Chapter forty six

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Il giorno successivo andai a lavorare e staccai a mezzogiorno. Corsi a casa per pranzare, dopodiché, dopo aver finito di studiare il linguaggio della regia, recuperai la mia borsa e mi diressi in stazione. Mi sedetti su una panchina ad aspettare e, nel frattempo, mi accorsi che il cellulare stava vibrando. "Sarà, ma siamo troppo impegnati. Dovremmo prenderci un giorno libero per stare insieme come i vecchi tempi. Le nostre vite sono diventate troppo frenetiche. Mi manchi, Mietta :(" mi venne da ridere, era Filippo. "Colpa del mio lavoro e della tua ragazza. Troppe cose insieme! Mi manchi anche tu, Signor Tre-Anni-E-Non-Sentirli, e tanto :)" la risposta come al solito non si fece attendere, ma nel frattempo il mio treno arrivò. Mi sedetti nel primo posto libero che trovai e ripresi in mano il cellulare. "Già. E pensare che è solo inizio novembre e manca ancora un mese prima della pausa Natalizia" "Pausa Natalizia per te, forse! Al locale ci sarà molto di più da fare e le lezioni a Bologna immagino continueranno, ma non ne sono sicura. Oggi mi informerò" "Anch'io dovrò continuare a studiare e a partecipare agli allenamenti, mica credere. Solo, per Natale sembra che ci sia più tempo. Magari è solo una mia idea" "Ti saprò dire non appena passerò il mio primo Natale da non-studentessa :)" "Giusto ;) Sei in treno?" "Appena partita. Tu che fai?" "Sto andando in facoltà, oggi ho lezione anche al pomeriggio, dato che domani dovrò preparare per tutto il giorno i ragazzi in palestra" "Capito :( beh, buona fortuna!" "Grazie :) Più che altro, spero che la lezione sia interessante, altrimenti..." "Altrimenti la seguirai ugualmente e non ti addormenterai come fanno gli altri. E' importante, lo sai" "Lo so, lo so. Tranquilla :) Mi hai insegnato qualcosa" "Nah, sei tu che hai imparato ;)" "Chissà. Sto entrando ora, a stasera!" "A più tardi :*". Presi le cuffiette dalle mie tasche e le collegai al cellulare. Me le misi nelle orecchie e i miei inseparabili The Script mi fecero compagnia fino a Bologna, poi, dopo essere scesa dal treno alla stazione centrale, andai a piedi fino all'Accademia che distava da lì più o meno dieci minuti.

"Posso chiedere un'informazione?" domandai entrando nell'ufficio dal quale venivamo informati in caso di cambiamenti di orario dei corsi. "Certo" rispose un'alta donna bionda e distinta dal rossetto bordeaux e i tacchi a spillo. Avrà avuto una quarantina d'anni. "Vorrei solo sapere come funziona durante il periodo Natalizio" "Le lezioni vengono sospese per due settimane, precisamente dal..." si alzò in piedi, inforcò gli occhiali e lesse un foglio appeso a una bacheca in sughero poco lontana da lei. "...dal ventitré dicembre al sette gennaio" le sorrisi "Grazie mille". Uscii di corsa dalla stanza e salii per le scale marmoree fino ad arrivare al secondo piano, aula di regia. Guardai l'orologio al mio polso e notai di essere in anticipo di dieci minuti, ma entrai ugualmente. Altri due ragazzi arrivarono con me e ci mettemmo a sedere a chiacchierare per ammazzare il tempo. Poco dopo, fecero il loro ingresso i nostri compagni di corso e, per ultimo, Gentile.

Passammo la lezione a parlare di ciò che ci aveva fatto studiare e come utilizzare il linguaggio della regia durante un cortometraggio che dovemmo creare in quel momento su due piedi. Durante l'ultima mezz'ora iniziammo a parlare della tecnica della regia, ma non facemmo in tempo a terminarla, pertanto ci portammo a casa qualcosa da studiare anche quella volta. Uscii dall'elegante palazzo con i due ragazzi con i quali avevo chiacchierato prima delle lezioni, ma prendemmo direzioni diverse. Ormai era buio, dato che l'inverno era già alle porte. Tornai in stazione e, come il mio solito, passando per i portici dello shopping bolognese, guardai all'interno dei negozi anche se erano già stati chiusi da due ore e mezza. Il treno non tardò ad arrivare e, quella volta, a farmi compagnia ci fu il bimbo di un anno della ragazza seduta di fianco a me con la quale mi misi a parlare. Quando scesi, in treno rimasero solo poche persone: chi esausto, chi arrabbiato, chi impegnato a leggere un libro. Non so per quale motivo, ma feci caso all'assenza di sorrisi e di visi felici all'interno di quella carrozza, anzi, probabilmente all'interno dell'intero treno. Andai a casa di fretta e posai tutto ciò che non mi sarebbe servito per uscire. I miei genitori erano già a letto, perciò mi rinfrescai il viso e uscii di nuovo. "Cinque minuti e sono da te" scrissi a Filippo. "Ti aspetto dentro, prendo il tavolo intanto". Entrai da Alfri e mi resi conto solo in quel momento di quanto tempo era trascorso dall'ultima volta in cui c'ero andata. Mi mancava un pochino. Mi mancavano i caffè con Ginevra e le altre, mi mancavano le mie amiche e, solo un pochetto, la mia vita da liceale, soprattutto l'ultimo anno. Soprattutto tutto ciò che successe dopo l'incontro, anzi, scontro con Filippo. "Rifarei ogni cosa, se solo fosse possibile. Perfino l'esame di maturità" pensai fra me e me con un po' di nostalgia. Vidi Filippo seduto a un tavolino da me poco lontano. Mi stava fissando incantato, ma, non appena i nostri sguardi si trovarono, i nostri visi si illuminarono grazie a due sorrisi che, se avessero potuto, avrebbero strappato le nostre guance per allargarsi ancora di più. Si alzò in piedi e mi venne ad abbracciare. Mi sollevò da terra e, per poco, non mi soffocò. Iniziai a ridere. "Pensa che ci siamo visti ieri sera!" esclamai "Sì, ma ieri non abbiamo avuto il tempo di..." cercò di spiegarsi. "Ripeto, dovremmo trovarne di più" continuò "Assolutamente d'accordo" risposi sedendomi e togliendomi la giacca di dosso. "Cosa prendi?" gli chiesi guardando la carta delle ordinazioni "Credo che prenderò un Mojito" "Ok, mi adeguo. Ti vanno delle patatine? Non ho ancora cenato" gli domandai. "Come non hai ancora cenato?" "No, il mercoledì mangio sempre verso le 22:45 o orari del genere" strabuzzò gli occhi. "Okay tardi, ma non così tanto" mi rimproverò "Inizierò a farmi dei tramezzini, tranquillo" "Sarà meglio, altrimenti te li porto io" ridacchiò "Prendo il treno successivo e ti raggiungo" "So che saresti capace anche di questo, per cui non mi sbilancio" sorrisi. "Bene. Non so, sei sicura che con delle patatine divise a metà non ti verrà fame un'altra volta?" feci spallucce "Non ho voglia di andare a casa e di prepararmi qualcosa, ci metterei troppo" "Pizza d'asporto?" propose "Il fattorino suona al citofono e i miei stanno dormendo" gli trovai un altro problema da risolvere "Pizza d'asporto a casa mia?" sorrise e inevitabilmente fui contagiata. "Non ti preoccupare per me, dico sul serio! In caso mi venga fame un'altra volta, troverò qualcosa in frigo da sgranocchiare. Non voglio fare casino da te e poi domani hai allenamento, devi riposarti" gli dissi. "Ogni tanto ti vorrei mordere!" esclamò e rise guardandomi negli occhi piegando leggermente la testa. "Tu non preoccuparti per il mio riposo" rispose prendendo dalla tasca dei jeans il cellulare. "No, no! Davvero" tentai di fermarlo "Sono serio" mi fece un occhiolino e non potei fare altro per fermarlo, se non tentare di strappargli la maledetta scatoletta dalla mani, chiaramente senza margine di riuscita. "Pronto? Sì, vorrei ordinare due pizze d'asporto. Sì, in via Stella 12. Il cognome è Zanella. Sì, una margherita e una..." mi guardò interrogativo "Margherita" dissi mimandogli la parola con le labbra "...due margherite, per favore. Okay, grazie, a presto. A presto". "Grazie" dissi canzonando un po' la parola "Lo so, sono il tuo eroe" "Sì, davvero! Ho una fame assurda" "Forza, ordiniamo in fretta che fra poco arrivano le pizze a casa". Iniziammo a chiacchierare del più e del meno e bevemmo in fretta il drink.  

Mille volte ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora