Chapter seventy

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In un millesimo di secondo mi voltai per tornare all'interno, ma la mia vista si fermò all'improvviso su una coppia appoggiata alle mura esterne dell'edificio. Lei in un vestitino bordeaux corto e lui, come Filippo e Chris, in giacca, camicia e jeans. Aguzzai la vista e, per qualche strano motivo, mi sembrò di aver riconosciuto la figura femminile che, solo in minima parte, vidi in viso. Una minima parte che, qualche secondo dopo, mi consentì di capire di chi si trattasse. Seduta stante mi sentii mancare. Selene. Selene e Filippo. Feci appena in tempo a fare un passo nella loro direzione che la ragazza stampò sulle labbra del mio migliore amico un bacio. La mia mente si annebbiò istantaneamente.

Spintonai i ragazzi di fianco a me per cercare un punto di fuga da quella situazione. Mi allontanai nel buio del vialetto ghiaiato per dare una spiegazione a ciò che era appena accaduto sotto ai miei occhi, chiaramente invano. Perché Filippo si trovava lì con lei? Perché aveva fatto sì che lei lo baciasse? Perché lei era lì? Mille interrogativi comparvero nella mia mente e nessuno di essi trovò una risposta. La rabbia affogò nei fiotti di lacrime che sgorgarono imperterriti dai miei occhi. La gola iniziò a farmi un male atroce come se fosse stata divorata da un mostro. Il cuore, forse, aveva già smesso di funzionare. Mi allontanai abbastanza raggiungendo finalmente il cancello della villa al quale mi aggrappai singhiozzante per togliermi le décolletées. Il gelo pungente congelò le lacrime sulle mie gote che, insieme al resto del corpo, avevano perso la sensibilità. Caddi sulla ghiaia probabilmente sbucciandomi le ginocchia, ma non vi prestai attenzione. Debolmente, mi rialzai fra uno spasmo e l'altro e, con gli occhi appannati, ripresi a camminare. A pochi metri, la strada. I fanali di quell'auto troppo vicina mi accecarono, quei fanali che, a volte, hanno lo stesso effetto sui cerbiatti. Il resto lo ricordo al rallentatore. Proprio come se al mio fianco fosse scoppiata una mina. Delle urla lontane si smorzarono lentamente, i suoni si fecero ovattati. La vista si annebbiò, un'ombra sopra di me. Sentii le mani di qualcuno sorreggermi delicatamente e staccarmi dal duro e freddo asfalto. Persi la connessione con il mondo reale alcune volte, ma prima che i miei occhi affondassero nell'oscurità più totale, vidi le luci colorate dell'ambulanza alternarsi per qualche secondo. La sirena era così fastidiosa e così vicina. Poi,ad un tratto, il buio si impadronì definitivamente di me.

Mille volte ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora