Chapter seven

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“Mi ha dato 6- la stronza di storia! Ho sbagliato solo tre risposte su otto!” esclamò furiosa Ginevra l'indomani alla consegna della verifica a sorpresa fatta alcuni giorni prima. “Dà qua un secondo” le dissi allungando la mano e prendendo dalla sua il foglio. Lessi le sue risposte e, fondamentalmente, a parte qualche errore qua e là non trovai niente di eclatante che confermasse quel voto. “Non è giusto, non te lo meriti. C'è gente che è andata peggio e ha preso anche più di te” obiettai io. Tuttavia, ormai, si conoscevano le faide infinite fra Gingy e la “Rossa Psicopatica”, ovvero la professoressa di storia. Diciamo che la mia amica era ferrata in altre materie e negata nel ricordare battaglie e date annesse, cosa che la Rossa non poteva sopportare. “Ora vado da lei e le tiro una testata. Posso, vero?” si infervorò la ragazza dagli occhi color verde foresta “No, non puoi, anche se sarebbe una scena spettacolare. Ancora pochi mesi e poi non la rivedremo mai più; ce l'abbiamo fatta per quattro anni di seguito non vedo il motivo per cui non dovremmo farcela per altri nove mesi!” tentai di sdrammatizzare. “Da quando nove mesi sono pochi?” chiese lei con tono disperato “Da ora. Se pensiamo che non passeranno mai, diventerà un'agonia. Ti aiuterò io a recuperare e vedrai che d'ora in poi le farai il cosiddetto!” le feci un sorriso sincero e lei si mise a ridere “Tu sei sempre talmente educata...! Di' almeno per una volta “...le farai il culo”! Per favore, consideralo come regalo di Natale anticipato per me” mi supplicò in modo scherzoso. “Fidati, le farai il culo!” esclamai e lei applaudì felice “Comunque anche prima si era capito, cara. Non c'è bisogno di essere sempre volgari e poi lo sai che lo divento solo se sono davvero arrabbiata.” aggiunsi con un lieve tono di rimprovero. “Io sono arrabbiata e tu mi fai da spalla, quindi...ci sta!” rispose per le rime facendo seguire l'obiezione da una linguaccia e da un bacio ironico che fece volare con un soffio nella mia direzione. La lezione continuò con frecciatine costanti di Gingy nei confronti della prof., dopodiché passammo due ore a tentare di capire le spiegazioni di fisica e di matematica, ovviamente invano.

“Ehi, bellezze!” esclamai abbracciando Amanda e Ylenia all'uscita “Come state?” chiesi, dato che non avevamo più avuto l'occasione di incontrarci e parlare a causa delle varie verifiche e interrogazioni. “Siamo stanche morte, ma stiamo bene tutto sommato” disse Yle esprimendo anche il pensiero di Amy “A chi lo dici” sottolineò Gingy non appena si unì al gruppo “Tu, invece? Gingy ci ha raccontato dell'incontro con Superman” disse Amy lanciandomi uno sguardo malizioso. “Ah! Ti ho beccata” puntai un dito ammonitore contro Ginevra che, invece, mi abbracciò e mi diede un bacio sulla fronte. “Io sto bene, soprattutto dopo quell'incontro, anche se il fatto di non rivederlo mai più mi...” sospesi la frase. Volevo dire che mi stava facendo morire quell'idea, ma come si può “morire” per una persona incontrata per puro caso e con cui si ha parlato per due minuti scarsi? “...beh, mi dispiace, diciamo così.” conclusi. “Immagino, non dev'essere semplice incontrare un ragazzo del genere e farselo sfuggire!” affermò Yle con l'appoggio di tutte quante “Già, ma c'est la vie. Si vede che il destino mi sta riservando il principe azzurro per un altro momento!” dissi con un tono di spensieratezza che per poco non spiazzò perfino me stessa. Io non credevo nel destino.

Ci dirigemmo verso casa quando, come al solito, ad un certo punto del tragitto fummo costrette a salutarci. Misi le cuffiette nelle orecchie e spinsi il tasto play nella mia playlist che cominciò con Breakeven dei The Script, in assoluto il mio gruppo musicale preferito. Di certo non era una canzone allegra, ma il messaggio che il testo trasmetteva era, come sempre, dannatamente reale e raggiungibile. E poi, alla fine, era vero il fatto che lui, il ragazzo misterioso, mi aveva portato via un pezzetto di cuore proprio quando mi sono persa nei suoi profondi occhi e la sua voce ha distratto il mio cuore dal furto. E' vero, come continua a dire la canzone, che lui se n'è andato per colpa mia perché, se non fossi stata così sciocca da lasciarlo andare, forse, le cose ora sarebbero diverse e, come ultima cosa, devo riconoscere che “ora sto cercando di dare un senso a quel poco che rimane” di lui perché è vero che continuo a ricercare il suo viso fra i miei ricordi. Ciò che mi domando è perché mi sia fissata così tanto su uno sconosciuto. E' facile pensare che sia per il suo aspetto, ma vi posso assicurare che non è così perché lui è rimasto incastrato nel mio cuore come gli orecchini di solito rimangono impigliati fra i miei capelli.

Mille volte ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora