“Ora tu mi racconti tutto. E quando dico “tutto” intendo ogni singolo, minuscolo dettaglio di ciò che è successo.” mi impose Gingy non appena la incontrai davanti al locale che le avevo indicato e, con mia sorpresa, mi resi conto di non essere in ritardo. “Prima sediamoci e poi...” sospesi la frase facendomi intendere. Entrammo, ci sedemmo e demmo le ordinazioni alla ragazza che era venuta al tavolo. “Cos'hai visto di preciso?” chiesi per accertarmi della situazione che si era creata “Ho visto te mentre ti stavi voltando e poi ho visto il "fatale" scontro” enfatizzò lei “L'hai visto? Intendo...quando è successo lui stava andando nella tua direzione e, se eri ancora girata verso di me, allora devi averlo visto in faccia, no?” chiesi “Certo! Altrimenti non ti avrei nemmeno scritto quel messaggio! Mamma mia, non capita mai a me di incappare, anzi, inciampare su ragazzi del genere!” esclamò “Già...” risposi io sospirando un po' delusa “Che hai? Dovrei essere io quella triste” disse ironicamente “Non lo rivedrò mai più!!! Mai più!” sottolineai “Mai dire mai, è ciò che dici sempre tu.” rispose Ginevra tentando di risollevarmi il morale. “Lo so, ma quante possibilità ci sono che lo riveda? Sinceramente.” sbuffai “Ora basta col pessimismo! Beviamoci su, cin!!!” disse sollevando il bicchiere che era arrivato a entrambe pochi secondi prima. Bevemmo un sorso di Spritz e appoggiammo di nuovo sul tavolo i drink continuando a parlare “Allora? Che vi siete detti? Ho visto la scena, ma non sono riuscita a sentire nulla di ciò di cui avete parlato.”. Le riportai parola per parola e, quando arrivai alla fine, sospirò. “Le cose si stavano facendo interessanti! Io, se fossi stata in te, sarei corsa di nuovo da lui a chiedergli il numero di cellulare!” feci una smorfia di disapprovazione “Okay, sono estroversa, ma non fino a questo punto e poi è stato talmente immediato che non ho avuto nemmeno il tempo di ragionare, sono rimasta senza parole per quei pochi secondi, proprio come se il mio cervello non riuscisse a reagire, poi tutto è sfumato. Pensa che mi sono rivoltata per guardarlo e lui ha fatto lo stesso, mi ha fatto un cenno con il capo e mi ha sorriso di nuovo, al che, presa dal panico, mi sono girata di scatto.”. Gingy strabuzzò gli occhi “Cosa?! Che cos'hai fatto?” chiese incredula “Alla fine è stato uno scontro casuale, ripeto, non lo rivedrò mai più quindi il problema non si pone neanche...e poi chi lo dice che ha provato le mie stesse sensazioni? Lui era da mozzare il fiato, io, invece, sono io!” tentai di difendermi “Mia, non dire idiozie. Secondo me fra voi due c'è stata una sorta di scossa elettrica.” sentenziò lei, ma siccome non vi fu motivo per continuare a parlarne, dato che le chances di rivederlo erano, se non nulle, scarsissime, proseguimmo chiacchierando d'altro. “Bene, cosa facciamo questo sabato?” chiesi io tentando di distrarmi da quel viso che si era fossilizzato nella mia mente come alcune creature preistoriche lo sono tutt'ora nell'ambra. “Proporrei di stare in giro per il centro. Che ne dici? Qualcosa di tranquillo e divertente lo troveremo da fare, al massimo ci ingegneremo” mi guardò facendo spallucce. Tutto girava intorno a ciò che succedeva quando uscivamo noi due, siccome la mia vita aveva assunto le sembianze di quelle delle zitelle gattare che hanno una propria routine basata sul rimanere segregate in casa, solae perché senza amici oppure a lavoro. Tutto questo stava accadendo a causa dell'esame che, in parole povere, stava tramutando la mia vita in qualcosa che non avrei mai voluto vivere. Io non ero così, non ero solita rimanere sul divano a messaggiare e nemmeno a prefissarmi un coprifuoco. Se c'è qualcosa che odio è proprio la monotonia: è capace di mandarmi fuori di testa il non sapere cosa fare, il non avere attività ricreative proprio come avevo prima.
“Bene, allora come le altre volte ci vedremo di fronte ad Alfri alle 21:00, giusto?” chiesi conferma “Se riuscissimo preferirei alle 21:30 questo sabato perché devo andare a recuperare mia sorella da un compleanno e immagino che mi ammazzerebbe se arrivassi prima delle 21:00. Almeno, io farei così con mia sorella se avessi 15 anni e poi ricordando le litigate con mia mamma. Sì, credo che sia meglio che la vada a prendere più tardi...!” affermò con uno sguardo fintamente impaurito e scoppiammo entrambe in una sonora risata. Poco dopo decidemmo di tornare a casa, era stata davvero una giornata incredibile e mi venne da pensare a quanto sarei dovuta essere grata per aver avuto la fortuna di incontrare una persona come Ginevra: unicamente lei riusciva ogni volta a risollevarmi da momenti di sconforto impressionanti.
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Mille volte ancora
RomanceMia, una diciannovenne alle prese con una vita da liceale che verrà stravolta dopo un incontro/scontro. Vi racconterà la sua storia, o, almeno, tutto ciò che è accaduto da un anno e otto mesi a questa parte. Se ne avete voglia, preparatevi un the e...