Chapter twenty one

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“Mia, chi è quel bell'imbusto?” chiese mia mamma nemmeno lasciandomi il tempo di chiudere la portiera dell'auto. “E' un amico” risposi io sospirando alla sua curiosità. “Ah, sì? E come si chiama?” domandò di nuovo “Filippo, si chiama Filippo” dissi io “Mmh...e quelli erano i suoi amici?” “Già” risposi freddamente preparandomi alla scarica di domande che sarebbero seguite. “E una di quelle ragazze è la sua fidanzata?” chiese ancora. “Mamma!” l'ammonii. “E' che l'ho visto parlare con una delle due, pensavo stessero insieme” parò il colpo. “Non è una motivazione valida che giustifichi la domanda” replicai. “Quanti anni ha?” domandò imperterrita “Giovedì farà i ventitré, almeno credo” risposi. “Ventitré? Non è un po' grande?” ripartì alla carica. “Mamma, se ti ricordi sono gli stessi anni che separano te e papà” le feci notare facendo fra me e me un sorrisetto per il punto portato a casa. “E come vi siete conosciuti?” continuò “Per caso” risposi brevemente “Cosa significa?” “Significa che ci siamo incontrati per caso...?” le domandai sarcasticamente tentando di rimetterla al proprio posto e di farle capire che era ora di finirla con il super quizzone su Filippo, tanto più che papà era presente. La donna sospirò “Certo che non posso chiederti mai niente, eh!” esclamò “Sai che non è così” canzonai io e, poco dopo, ci ritrovammo a casa. Non appena aprimmo la porta andai ad accendere il forno per mettere in cottura il favoloso impasto che avevo preparato due ore prima. In otto minuti fu pronto per essere assaporato. Ci mettemmo comodi davanti alla TV con in mano il caldo dessert e lo gustammo senza proferire alcuna parola. Sicuramente ci si sarebbe potuto aggiungere l'imbarazzo del “simpatico” interrogatorio avvenuto alcuni minuti prima in macchina. Sentii vibrare il cellulare e buttai un occhio sullo schermo illuminato che si trovava sul tavolino vicino alle nostre gambe. Mi sporsi in avanti e vidi che il mittente era proprio il protagonista del nostro siparietto. “Ci conto per giovedì. Sono proprio curioso di sentire come cucina, Signorina Simpatia-Portami-Via :)” sorrisi e di sottecchi vidi mamma che stava seguendo la scena. Non esisteva donna al mondo che fosse più curiosa di lei. Finii il soufflé e presi in mano il cellulare per rispondergli. “Il Signor Tre-Anni-E-Non-Sentirli non verrà deluso, dimmi solo cosa ti piace di più” e l'SMS come al solito non si fece attendere. “Classico, cioccolato” digitò in un millesimo di secondo “Per favore, si intende :)” aggiunse “Aggiudicato, che cioccolato sia. Scontato, tranquillo :)” gli risposi “Grazie!” inviò lui “Non si può non festeggiare il ventitreesimo compleanno del Signor Tre-Anni-E-Non-Sentirli, niente ringraziamenti fino a quando la torta sarà già stata ingerita” gli dissi “Come fai a sapere quanti anni ho? Mi hai messo delle cimici addosso? Ahaha, okay, allora niente ringraziamenti fino a quando non sarò sicuro di essere sano e salvo” “Io? Parliamo di te che mi segui? Quanti possono essere i ristoranti a Verona? Ahaha, esatto :)” “La casualità ci sta facendo da balia, forse anche la fortuna :)” rispose lasciandomi stampato in viso un sorriso da ebete per ciò che aveva appena detto. “Forse :) Ma dimmi un po': cos'hai detto di me ai tuoi amici?” gli chiesi estremamente curiosa e il mio stomaco si attorcigliò durante quei minuti che impiegò nel scrivermi la risposta. “Niente, ho solo accennato a ciò che ci è accaduto, dato che l'ho trovato strano, sorprendente, ma anche bello. Come mai questa domanda?” chiese a sua volta “Capito. Mah, così, la curiosità è donna. Per quanto mi riguarda avresti potuto anche riferir loro che sono una racchia antipatica che si diverte a scontrarsi con le persone” gli risposi. “Non sei né racchia, né antipatica, però che ti piace scontrarti con le persone è vero” disse e trovai in questa affermazione qualcosa di estremamente dolce. “Mi lusinghi troppo, non è che lo stai facendo per mettere le mani avanti e far sì che non modifichi la torta per giovedì? ;)” la buttai sul ridere evitando di andare a finire in discorsi scomodi che non appartenevano a due ragazzi che si erano parlati solo cinque o sei volte in meno di una settimana. “Ah, colpito e affondato! Tentar non nuoce, non credi? :)” mi domandò di nuovo scherzosamente “Ci hai provato, apprezzo lo sforzo :) Ora però devo andare” gli scrissi “Ciao Mietta :)” “Ciao Fillo :)” conclusi.

“E' Ginevra? Salutamela!” disse mamma a voce alta sebbene si trovasse di fianco a me e avesse palesemente sbirciato mentre ero intenta a scrivere. Mi voltai per guardarla in faccia e capii che, ovviamente, era a conoscenza del fatto che non fosse la mia amica ad avermi scritto e, data la sua espressione, capì che l'avevo colta in flagrante. “No, non è lei” risposi sollevando un sopracciglio. “Beh, credo sia ora di andare a letto per me. Buonanotte” continuai stampando loro un bacio a testa sulla fronte. Andai in camera e mi svestii, dopodiché presi in braccio il PC e, mettendomi sul letto a gambe incrociate, digitai nella barra di ricerca “torta al cioccolato”. Dopo aver navigato da una pagina all'altra per un po' di tempo, decisi quale torta avrei preparato a Filippo, ovvero una torta glassata con crema diplomatica al cioccolato.

Ciò che trovavo divertente nel preparare dolci era la continua sfida nel tentare di creare qualcosa di nuovo che non avevo mai preparato prima. Per fortuna me la cavavo abbastanza bene in quell'ambito. Amavo cucinare, soprattutto utilizzare la sac à poche e decorare i dolci con mille fronzoli. Mi documentai e mi scrissi tutti gli ingredienti, i dosaggi e i passaggi che mi sarebbero stati utili in fase di preparazione, ma, prima, sarei dovuta passare al supermercato per comprare ciò di cui in casa non disponevo. Spensi il computer e lessi alcuni capitoli del libro che ormai su quel comodino aveva cominciato a fare la muffa, poi mi misi a dormire.

Mille volte ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora