Chapter ten

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“Io sono qui con Amy” inviai il messaggio a Gingy che pochi secondi dopo rispose: “Appena scesa dall'auto, tre minuti e sono da voi”. Nel frattempo arrivò anche Yle con tre sue amiche e il suo ragazzo: Davide. Una coppia più dolce non sarebbe potuta esistere, la loro relazione ormai aveva superato i tre anni e mezzo e non c'era quasi nulla e nessuno che fosse capace di fare casino fra i due. Il bene che si volevano era talmente grande che era un piacere per gli occhi vederli insieme. Tre minuti contati più tardi, Gingy si presentò con altre due sue amiche accompagnate da altri due ragazzi, tutte persone con cui avevo parlato almeno due o tre volte, dato che ci incontravamo a scuola ogni tanto oppure alle feste del sabato sera. Furono seguiti dall'arrivo di Andrea e Diego che avevano portato con loro la sorella gemella del primo, il suo ragazzo che era amico di Andrea e due amici di Diego. Alla fine, ci trovammo all'esterno del locale in diciotto e, se Lorenzo fosse riuscito a liberarsi, si sarebbe aggiunto anche lui. Fra convenevoli e presentazioni, tutti andarono da tutti. “Allora? Diamo inizio alla serata?” proposi io “Andiamo!” rispose la maggior parte dei presenti. Alfri, nonostante fosse un locale di grande qualità, non era affollato di sabato sera, dato che tutti andavano a ballare oppure trovavano di meglio da fare. Nelle serate durante le quali preferivamo uscire, ma non volevamo fare file all'entrata di discoteche varie, ci ritrovavamo qui oppure andavamo al cinema. Una volta mi capitò persino di andare a teatro che, da quel momento, diventò una delle mie tante passioni. Entrammo e il nostro immenso tavolo era già al fondo della stanza pronto per noi in modo che nessuno potesse disturbarci e che non potessimo disturbare noi a nostra volta. Gingy aveva chiamato il locale nel pomeriggio per avvertire che avremmo passato la serata lì e per sapere eventualmente se il nostro tavolo fosse già stato occupato, ma non fu così. Ci disponemmo tutti intorno a esso ed Emma, una delle nuove cameriere, ci portò la lista dei drink. Non appena tutti furono pronti, demmo le ordinazioni e cominciammo a chiacchierare. Si fecero le 23:45 quando, terminati i vari giochi della bottiglia, tutte le coppiette erano intente a fare programmi sulle loro vite e io domandai a Gingy di terminare lì la serata per andare a farci un giro. Insieme a noi due si aggregarono Amy, Andrea, Diego, Lorenzo, che fece in tempo ad arrivare per un ultimo drink, e le tre amiche che Yle aveva portato con sé. “Dove andiamo?” chiese Alice “Non pensavo a un luogo preciso...giusto per sgranchirci e prendere un po' d'aria, poi, chi vorrà, tornerà indietro dagli altri o andrà a casa.” risposi io. Il gruppetto continuò ad avanzare parlottando del più e del meno, quando Andrea si mise di fianco a me. “Ehi! Allora? Come sta procedendo la serata?” gli chiesi voltandomi verso di lui “Bene, dài! A quanto pare ho fatto colpo su Rebecca perché mi ha chiesto di darle il mio numero...!” mi confidò abbassando il tono della voce, dato che le amiche di Ylenia erano sparpagliate un po' ovunque. “Bene, mi fa piacere! E' una ragazza davvero simpatica, poi mi dovrai raccontare meglio” gli dissi facendo un occhiolino. Sembrò davvero in pace mentre parlammo e questo mi fece stare bene, finalmente quel sentimento d'ansia svanì nel nulla e il rapporto di amicizia rifiorì come una fenice dalle sue ceneri. “Mia! Mia!” mi chiamarono Gingy e Amy “Scusami, torno subito” dissi ad Andrea sinceramente dispiaciuta di doverlo lasciare solo. Mi allontanai per tornare dalle mie amiche, ma cercai comunque di tenere viva l'anima unificatrice del gruppo per far sì che nessuno si sentisse escluso o si annoiasse. Sulla nostra strada trovammo una fontana sulle cui sponde decidemmo di sederci. Se si fosse rimasti in silenzio si sarebbero potute udire solo le nostre voci starnazzanti e gioiose nella notte illuminata dai lampioni che emanavano una tenue luce giallastra. Mi sedetti anch'io per ultima e feci guizzare un po' d'acqua fra le mie mani, ne approfittai per togliermi le scarpe e far riposare i piedi che il giorno dopo avrebbero preso la forma di due cotechini. Alzai il mento verso il cielo, non c'era nulla di più bello di un cielo stellato accompagnato dalla presenza di un'affascinante luna piena. Sentii un braccio avvolgermi la vita e istintivamente mi voltai, era Gingy che stava per appoggiare la sua testa sulla mia spalla. Quella ragazza era stata creata per essere il contenitore della dolcezza, doveva essere così per forza. Alzai il mio braccio e glielo appoggiai sulle spalle “Tutto a posto?” chiesi “Sì” disse sbadigliando “Tu?” chiese a sua volta “Tutto bene!” sorrisi come se qualcuno avesse potuto vedermi. Dieci minuti dopo Alice, Rebecca, Elena, Lorenzo e Diego decisero di tornare da Alfri, mentre noi quattro rimanemmo ancora per poco lì seduti. Mi alzai per salutare tutti e, quando si allontanarono, approfittai del momento chiacchiere fra Amy e Gingy per avvicinarmi ad Andrea e parlare un altro po'. “Sentite, io non ce la faccio più” ci interruppe Gingy “Ho bisogno del mio letto!” continuò “Ah, ma allora è proprio vero che stai invecchiando!” disse con tono derisorio Amy sorridendoci “Concordo!” affermai io. “Ragazzi, io devo andare. Sul serio, non so cosa mi sia preso, ma non riesco a formulare una frase senza sbadigliare” ci supplicò in tal modo che avemmo compassione di lei e iniziammo a salutarci anche noi. Gingy e Amy andarono insieme, dato che non abitavano molto lontano dal luogo in cui ci trovavamo, mentre io presi la strada opposta e rimasi sola con Andrea che sarebbe dovuto andare andare nella mia stessa direzione. “Spero non ti sia annoiato molto stasera, per me è stata una serata carina” tentai un approccio del genere per evitare un eventuale imbarazzante silenzio “No, tranquilla. E' stata una serata divertente anche per me!” mi rispose lui accennando un sorriso. Quando arrivammo alla sua auto lo salutai, ma lui insistette per darmi un passaggio fino a casa “Non è salutare andare a casa da soli a quest'ora, soprattutto se si è a piedi. Sali, ci mettiamo meno di due minuti ad arrivare da te” disse lui con un tono davvero premuroso nei miei confronti. Accettai senza pensarci troppo e, una manciata di minuti dopo, mi ritrovai già sulla soglia di casa. Questa serata era stata propedeutica, mi aveva aiutata a non farmi pensare al ragazzo del mercoledì precedente e questo solo grazie agli amici di cui mi ero circondata. “Grazie mille ancora per il passaggio, sei un angelo! :)” scrissi ad Andrea sentendomi in dovere di ringraziarlo per almeno un'ulteriore quinta volta. “Tranquilla, l'ho fatto con piacere. 'Notte” rispose lui. Controllai che ore fossero e mi accorsi che era solo mezzanotte e venti, dopodichè riprese la solita routine post sabato sera: strucca, lava i denti, bicchiere d'acqua, pigiama, letto...ormai era diventata un'usanza.

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