Chapter eighty six

53 3 7
                                    

Chiusi gli occhi non appena sentii la sua barba ruvida sulla mia pelle. Dentro di me ansimai. Il suo respiro caldo mi sussurrò parole che interpretai come una promessa. In effetti lo era e io non vedevo l'ora che lui tornasse da me. Il mio sguardo, senza nemmeno essere stato comandato dal cervello, si fissò su di lui, su quel corpo troppo perfetto che si trovava sullo stipite della porta e che si era voltato verso di me.

Terra chiama Mia. Mia, ehi, riprenditi.

"Ah, già" dissi fra me e me scuotendo la testa impercettibilmente.

Vidi le sue labbra parlarmi e, non appena indicò il suo cellulare, capii. Mi si illuminarono gli occhi. Forse, grazie a quello, avrei potuto cominciare a recuperare un po' di ciò che non ricordavo più.

I miei genitori mi lasciarono da sola in camera per un po' di tempo per andare a parlare con il medico che qualche ora prima mi aveva visitata, così ne approfittai per iniziare la mia ricerca. Notifiche. Tante notifiche, troppe. Quelle notifiche - alle quali, almeno per il momento, non avrei risposto - comparvero come numeri bianchi inseriti all'interno di cerchi rossi per i quali il mio cellulare mi sembrò avere una delle sei malattie dell'infanzia.

"Carica messaggi precedenti, carica messaggi precedenti, carica messaggi precedenti" ripetei nella mia testa ogni volta che il mio polpastrello toccava l'icona grigia che mi avrebbe permesso di tornare indietro nel tempo. Più di un anno di messaggi non era poco. Nel frattempo, tutto ciò in cui riversai ogni goccia di speranza che avevo in corpo fu che Filippo si ricordasse qualsiasi dettaglio, dal primo all'ultimo e che, pazientemente, mi avrebbe raccontato tutto dal principio alla fine.

"Mi è appena venuta un'idea fantastica". Il cellulare vibrò fra le mie mani e, all'improvviso, vidi tutti i messaggi che ero riuscita a caricare fino a quel momento sparire. "No!" urlai tirando su la schiena dai cuscini e accovacciandomi incrociando le gambe. "No, no, no. Ti prego, no!" dissi facendo scorrere inesorabilmente dall'alto verso il basso il mio pollice sullo schermo, invano. Tutto il tempo perso a caricare quei messaggi era andato perduto. Il lavoro sarebbe stato da rifare daccapo. La nuova nuvoletta grigia inviatami da Filippo mi saltò agli occhi subito dopo e ne rilessi il contenuto. "Filippo. Ti odio" scrissi in maiuscolo con tono minatorio "Cos'ho fatto?" mi inviò a seguito di una faccina preoccupata "Ho perso tre quarti d'ora a premere decine e decine di volte il tasto "carica messaggi precedenti". Ero arrivata a quelli di agosto, quando mi hai inviato quello nuovo e tutto il mio lavoro si è volatilizzato in un secondo!" gli risposi inviandogli un emoticon infuriato. Lui si mise a ridere e, alla sua reazione, si scatenò la mia ira. "Ti sembra il caso di ridere? E' una cosa importante per me, anzi, non direi importante, ma vitale" digitai di fretta quelle parole e gliele inviai. "Scusami. Non era mia intenzione..." la sua risposta mi calmò un po'. "Comunque ho due sorprese per te" tentò di addolcirmi e, forse, ce la fece. "Tipo?" gli inviai io freddamente, nonostante non fossi più arrabbiata con lui, in fondo non era stata colpa sua. "La tua curiosità non svanirà mai ahah sono sorprese, non te le svelerò. Comunque una riguarda i messaggi, quindi non stancarti cercando di arrivare all'inizio" rispose "Cattivo. Va bene, quando tornerai da me?" gli chiesi impaziente "Quando i tuoi avranno finito il loro turno, tu aspettami". Poco dopo mi arrivò un altro messaggio da parte sua. "Se non dessi troppo nell'occhio, mi nasconderei dentro al tuo comodino e starei lì con te per sempre" mi mordicchiai un dito per placare un sorriso che, se avesse potuto, sarebbe esploso irradiando di luce l'universo intero. "Ho voglia di conoscerti, di sapere tutto di te. Ho voglia di sapere tutto di noi, di me, di cosa abbiamo fatto insieme e cosa ancora no. Ho voglia di parlare con te fino a tarda notte, ho voglia di ricordare, di ricordarti. Adesso" scrissi di getto fra una palpitazione e l'altra. Un'emozione che non seppi classificare mi scoppiò all'interno del cuore e, non appena vidi comparire le parole "sta scrivendo..." nella barra delle informazioni generali dell'applicazione, il mio respiro si fece pensante per l'ansia che mi travolse come le acque di un fiume in piena. "Scusami per ciò che ti sto per dire. So che per te è difficile questa situazione e che, in questo momento, sono solo un estraneo. So che ci vorrà del tempo prima che tu ed io, beh...prima che tutto si sistemi, ma ho bisogno di dirti una cosa. In realtà te l'ho già detta quando eri in coma, ma sento la necessità di scrivertela e di sapere che tu la leggerai per davvero, dopodiché, se ti sembrerà inopportuna, potrai anche cancellarla, dimenticarla e fare finta di niente. Non ti preoccupare per me, non mi aspetto una tua risposta. Scusami anche se mi sono dilungato, di solito non sono così. Volevo solo che sapessi che mi manca da morire la tua voce quando mi dicevi che mi amavi". Lessi quel messaggio ancora e ancora. Due lacrime caddero bagnando le lenzuola bianche che mi coprivano e le mie dita tremolarono per l'emozione subito prima di iniziare a digitare la risposta che gli avrei inviato.

"Ho dimenticato fin troppo, è arrivata per me l'ora di ricordare. Ammetto che non sarà facile, ma nessuno ha detto che sarà impossibile, dobbiamo solo provarci e sperare che anche solo un piccolo spiraglio di luce mi faccia da torcia e mi permetta di ritrovare i cocci perduti di quel vaso che è andato in frantumi alcuni giorni fa. Io sono sempre io, la Mia che hai conosciuto, anche se non so in quale frangente, e non ho intenzione di andarmene da nessuna parte. Ho solo bisogno di ripartire dall'inizio. Con te, ovviamente solo se lo vuoi".

Mille volte ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora