Chapter eighty five

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La sua famiglia e i suoi amici, per poco, non le saltarono addosso. I corpi che ci separavano, tuttavia, non mi impedirono mai di distogliere lo sguardo da quel sorriso meraviglioso che le era comparso in viso, un sorriso che venti giorni prima era mio e venti giorni dopo non più. In quell'istante capii che non sarei mai stato disposto a lasciarmela sfuggire. In quell'istante, in cuor mio, giurai a me stesso che l'avrei riconquistata perché noi due eravamo fatti per stare insieme. C'era qualcosa in lei che sapevo non avrei trovato in nessun'altra. Sapevo che lei sarebbe stata l'unica, la sola, motivo per il quale non avrei permesso a nessun altro di prendersene cura, quello era un compito che avrei svolto da me.

Non appena tutti i presenti finirono di festeggiare abbracciandomi commossi, ritrovai un sorriso che pensai di aver perso per sempre dopo l'accaduto, dopo la paura di aver perso la persona più cara che faceva parte della mia vita. Gingy si avvinghiò a me e, ridendo, fece un occhiolino a Mia la quale, per un secondo, pensai l'avesse fulminata con lo sguardo. La stanchezza generale, probabilmente, aveva cominciato a farmi brutti scherzi. Un'ora più tardi, congedatigli altri ospiti, i genitori della mia ragazza si offrirono volontari per rimanere con lei e, anche se avrei preferito dir loro che non avrei abbandonato quella stanza per nulla al mondo, li accontentai. In fondo comprendevo la voglia che avevano di passare del tempo con loro figlia dopo l'incidente che l'aveva messa in pericolo di vita. Mi piegai su di lei stringendo le mani alla sbarra superiore del letto per potermi sporgere di più. Le schioccai un bacio sulla guancia strofinando la mia barba sulla sua guancia rosea e perfettamente liscia, ma lei non si ritrasse. "Io e i tuoi facciamo turni alternati, tornerò quando finirà il loro" le sussurrai velocemente all'orecchio e lei mi sorrise dolcemente. Mi voltai per salutare Maddalena e Damiano, poi, prima di uscire, lanciai un ultimo sguardo a Mia che sorpresi con gli occhi su di me, incantati come quelli di bambini. Le feci un ultimo sorriso, dopodiché, mentre i suoi genitori parlavano fra loro, con un gesto furtivo, le indicai il mio cellulare. "Leggi i messaggi" le mimai con le labbra, poi uscii dalla camera.

Mille volte ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora