sarebbe importato. Le nostre mani si sfiorarono prima che riabbracciassi Ginevra che, da un momento all'altro, pensai sarebbe svenuta vedendo la sua brutta cera. Velocizzai il passo fino ad arrivare di fronte all'amichevole uomo. Gli sorrisi ed entrai nella gabbia dei leoni. Mi ci vollero alcuni minuti per ambientarmi, per raggiungere quello stato mentale che mi avrebbe permesso di non rovinare la mia performance finale. Feci scorrere gli occhi sulla "giuria". Professori interni, almeno una mano dal cielo era scesa in aiuto. "Allora, Mia, di cosa parla la tua tesina?" cominciò la professoressa di italiano, la prima della fila. Seguirono ben presto tutti gli altri che mi chiesero ogni collegamento possibile e immaginabile con le materie che insegnavano. Mi autoconvinsi di non avere un anima di fronte, proprio come le mie ultime ripetizioni a casa di Filippo. Davanti a un muro, come se fossi stata in punizione e lui che paziente, seduto sul divano, mi rivolgeva delle domande trasversali che avrebbero potuto chiedermi i professori. "Signorina Diener" arrivai alla fine del colloquio, parlò il commissario. "Al momento ho in mano l'elenco della sua classe. Mentre stavo ascoltando la Sua esposizione, gli occhi mi sono caduti sulla sua data di nascita. Quattordici aprile, non è vero?" domandò spingendo la montatura degli occhiali più vicino alle pupille. "Sì" risposi "La mia nipotina ne ha compiuti sei proprio il giorno successivo". Mi venne da sorridere. "Saprebbe dirmi cos'è accaduto nella notte fra il suo compleanno e quello di mia nipote, ovvero nella notte fra il quattordici e il quindici di aprile?". In quel momento mi andò in pappa il cervello. Panico, puro e intenso panico. Il cuore cominciò a martellarmi nel petto e le mie guance si surriscaldarono. "Pensa. Ragiona. Provaci almeno." alcuni minuti di silenzio seguirono la domanda. "La notte fra il quattordici e il quindici. Cosa ne posso sapere? Notte. Forse è un professore di scienze. Bene, una cometa? Delle stelle cadenti?" continuai a chiedermi senza riuscire ad arrivare ad una conclusione. "Non può essere..." mi dissi e ricominciai daccapo "Notte, notte. La luna. Cos'è successo alla luna?" mi venne in mente una conversazione con mio padre a cui non diedi molto ascolto. "Se solo avessi fatto attenzione!" mi maledissi. Alzai lo sguardo sui professori e cercai disperatamente nei cassetti della memoria qualche informazione in più che, purtroppo, non arrivò. Vidi una mano della professoressa di scienze sbucare da sotto il banco che aveva davanti. Senza farsi scoprire, aveva unito il pollice e l'indice a formare un piccolo cerchietto. La luna. Scorsi gli occhi sul resto della giuria e notai la professoressa di storia intenta a lisciarsi i lunghi capelli rossi come il fuoco. Rossi. La luna rossa. L'eclissi. "Ora ricordo, l'eclissi lunare!" esclamai sorridendo all'uomo. "Benissimo" sentenziò l'uomo rispondendo compiaciuto al mio sorriso. "E saprebbe dirmi qualcosa in proposito?" mi chiese. Feci un rapido ordine mentale "Se non sbaglio, le eclissi totali lunari si verificano quando la luna transita nel cono d'ombra proiettato dalla Terra. L'orbita della Luna è inclinata rispetto a quella del nostro pianeta attorno al Sole, perciò l'evento accade solo quando i tre corpi sono allineati. Durano parecchie ore e sono visibili ovunque ci sia la Luna piena, ma mi sembra di ricordare che, ad aprile, non sia stato possibile vederla ad occhio nudo per noi italiani" "No, infatti. Mi sono dovuto accontentare di alcuni video su YouTube" dentro di me feci un lungo sospiro. "E' stata esauriente, Mia. La ringrazio" disse il professore. "Se posso interrompervi..." si intromise la prof di inglese. "Ho un'ultima domanda per te, anzi, ultimissima, dato che avevamo detto "ultima" poco fa" mi fece un sorriso rassicurante. "Sapresti dirci come gli inglesi chiamano la Luna rossa?". Facile. Per loro tutto ciò che è rosso, è sangue. "Blood Moon".
Con queste ultime due parole conclusi la mia carriera scolastica. Non appena mi dissero che il mio esame orale era finito, andai a stringere la mano a tutti i professori e, con un sorriso più grande, ringraziai silenziosamente la professoressa di scienze. Tanto odio per la sua materia che facevo fatica a ricordare, tanti accidenti inviatigli da ogni singolo studente, ma, alla fine, l'inaspettato mi aveva sorpresa ancora una volta. Ringraziai tutti. Le pene patite in quegli anni furono dure da superare. Fu un colpo uscire in corridoio sapendo di aver finito il Liceo, ma non cosa fare esattamente della propria vita.
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Mille volte ancora
RomanceMia, una diciannovenne alle prese con una vita da liceale che verrà stravolta dopo un incontro/scontro. Vi racconterà la sua storia, o, almeno, tutto ciò che è accaduto da un anno e otto mesi a questa parte. Se ne avete voglia, preparatevi un the e...