Il giorno seguente Filippo dovette andare in facoltà per alcune lezioni alle quali non sarebbe potuto mancare e, nel pomeriggio, ebbe gli allenamenti con la squadra. "Mi lasci le chiavi?" gli chiesi prima che potesse scendere dalle scale dopo averlo salutato. "Certo" rispose tornando sui suoi passi e facendole tintinnare davanti ai miei occhi. "Ma niente festini senza di me, okay?" sorrise malizioso schioccandomi un bacio sulla fronte. "Giurin giurello" risi e lo seguii con gli occhi fino alla seconda rampa di scale. Rientrai in casa e mi chiusi la porta alle mie spalle. "Finalmente un giorno libero anche per me" sospirai sorridendo a me stessa. Andai in cucina per continuare la colazione lasciata a metà, dato che Filippo era dovuto scappare prima che avessimo potuto finirla, poi andai in bagno per sistemarmi un po' i capelli che, alla fine, raccolsi nel solito gomitolo in cima alla testa. Una volta pronta, recuperai cappotto, sciarpa, borsa e chiavi varie e uscii dall'appartamento per raggiungere la mia macchina e tornare a casa. Nemmeno là trovai qualcuno. I miei erano andati a lavoro un paio d'ore prima. "Perfetto, almeno non mi verranno fatte domande" mi dissi da sola sollevata pensando all'obbiettivo della giornata. Decisi, infatti, di ascoltare la richiesta di Filippo e di portare a casa sua alcuni vestiti e simili. Entrai in camera mia e feci una panoramica, poi, mi venne da sorridere. Trovai incredibile come, in poco più di tre anni, si fossero potuti accumulare così tanti ricordi dentro a una stanza. Mi presi alcuni minuti per riguardare ogni singola foto appesa ai muri con il Patafix. Io e Gingy; lei, Amy e Yle; io e Filippo; io e Yle; io, Amy e Gingy. E queste erano solo alcune delle centinaia. Vidi sulla scrivania la mia Canon e non riuscii a trattenermi dal prenderla in mano e abbracciarla quasi fosse stata una persona, quasi fosse stata una mia cara amica umana. In un attimo il mio cuore ebbe un sussulto, dopodiché fu come se, tutto ad un tratto, ogni peso fosse scomparso. Gli occhi mi si inumidirono non appena pensai che, forse, Verona era stata la mia vera benedizione, la mia prima vera casa. "Skype?" la vibrazione del mio cellulare mi distrasse da quell'uragano di pensieri che aveva cominciato a vorticare nella mia mente. Era Amy. Accesi il portatile in fretta e furia e le risposi a una velocità maggiore di quella della luce. Mi sdraiai sul letto e, non appena rispose, iniziammo a chiacchierare di ogni cosa possibile, contentissime di rivederci. Allo stesso modo, fui felice di vedere Chris che, però, ogni tanto sparì per qualche telefonata di lavoro. "Ragazzi, qui ci mancate tantissimo! A quando il ritorno?" chiesi sollevandomi dal letto e posando il computer in una posizione ideale per far sì che i due mi potessero vedere nonostante mi fossi mossa per la stanza. "Anche voi ci mancate" un'espressione da cucciolo balenò sul viso di Chris. "Sì. Manchi a Zanna e anche a me. Mi manca essere portata a cavalluccio in giro per il centro" risi "E poi mi manchi tu..." dissi rivolgendomi ad Amy "...i nostri aperitivi con annessi pettegolezzi, le nostre idiozie" continuai. "A chi lo dici" rispose malinconicamente la ragazza dai capelli biondi. "Comunque il ritorno non è ancora sicuro, ma forse riesco a strappare delle ferie extra per Capodanno, non di certo per Natale, purtroppo" aggiunse Chris rinvigorendo un po' gli animi. "Benissimo!" esclamai eccitata "Dobbiamo pensare a cosa fare la notte del trentuno" rispose Amy rivolgendosi a me. "Già, ne ho parlato con Filippo, ma non abbiamo ancora deciso sul da farsi. Devo ammettere che abbiamo aspettato i vostri piani, però..." confessai "Però ora dobbiamo pensare ai vestiti!" Amy si mise le mani fra i capelli con un gesto teatrale. "Esattamente" la mimai e Chris cominciò a ridere. "Voi ragazze state male" sentenziò guardandoci con un'espressione stranita e la sua ragazza gli diede un leggero pugno sulla spalla. "Per non parlare di trucco e parrucco" mi guardò terrorizzata "Infatti!" la sostenni. "Mia, cosa stai facendo esattamente?" mi chiese il ragazzo dagli occhi verdi e io mi voltai verso il portatile con tre maglie in mano e un paio di jeans sotto al mento. La prima frase che uscì dalla mia bocca fu poco comprensibile, perciò, una volta appoggiati gli indumenti sul letto, la ripetei. "Filippo mi ha proposto di portare da lui alcune cose, in questo modo posso rimanere a dormire anche se il giorno dopo devo andare a lavorare o cose simili, o, almeno, questa è la scusa con la quale ha cercato di convincermi" ridacchiai "E c'è riuscito! Il mio migliore amico è un grande" rise Chris. "Ah" commentò Amy guardandomi con un sorriso malizioso stampato in faccia che le rimandai. "Già" posai gli occhi sul suo ragazzo. "E..." disse la mia amica facendo sì che tornassi su di lei. "E...questi discorsi si fanno in un altro momento" ridacchiai con un leggero tono di rimprovero nei confronti di Amy. "Guarda chi hai di fianco" aggiunsi indicando Chris con un indice e lei lo guardò male. "Tappati le orecchie, tu!" gli disse baciandolo "No, voglio sentire anch'io" protestò. "Cosa vorresti sentire?" lo provocai "Non lo so, quello che hai da dire sul mio migliore amico" si spiegò ridendo civettuolo. "Amore mio" risi "Non sono affari tuoi, questi!" ribadii il concetto. "Ma non è giusto" perse la pazienza "Non c'è nulla di giusto al mondo" lo consolò Amy appoggiandogli una mano sul ginocchio. "E, poi, se la situazione fosse stata inversa, ovvero se tu avessi dovuto parlare di Amy a Filippo e io fossi stata di fianco a lui, sarebbe successa la stessa identica scena" sollevai un sopracciglio. "Sì, ma..." tentò di replicare "Ha ragione Mia" lo ammonì la sua ragazza. "Grazie! In ogni caso, oggi ho la giornata libera e lui, invece, starà fuori fino a sera, perciò ne approfitto e faccio trasloco" portai il discorso su un altro versante "Anche perché non ho quasi mai giorni liberi a lavoro e il mercoledì sono sempre a Bologna" continuai. "A proposito, come vanno le lezioni?" mi domandò Chris curioso "Bene! Come potrei non amare il cinema? Gentile ci sta insegnando tantissime tecniche, nozioni e chi più ne ha, più ne metta" risposi sorridendo. "Si vede che è il tuo mondo, ti brillano gli occhi quando ne parli" commentò con lo stesso sorriso la mia amica. Continuammo a parlare per un'ora e mezza, dopodiché ci salutammo. Finii di rovistare nelle decine di cassetti per controllare se mi servisse altro, poi, dopo aver impilato tutto il necessario sul letto, mi venne l'idea di prendere la chiavetta USB e di trasferirvi all'interno alcune foto di me e Filippo. Controllai ogni singola cartella presente nel mio computer, in seguito scaricai le ultime che avevo scattato e che si trovavano ancora sulla Canon e, successivamente, andai da un fotografo per farle stampare. Dovetti aspettare mezz'ora prima che fossero pronte, perciò andai a comprare un bagnoschiuma, uno shampoo e alcuni trucchi di scorta nuovi da portare a casa di Filippo. Non appena ritirai le fotografie sviluppate, tornai a casa, pranzai, poi tornai all'appartamento con tutto ciò che mi sarebbe servito là. Accesi lo stereo a volume alto, ma non troppo, e mi feci aiutare dai miei The Script e Maroon 5 nell'impresa titanica di trovare delle grucce per appendere alcune maglie. Sfruttai il suo cassetto della biancheria per mettere la mia e riempii il porta-saponi quasi vuoto delle cose che avevo comprato in giornata. Dopo aver posizionato i trucchi e il mio profumo all'interno del pensile che faceva parte della composizione lavabo-specchio, presi la busta dentro alla quale si trovavano le nostre foto e andai in giro per casa a studiare i luoghi più adatti in cui le avrei attaccate. A pomeriggio inoltrato finii la mia opera e, buttandomi poco elegantemente sul sofà nero, guardandomi intorno, mi ritenni molto soddisfatta del lavoro terminato. Dopo dieci minuti di riposo, approfittai della quiete per farmi una doccia mantenendo lo stereo acceso sulla playlist invernale contenente i pezzi più in voga che vennero mandati in onda sia su stazioni radio che televisive. "Non sei scappata di casa, vero?" un messaggio di mia mamma mi fece sorridere. "No, tranquilla, mammina :)" "Tornerai ogni tanto qui, spero" "Certo! Sono stata fuori casa solo un paio di giorni. Non ti preoccupare! Vivo ancora con voi, anche se non sembra" "Stasera devo preparare anche per te?" "Non credo, però prometto che domani tornerò a casa. E' solo un po' complicato giostrarsi fra ragazzo, famiglia, studio e lavoro. Devo prenderci la mano :)" "Non ti preoccupare, ce la farai :) Se ce l'ha fatta la tua mamma ;) Ora vado perché tuo padre mi reclama. Dobbiamo finire il progetto per il Comune. A domani, ti voglio bene!" "Ci proverò ;) Salutami papà! Anch'io :*" risposi infine. Dopo mamma, le uniche due persone a mancare all'appello furono Gingy e Yle, poi avrei fatto terno al lotto e, col fatto che mi avanzò del tempo, decisi di scrivere a entrambe, anche se la prima stava iniziando a preparare un esame e mi diede appuntamento per il giorno successivo. Mi preparai in fretta per fare una toccata e fuga da Alfri per incontrare Yle che, come Amy, non vedevo da tantissimo tempo e, in effetti, da come ci abbracciammo, sembrò che non ci vedessimo da anni. Anche se tutt'e due non potemmo trattenerci per molto, chiacchierammo fino all'ultimo secondo che ci rimase a disposizione fra quei tavolini a cui, ormai, avevano dato il nostro nome come onorificenza. Mi raccontò di lei e Davide e della loro relazione che, per un breve periodo, aveva avuto qualche problema, ma, poco dopo, tutto era tornato come prima e, in quel momento, erano tornati più affiatati che mai. Mi disse dei corsi di Lettere che stava frequentando e che di lì a poco si sarebbe comprata un cucciolo di Golden Retriver che avrebbe chiamato Axel. Insomma, in quel piccolo lasso di tempo, tornammo le liceali chiacchierone di sempre.
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Mille volte ancora
RomanceMia, una diciannovenne alle prese con una vita da liceale che verrà stravolta dopo un incontro/scontro. Vi racconterà la sua storia, o, almeno, tutto ciò che è accaduto da un anno e otto mesi a questa parte. Se ne avete voglia, preparatevi un the e...