"Grazie al cielo. Siete arrivati!" esclamai dentro alla mia testa dopo la decima volta in cui avevo sperato che mia mamma smettesse di leggere in preda a un vorace attacco di gola secca. "Mamma, grazie per lo sforzo, ti voglio tanto bene, ma non è il tuo mestiere" mi rivolsi alla donna al mio fianco che sentii alzarsi dopo aver salutato papà e lo sconosciuto fissato con le mie mani. Parlarono lì per qualche secondo, papà mi diede un bacio, dopodiché uscirono dalla stanza per parlare. "Ma lo fate apposta? Una volta in cui parlate di cose che mi interessano, uscite?" le braccia mi caddero lungo i fianchi in segno di rassegnazione. Passato qualche minuto, nella mia camera rientrò solo il ragazzo. "Spero solo che lui non abbia alcuna idea del francese" mi augurai.
Lo so, sarò cattiva, ma cosa avreste desiderato se voi foste state al mio posto e aveste sentito delle unghie graffiare una lavagna per un tempo interminabile? Non è tanto terribile ciò che ho detto dopo che avete riflettuto, o sbaglio?
"Ehi, come va?" mi chiese con la sua voce profonda che non avevo ancora sentito. "Ah, ma allora non sei muto. Parli!" ridacchiai fra me e me. "Bene, non vedo l'ora di scendere da questo maledetto letto" risposi inutilmente. Successivamente alla mia risposta, il ragazzo cominciò un lungo monologo per il quale, se fossi stata viva, vegeta e capace di intendere e di volere davanti a lui, sarei scoppiata in lacrime. Nessuno aveva mai speso delle parole tanto belle per me. Purtroppo non riuscii nemmeno a percepire il profumo di cui parlò, non capii cosa intendesse con la frase "Casa senza la tua presenza è vuota", né quando mi disse tutto il resto. Avevo dormito con lui? Ma, soprattutto, "mi mancano i tuoi palmi che mi accarezzano" cosa significava? Lui conosceva persino il mio profumo e io, di lui, sapevo soltanto che si chiamava Filippo e che aveva la barba. Dentro di me iniziai a piangere e, all'improvviso, in cuor mio, sentii un vuoto. "Perché non ti ricordo? Io non ho idea di chi tu sia" dissi con voce straziata fra un singhiozzo e l'altro "Mi dispiace, mi dispiace tanto. Mi sono sforzata, ho cercato in ogni cassetto della memoria, ma non ho trovato nulla. Non ho trovato te" conclusi sentendolo sedersi al mio fianco. La sensazione che mi pervase addirittura l'anima per poco non mi portò sul baratro della follia. Mi misi a ridere continuando a lacrimare quando mi consigliò di svegliarmi per non far più leggere mia mamma e, se avessi potuto, l'avrei fatto per davvero. Subito dopo un tornado di domande vorticò nella mia mente e sembrò non cessare di volteggiare. "Chi sono Tom, Edo, Viola e Luce? Chi sono i ragazzi della squadra? Quale squadra? E le tre comari? Sono Gingy, Amy e Yle? Ma perché hai detto "i rispettivi ragazzi"? Solo Yle è fidanzata". Ciò che mi distrusse ancora di più fu il fatto che non sarei mai venuta a conoscenza delle risposte perché lui non poteva leggermi nel pensiero.
Dopo la disperazione che mi lasciò l'amaro in bocca, un amaro ricolmo di delusione, aspettative mal riposte e desideri infranti, il ragazzo mi parlò della sua giornata – solo per un soffio, non mi raccontò di cosa fece in bagno -.
Ascoltarlo era, probabilmente, la cosa migliore della mia giornata, se di giornata si poteva parlare, dato che non riuscivo a distinguere la mattina dal pomeriggio, né quest'ultimo dalla sera o dalla notte. La sua visita era quella che aspettavo impazientemente ogni volta. Fu l'unico a non trattarmi come una malata costretta a letto in uno stato vegetativo e questo lo apprezzai infinitamente.
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Mille volte ancora
RomanceMia, una diciannovenne alle prese con una vita da liceale che verrà stravolta dopo un incontro/scontro. Vi racconterà la sua storia, o, almeno, tutto ciò che è accaduto da un anno e otto mesi a questa parte. Se ne avete voglia, preparatevi un the e...