Chapter fifty seven

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Uscii per recuperare il cappotto che giaceva ancora a terra fradicio e, dalla borsa, presi il cellulare per avvisare i miei che sarei rimasta fuori per la notte e sarei tornata a casa il giorno successivo. "Su, forza! Doccia" mi esortò spingendomi lievemente in direzione del bagno. Misi all'interno di una bacinella che trovai sopra alla lavatrice i panni bagnati. Aprii il getto d'acqua bollente che mi riscaldò e iniziai col lavarmi i capelli. Mi cosparsi il corpo con il doccia-shampoo che trovai nel porta-saponi e, grazie al vapore, il profumo di Filippo si sprigionò nell'intera stanza. Per fortuna, riuscii a salvare l'intimo passandoci sopra l'aria calda del phon. "E' bello sapere di te" dissi uscendo dal bagno e annusandomi la pelle. Addosso avevo ancora il telo con il quale mi ero asciugata. Filippo si voltò verso di me mostrandomi la tazza di tè caldo che mi aveva preparato e i vestiti più piccoli che aveva trovato in casa. "Non ho di meglio, spero non siano troppo grandi" mi disse quasi con tono dispiaciuto. Mi avvicinai a lui. "Grazie!" risposi io sorridendogli e presi i capi in mano. Una maglietta grigia a maniche corte, felpa blu scuro della Verona Volley e un paio di pantaloni neri di cotone, probabilmente facenti parte di un pigiama. Lui non si era ancora cambiato. Il tessuto bagnato della camicia sottolineò i tratti dei muscoli che sottostavano ad essa. Appoggiai il cambio sulla superficie dell'isola alla quale anche Filippo aveva accostato la schiena. Con una mano tenni pinzato il telo che scoprì solo le mie spalle e una piccola parte di petto sottostante al collo. Con l'altra iniziai a contornare con tocco lieve quei pettorali e quegli addominali che nessuna maglietta sarebbe stata in grado di nascondere. I miei occhi seguirono attenti le linee che le mie dita disegnarono. Percepii lo sguardo di Filippo su di me, ma lui non mi fermò, non rise, non disse nulla, mi lasciò fare. Alzai la testa e i suoi occhi si posarono sui miei. Questa volta aspettai che fosse lui a fare un passo avanti, che dicesse o, perlomeno, facesse qualcosa. Rimasi impassibile, persa nel suo profondo, dolce e pensieroso sguardo. Il suo viso, veloce, si abbassò su di me in cerca delle mie labbra. "Io non te l'ho ancora detto" mi sussurrò non appena ci separammo "Cosa?" domandai perplessa "Che ti amo". Quelle tre parole mi sciolsero il cuore e l'anima. Per una volta ancora, le mie pupille furono ricoperte da una patina luminosa d'acqua salmastra. "Perché piangi? Sono tanto terribile?" ridacchiò "Affatto. Il mio migliore amico mi ha appena detto che mi ama" risi sommessamente e lo abbracciai proprio come facevamo di solito, proprio come avremmo continuato a fare. "Non c'è niente da fare, il profumo su di me non sa così di buono come su di te. Mi fa impazzire" gli dissi baciandolo e cambiando discorso "Non me l'hai mai detto" inarcò le sopracciglia. "Cosa avrei dovuto dirti? "Hai un profumo talmente buono...! Vieni qui e fatti annusare"?" risposi sarcasticamente ed entrambi scoppiammo a ridere. "Effettivamente..." aggrottò la fronte e piegò la testa di lato. Facemmo una pausa. "Guarda che prendi freddo così" obiettai. "Se mi ammalerò, sarà tutta colpa tua" commentò presuntuoso. Filippo stese le braccia poco dietro di lui e appoggiò le mani sulla superficie marmorea. Inarcò leggermente la schiena all'indietro lasciando che il suo bacino sporgesse in avanti e rimanesse a contatto con il mio. "Fai sul serio?" chiesi sollevando gli angoli della bocca. "Sempre" rispose inviandomi di riflesso la stessa espressione provocante che gli avevo lanciato. Colsi la sfida. Presi l'angolo libero del telo che mi avvolgeva e lo incastrai fra la spallina del mio reggiseno e la mia pelle in modo che non potesse cadere facilmente a terra. Mi sporsi sul suo busto e lo afferrai per il colletto. Lo feci tornare alla posizione iniziale e le sue mani dai palmi freddi acchiapparono il mio viso. Mi diede un bacio sulla punta del naso e poi sulle palpebre, sulle guance. Mi mordicchiò entrambi i lobi delle orecchie e, infine, arrivò alla bocca. Mi divincolai dalla presa e lo baciai a mia volta. Portai una mano dietro alla sua nuca mentre l'altra armeggiò con i bottoncini della camicia. Poco dopo arrivai a sbottonare l'ultimo e mi separai da Filippo per calargli il capo lungo le braccia facendo sì che se lo togliesse di dosso. Mi assecondò, ma, non appena si liberò, impugnò le due estremità delle maniche e fece volteggiare la striscia di tessuto arrotolata su se stessa sopra la mia testa fino a farla ricadere dietro alla mia schiena. Con il braccio sinistro lo fece girare intorno a me un'altra volta di modo che fossi imprigionata da una sorta di spirale che mi avvolse il bacino. Cercai di scappare alla presa, ma il tentativo fu inutile. La forza da contrastare fu troppa per me. "E ora cosa vuoi fare?" mi chiese con un sorrisetto beffardo stampato in faccia. "Anche i jeans sono bagnati" sottolineai guardando in basso senza riuscire a trattenere un risolino. "Quelli non li tocchi" impose "Ah, no?" gli sussurrai avvicinandomi al suo orecchio e sorrisi. "Giochiamo a "Indovina Chi?". Bene, chi è quella persona che ha le mani strette intorno a due lembi di stoffa e che tiene imprigionata una povera e indifesa ragazza, ma che non può lasciarli altrimenti lei si libererebbe?" feci una pausa breve "Ora, dimmi un po'...chi è quell'altra persona che, invece, ha le mani libere e può fare, mmh, vediamo, tutto ciò che vuole?" domandai con tono seducente. Le mie mani scivolarono lente lungo il liscio ventre del ragazzo fino ad arrivare al bottone ancora inserito nell'asola. La stretta sul mio bacino si allentò e, non appena vidi i suoi palmi aperti, corsi via alla velocità della luce. Cominciammo a rincorrerci per casa ridendo. "Non mi avrai mai!" esclamai dalla parte opposta del lungo sofà. Fece uno scatto verso destra per venirmi a prendere, ma gli sfuggii ancora una volta. Poco dopo fui tradita dal telo da bagno che Filippo riuscì ad afferrare e, con un giro su me stessa, ci trovammo petto contro petto. Ansimammo divertiti. "Qual'era l'affermazione di poco fa? Ah, già, "Non mi avrai mai!"." rise il ragazzo socchiudendo gli occhi in piccole fessure. "Prenderemo freddo entrambi se non ci vestiamo" aggiunse facendosi serio. "Sei poco credibile, caro. Tutto quel ben di dio al vento" risposi abbassando lo sguardo sul suo petto nudo che, irresistibile, baciai. "Tu hai ancora addosso i pantaloni bagnati, mentre io sono asciutta, anzi, ho proprio caldo ora" lo guardai procacemente. Di proposito slegai il telo dalla spallina e lo feci cadere a terra. "Mamma mia, che caldo!" mi feci aria con la mano prendendolo in giro. "Non è nelle tue corde evitare di provocare le persone, vero?" mi regalò un sorriso bellissimo. "Non è nelle mie corde evitare di provocare te" affermai. Quella volta fui io a prendergli il viso fra le mani. La barba pizzicò un po' i miei palmi. Inumidii le mie labbra e lo baciai, lo baciai fino a quando non fummo costretti a riprendere fiato entrambi. Non riuscivo ancora a capacitarmi del fatto che Filippo fosse diventato mio. Il cuore, traditore, accelerò i battiti. Le sue mani cominciarono ad accarezzarmi la schiena nuda, fino a quando fu sua la decisione di farmi salire in braccio ancora una volta. Mi issò ponendo gli arti poco più sotto ai glutei e, come prima, incrociai le mie gambe dietro di lui. Cominciò a camminare continuando a baciarmi finché ci trovammo davanti alla scala che portava in camera sua. "Ed ora è giunto il tanto atteso momento di proclamare il vincitore di questa stagione di X Factor UK!" entrambi udimmo il presentatore del programma esclamare a gran voce. Tutto ciò che era successo non mi aveva fatta accorgere della televisione accesa. "Sei sicura di non voler andare a vedere chi ha vinto?" mi domandò Filippo ridacchiando. "Secondo te perché esistono le repliche? Scemo" risposi abbracciandolo e baciandolo di nuovo. "Okay, hai vinto tu" disse il ragazzo sospirando ironicamente e ricambiando le effusioni. Successivamente non ricordai nemmeno i gradini che ci portarono in camera sua. A quanto potei vedere dalla fioca luce della luna che penetrò timida dalla finestra, la stanza era spaziosa, ordinata e in linea con lo stile moderno che aveva utilizzato per arredare il piano inferiore, ma lasciai i giudizi al mattino successivo. In quel momento avevo ben altro per la testa fra timori e il resto.

Filippo mi portò verso il grande letto matrimoniale che si trovava al centro della stanza. Con le spalle verso il materasso, mi adagiò sul letto e, trovando il suo bacino all'altezza del mio busto, gli sbottonai i jeans a cui, precedentemente, avevo già fatto una promessa. Se li sfilò del tutto mentre io indietreggiai con l'aiuto di gambe e gomiti. Il ragazzo, rivolto verso di me, mi salì sopra tenendosi leggermente sollevato dal mio corpo per non pesarmi troppo addosso. Con un po' di imbarazzo mi sentii in dovere di dirgli che ero vergine, ma, lui, con fare dolce, mi zittì appoggiando delicatamente l'indice sulle mie labbra. "Non ti preoccupare, rilassarti soltanto" mi rassicurò sussurrandomi all'orecchio e mordicchiandomi un lobo. Puntellò, poi, le sue braccia impedendo una mia eventuale scherzosa fuga e riprese a baciarmi sempre più intensamente. Iniziai ad accarezzargli la schiena mentre lui, dalle mie labbra, scese con le sue nell'incavo del mio collo. Una serie di morbidi baci delinearono un percorso a tappe che seguì entrambe le spalle. Filippo si scostò per ammirarmi nella penombra, dopodiché mi fece alzare per farmi togliere il reggiseno e riprese, inesorabile, a baciarmi. I miei sospiri si fecero sempre più pesanti e più frequenti. Le sue labbra contornarono i miei seni, poi, lentamente, scesero lungo il ventre, sempre più giù. Sentii il suo respiro accelerato scaldarmi la pelle che aveva cominciato a infuocarsi sotto il suo tocco. Pochi istanti dopo ci unimmo. Mi aggrappai alle sue braccia possenti, un fascio di muscoli tesi che sembravano essere stati scolpiti nel marmo. I baci scesero fino all'ombelico ancora una volta e mi mandarono in una delirante, ma magnifica estasi. Mi feci guidare dalle sue mani esperte che mi sfiorarono, mi accarezzarono, mi toccarono. Affondai più volte il viso nel profumo che il suo corpo, che lui, emanava e, a notte ormai inoltrata, con un "ti amo" sussurratomi all'orecchio, mi addormentai.

Dannazione, quel ragazzo ci sapeva fare per davvero.

Mille volte ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora